Mamme per sempre

 Maddalena Robustelli

L’amore di una mamma è un legame che va oltre il tempo che passa, accompagna per tutta la vita ed oltrepassa anche la morte, qualora questo evento tocchi il figlio. Lucia Coletta e Cira Antignano sono la dimostrazione più che evidente di un sentimento materno intenso, coraggioso e, soprattutto, capace di mettersi contro tutto e tutti, pur di difendere il proprio figlio e tutelarlo nella sua dignità sia in vita che in morte. Cira era la madre di Daniele Franceschi che, arrestato due anni fa in Francia con l’accusa di aver utilizzato carte di credito false al Casinò di Cannes, morì in carcere a Grasse dopo pochi giorni di detenzione. In cella, nonostante avesse più volte lamentato forti dolori al petto, fu abbandonato a sé stesso fino alla morte. Una volta rientrata la salma in Italia a Cira fu consegnato il cadavere di Daniele con il naso rotto, in avanzato stato di decomposizione e così male conservato che era pressappoco impossibile effettuare ricostruzioni sul suo decesso. Ma l’offesa più grave fu che il corpo esanime era privo degli organi interni, impedendo una qualsivoglia ipotesi che riguardasse le cause della morte di Daniele. Di lì a poco la madre intraprese una ferma e decisa protesta presso le autorità francesi, perché fosse fatta piena luce sulla vicenda tragica che aveva riguardato il figlio. Tanto ha insistito Cira che di recente è apparsa la notizia di un’indagine per omicidio involontario, espletata nei confronti di un medico e di due infermieri. Due anni di una lotta dignitosa, ma ben lodevole, di Cira, che pochi giorni fa, in prossimità delle elezioni presidenziali francesi, ha indossato una bandiera italiana ed, insieme ad una congiunta, ha continuato a protestare per le strade di Parigi affinchè le venissero restituiti gli organi del figlio espiantati durante l’autopsia. E’ stata anche fermata dai gendarmi, ma ha comunque ottenuto un colloquio con un importante esponente del governo francese, a cui porgere la propria denuncia. Cira continuerà a percorrere la sua strada di verità per onorare la memoria di Daniele e la sua dignità di morto, vilipesa dall’oltraggio dell’estirpazione  degli organi interni ancora oggi non restituiti. Un amore di mamma ancora più grande del dolore per la perdita del figlio, a cui  continuerà a voler bene fiera,  orgogliosa e intensamente impegnata nella ricerca di una giustizia”giusta” sulle cause della sua morte. Lucia Coletta è la madre di Fulvio Frisone, uno scienziato siciliano quarantunenne, che costretto da una invalidante forma di  tetraparesi  a stare su di una sedia a rotelle ed impossibilitato a muoversi da solo, grazie a lei ha avuto la possibilità di svolgere la sua vita nel modo più ordinario possibile, compatibilmente con il grave handicap di cui è portatore. Sua madre ha trasformato la sciagura di un figlio disabile in una risorsa di vita, una vita oltremodo cattiva con Fulvio. Lucia lo ha sostenuto ed accompagnato amorevolmente in tutti i passi intrapresi nel consesso sociale con tenacia e determinazione, come quella messa in campo allorchè il figlio fu rifiutato da ben cinque scuole medie. Non contenta, dopo che Fulvio si laureò brillantemente in fisica in soli tre anni di corso, ha creato una fondazione che con il contributo regionale pubblico ha consentito al figlio, coadiuvato da altri giovani ricercatori, di continuare le sue ricerche, al punto che i risultati conseguiti e pubblicati in numerose riviste scientifiche internazionali hanno indotto l’Università dell’Illinois a proporgli un posto di lavoro negli Stati Uniti. Lo scienziato ha, però, rifiutato l’offerta perché non vuole trasferirsi negli Stati Uniti, abbandonando così il gruppo di lavoro che ha costituito all’interno del proprio centro studi. Oggi, che i cordoni della spesa pubblica si sono di molto rinserrati, sono diminuiti i fondi regionali e tale circostanza ha indotto Lucia a farsi intervistare in un telegiornale nazionale per chiedere che al figlio fosse consentita la possibilità di continuare le sue ricerche in Italia, non perché disabile ma perché il Paese non poteva perdere un cervello di tal genere, inducendolo ad emigrare per altri lidi ben lontani dalla sua terra d’origine. Che verve, che forza d’animo in quelle apparizioni pubbliche, eppure Lucia, come pure Cira,  è un’ottantenne! Non per niente, per tutte le battaglie che ha condotto in nome e per conto di Fulvio, connotate da una grande passione e da una irrefrenabile tensione ideale, è stata definita e riconosciuta dai suoi interlocutori quale “mamma ciclone”. Una forza della natura mossa dall’amore smisurato per quel figlio sfortunato, che non poteva essere relegato nell’angolo degli esseri inutili, perché a suo dire “chi non ha gambe, ha la testa”. Una madre che non si è mai data per vinta ed ha seguito passo passo il congiunto, anche quando i medici le dicevano che Fulvio sarebbe stato per lei un peso. Tanti auguri a queste due madri speciali che sono l’emblema di qualcosa che non è solo amore per i propri figli, ma altro. E’ quel sentimento che parte da Fulvio e Daniele per avviluppare in un caldo ed avvolgente abbraccio tutti i figli di quelle madri che non hanno il coraggio, la passione e la tenacia di Lucia e Cira. Sono sicura che entrambe siano consapevoli di una responsabilità che va oltre le loro persone per stringere idealmente a sé tante altre donne, che in silenzio lottano quotidianamente per i propri figli. Buona festa della mamma a quante di loro,nel riversare il proprio amore sui congiunti a sé cari, ne danno ancora di più a tutte noi, per incoraggiarci con il loro esempio a percorrere una strada similare, perché i nostri figli hanno bisogno di quel tipo d’amore che è tanto altro di più.