Napoli: un piccolo Davide negro contro un grande Golia bianco

Maddalena Robustelli

Lo sgombero del mercato multietnico di via Bologna a Napoli, avvenuto pochi giorni fa ad opera dei vigili urbani, ha indotto venerdì scorso un’ottantina di extracomunitari a protestare la loro rabbia davanti al Comune di Napoli ed a chiamare in causa direttamente il sindaco De Magistris. Erano  per lo più venditori non abusivi, perché in regola con il pagamento della tassa di occupazione di suolo pubblico, forzatamente privati della loro unica fonte di reddito, “la bancarella”. L’assessore alle politiche sociali, D’Angelo, ha immediatamente rassicurato i manifestanti preannunciando la pubblicazione di un bando per l’assegnazione dei posti, con il quale verranno ad essere privilegiati coloro che già lavoravano in quel mercato. L’amministratore ha, però, ammesso un parziale mea culpa, evidenziando l’inopportunità dello sgombero, posto in essere dalla polizia municipale, sfratto che sarebbe dovuto avvenire solo successivamente alla nuova attribuzione delle aree per la vendita. Fin qui l’antefatto storico della vicenda. Senonchè su you tube, nell’immediatezza della manifestazione dei senegalesi, è incominciato a circolare il video di un bambino negro che con un microfono collegato ad un megafono grida la sua  protesta, offrendo un vero e proprio saggio del profondo grado di integrazione che tali extracomunitari avvertono nella vita di relazione con i napoletani. “Mia madre vuole pagare ma non può, così mia zia non vendendo non può comprare i pannolini al figlio” dimostra che per quel posto di lavoro i negri corispondono la correlata tassa . “Mia cugina è qui, non è andata a scuola per protestare” sta a significare che i figli degli immigrati frequentano regolarmente le classi scolastiche d’appartenenza. “Sindaco, perché non vieni a parlarci” fa comprendere come persino un bambino riconosca in tale soggetto pubblico il ruolo d’interlocutore, a cui chiedere ragione di un provvedimento che penalizza un’intera comunità di venditori africani. Colpisce, certo, qualche parolaccia usata qua e là rabbiosamente, ma di certo impressiona di più l’interlocuzione “per piacere”, quasi a chiedere permesso per avanzare le giuste recriminazioni a nome di tutti i presenti alla protesta. Ciò che turba oltremodo è, però, quella confessione privata, resa pubblica per necessità: “io sono nato qua, fino ad ora avevo vissuto a Napoli una vita felicissima, anche se la mia famiglia era un po’ fastidiosa” a cui fa seguito un moto di forte, fortissimo sdegno: “oggi uno non può vivere così, perché noi viviamo con la nostra bancarella, con quella paghiamo la casa, con quella mangiamo”. Quel bambino chiede che gli venga riconosciuto il diritto ad una vita che, seppur sufficientemente bastevole ai suoi bisogni, per lui è bellissima. La sua protesta è così civilmente dignitosa da ben evidenziare quel che spetta ad un’istituzione pubblica come il Comune, ossia la riapertura del mercato, e quel che compete alla sua famiglia, ossia pagare l’uso del suolo pubblico. Il diritto alla bancarella è il diritto ad una vita decente, un diritto urlato al megafono per far sentire al sindaco le necessità di tutti gli altri venditori del mercato di via Bologna. E quando il fanciullo, sinceramente dispiaciuto, fa appello al sentimento cristiano della pietas, pronuncia una frase dall’effetto dirompente: “voi per quel che state facendo vi dovete vergognare fino alla fine della vostra vita, perché credo ce se non cambiate decisione voi alla vostra morte andate all’inferno”. Non conosciamo il nome di quel bambino, ma per il suo coraggio, la sua forza d’animo, la sua risolutezza ci piacerebbe chiamarlo Davide. Un nome immaginario, ma evocante una figura fortemente carismatica, come è stato lo scorso venerdì il protagonista di quella protesta. Un novello Davide che, invece, di tirare con la sua fionda pietre ai tanti novelli Golia preferisce usare parole ferme e decise, parole che certamente colpiscono più di mille pietre perché mostrano l’arroganza di chi usa il potere pubblico conferitogli per esacerbare finanche gli animi delle vittime più innocenti  di questa drammatica contingenza economica.