Salerno: a breve, agli onori degli altari, la Serva di Dio Rachelina Ambrosiini

Rita Occidente Lupo

In un tempo ammantato di successo e di apparenze, di divismo ed a caccia di estetismi, l’ombra della spiritualità, sembra dilatata dalla fantasia popolare. Da quelle leggende che un tempo le nonne sapevano raccontare ai frugoli sparsi per casa, tra un punto a croce, al telaio frettoloso e la minestra da riscaldare. Un tempo, quando i valori familiari, strettamente congiunti a quelli religiosi, quando la corona veniva sgranata ogni sera, per ringraziare d’un giorno e riaffidarsi a Dio per quello seguente. Oggi, l’ansia metropolitana, brucia tutto. Le nuove generazioni, scalpitano d’ambizioni, mordendo il freno del tutto e subito. Il sacro, un’eco nostalgica, nel dimenticatoio d’un fugace segno di croce, passando di sbirciata dinanzi ad un luogo di culto, ancora aperto a quanti non riescono a darsi un’occupazione diversa, per certe serate inutili, spezzate dalla solitudine. E che rischiano di passare per demodè o bigotti. In molti casi, è così: avviene così, ma fortunatamente non sempre è così. Infatti, la falange del volontariato, impingua le sue file anche nei Paesi in via di sviluppo, laddove la crociata per la sopravvivenza quotidiana, companatico costante. Laddove l’acqua del pozzo, assurge a cursore di sopravvivenza dalla malaria e dall’arsura. Oggi, ancora una buona parte del mondo, vive la povertà d’esser nata dall’altra parte della Terra. Di vivere in un’emisfero dove la samaritana evangelica, diventa chiunque sia pronto a porgere un sostegno concreto, alla fatica di sopravvivere al disagio. Rachelina Ambrosini: una ragazza fuori tempo. Serva di Dio, a breve agli onori degli altari: nata a Pietradefusi, nell’Avellinese il 2 luglio 1925, da agiata famiglia, fiore reciso nella giovinezza prematuramente dalla morte. Ad appena sedici anni, il suo sorriso venne meno a quanti avevano ricevuto solidarietà ed amore dal suo decoroso portamento ed esempio dall’osservanza dei suoi doveri, nel rispetto del ruolo. A Venticano, il suo incontrare la pace eterna, in una nuvola di veli bianchi con il nastro azzurro delle Figlie di Maria Immacolata: l’8 aprile 1995, nel Duomo di Benevento, concluso il processo di canonizzazione ed aperta in Vaticano la causa di beatificazione. “In Rachelina, il grembiule, segno di servizio!” Così incisivizzato da don Mario Salerno nel corso dell’omelia durante la celebrazione eucaristica, presso la Chiesa di San Michele a Salerno, in occasione dell’anniversario di morte della Venerabile. Amante della semplicità e oblativa nella sofferenza, Rachelina  un modello per i giovani. “E per le famiglie- ha aggiunto Tommaso Maria Ferri, presidente della fondazione omonima- che spesso vivono l’assenza di pace e di unità. In tanti ad affidarsi a Rachelina, per rinsaldare i valori domestici e tanti gli attestati d’intercessione. La Fondazione, impegnata dal 1973 nella solidarietà, gestisce progetti umanitari con finalità d’aiuto, comprensione ed integrazione in Etiopia, Filippine ed Honduras. In cantiere tantissime altre opere nel Corno d’Africa, dove un pool di medici, presta la propria professionalità accanto ai più deboli. In Italia “Le giornate della solidarietà” per gli studenti, per far sì che le nuove generazioni possano guardare a Rachelina, come ad un modello di virtù per ogni tempo!”