“Quando una donna ama” di Busiello, storia di una vita

 Claudio Di Mella

“Quando una donna ama” è il titolo di un breve romanzo, pubblicato qualche anno fa da una scrittrice nostrana, Elisabetta Busiello di Brusciano (Napoli), una donna a cui la vita non ha sorriso, ma che si è data sempre molto da fare per valorizzare il suo talento di poetessa, di scrittrice e di operatrice culturale: è presidente di un’accademia letteraria ed artistica e presiede un’associazione di sostegno ai portatori di handicap grave. Per questo merita di essere conosciuta ed incoraggiata nel suo lavoro. Io le ho dato e continuo a darle una mano e, se potessi, gliele darei tutte e due, a titolo gratuito, come sempre. Ebbene, il romanzo che ho deciso di recensire, è piuttosto breve (ottanta pagine utili, o poco più), ma dense, scritte in buon italiano, ben equilibrato nelle parti e di facile e piacevole lettura. Si sviluppa intorno ad una trama semplice ma originale. La protagonista, Giovanna Sena, era una studentessa universitaria della facoltà di sociologia, quando conobbe casualmente un giovane, laureato in sociologia, che si offrì di accompagnarla in macchina all’università. Fu amore a prima vista ed in poco tempo si trasformò in matrimonio. Giovanna, moglie del professor Esposito, gli diede due figli, Sebastiano e Sara. Per i primi tempi le cose sembrarono filare lisce, ma, quando il professore fu chiamato ad insegnare nella facoltà di sociologia di un’università del Nord, si innamorò di un’alunna che svolgeva con lui la tesi di laurea, tale Sandra, ed a poco a poco, si allontanò dalla moglie. Il marito fedifrago, trascorse due anni lontano da casa, ma quando la moglie, che continuava a vivere nella propria casa, con la suocera, con i figli e con il cognato scapolo, Giampiero, si era ormai rassegnata, o stava per rassegnarsi e cominciava a guardarsi intorno, le arrivò un telegramma, firmato dal marito, nel quale si diceva che presto egli sarebbe arrivato all’aeroporto e le indicava anche l’orario di arrivo dell’aereo. Giovanna non sapeva bene che cosa pensare, ma il fatto che il telegramma era indirizzato a lei, la induceva a ben sperare. Sicché prese in macchina i due figlioli e corse all’aeroporto, arrivandovi con un anticipo di venti minuti. L’aereo era già in pista, quando andò a sbattere contro un’alta collina causando la morte di tutti i passeggeri. All’aeroporto si incontrò anche con il cognato Giampiero, che a sua volta era stato informato e che non vide di buon occhio la presenza della cognata in quel luogo, poiché era un chiaro segno che lei non avesse dimenticato il marito. Celebrate le esequie, tornarono a casa, portando con loro anche la rivale Sandra, che Giovanna accolse molto bene e volle farla rimanere a lungo nella sua villa. Durante il soggiorno di Sandra nella loro casa, Giampiero si recava spesso a far visita alla cognata, però con un chiaro sottinteso non confessato a nessuno. Ad un certo momento, Sandra, che viveva comunque un comprensibile disagio in casa di Giovanna, decise di tornarsene e non ci fu verso di trattenerla. Giampiero l’accompagnò in macchina, ma nulla successe in quell’occasione. Poi il silenzio, finché Giovanna decise di telefonarle e di farle telefonare dal cognato. Così entrambi parteciparono alla festa di laurea di Sandra e si trattennero con lei quel tanto che bastava per approfondire la conoscenza. In seguito si svelò il mistero: Giampiero decise di sposare Sandra e Giovanna, apparentemente contenta, in realtà fu ferita nel vivo, perché – è lei stessa che lo dice – Sandra, che non era una vera bellezza, le aveva portato via prima il marito, ed ora le stava portando via anche il cognato, del quale lei era innamorata e con il quale intendeva rifarsi una famiglia. L’originalità della trama, semplice e tutta italiana, da me già evidenziata, si rivela in questo: due donne rivali generalmente si prendono per i capelli, ma Giovanna volle essere buona e comprensiva fino in fondo, forse anche per l’amore che portava al marito morto. Questo suo atteggiamento giustifica il titolo del Romanzo.