Polaroid, il mito rivive in una nuova forma

Amedeo Tesauro

Nella storia delle tecnologia, e del mercato,  accade alle volte che un prodotto divenga talmente popolare da definire l’intera categoria a cui appartiene. Oggi  capita con i prodotti della Apple, dai lettori mp3 definiti impropriamente iPod ai computer tablet riconosciuti come iPad , mentre in passato è noto il caso del Walkman della Sony che finì per identificare ogni lettore di cassette portatile. Nel mondo della fotografia quel prodotto capace di segnare un intero genere e al contempo l’immaginario comune è  la Polaroid, talmente popolare da generare un autonomo progetto di rinascita quando  nel 2008 la produzione è stata interrotta. Il mito della macchina fotografica istantanea rivive e si rinnova nella mostra  “Polaroid – La macchina del tempo” in’esposizione a Agropoli fino al 29 luglio, a opera del fotografo Gianni Grattacaso. La caratteristica maggiormente evidente dei lavori proposti è l’unicità, una bella sfida in epoca di facile riproducibilità e fotoritocco digitale, una sfida vinta grazie all’innovazione nel proporre una mostra né di fotografia né di pittura, ma un connubio tra le stesse con l’intento ideale di gettare un ponte tra due forme artistiche storicamente vicine eppur lontane negli esiti: la pittura punta all’eternità, la fotografia cattura l’istante che muore nel momento stesso dello scatto. La genialità nell’invenzione della Polaroid risiede nella pellicola sensibile alla luce capace di svilupparsi alla luce, l’artista interviene dunque nel processo chimico nel tempo brevissimo dei primi quattro o cinque minuti, incidendo, ritagliando, giocando con l’immagine in modo del tutto inusuale come solo un sapiente intervento umano potrebbe fare. Il risultato coniuga l’irripetibilità dell’opera d’arte col mito Polaroid, rivelandosi distante dalle immagini che possiamo osservare attraverso i molteplici schermi da cui siamo circondati oggi  giorno, lontano dalla creatività pura ma artificiale del computer, ma anche dalle tradizionali forme creative fotografiche o pittoriche . Oltre alle suggestive opere proposte uno spazio è riservato a parte della collezione personale di macchine fotografiche Polaroid dell’autore, tra cui spicca il modello commercializzato nel 1948, a un anno di distanza dal primo scatto fotografico istantaneo da parte dell’inventore Edwind H. Land, presentato come “l’ultimo dei grandi geni” in virtù dei numerosi brevetti sviluppati. L’amore di Grattacaso per le Polaroid è recente, risale a tre anni fa quando ha avuto modo di incontrare Maurizio Galimberti, fotografo di fama mondiale noto per la sua passione-ossessione per la pellicola istantanea. Da allora lo stesso Grattacaso ha modificato il suo modo di vedere il mondo dopo essersi dedicato per decenni alle fotografie in bianco e nero e messo da parte il colore, il quale avvicinava l’opera alla realtà, scoprendo la manipolazione delle immagini e creando i suoi lavori, contagiato da un virus dal quale, come ironicamente afferma, non vuole più guarire.