Giovani e dintorni: ma cosa succede?

Giovanni Trombetta

Affacciandoci alla finestra della realtà attuale, ci sentiamo smarriti, troppo confusi per poter capire e focalizzare cosa sta succedendo al mondo. I media non fanno altro che parlare che di crisi economiche, tragedie, tensioni sociali e nebbie fitte su tutti gli altri fronti. Fermiamoci un attimo a capire. Il mondo sta letteralmente cambiando, evolvendo in peggio e noi  spettatori malinconici, restiamo quasi inermi ammutoliti dagli innumerevoli sconvolgimenti  che ci piovono addosso come valanghe. Ormai siamo letteralmente segnati nello spirito, abituati fin troppe volte ad accendere la tv per sentire l’ennesima strage o l’ennesimo crack finanziario di Tizio che ha portato al fallimento o alla rovina di innumerevoli Semproni. Viene da chiedersi davvero se le molteplici profezie ereticamente e non enunciate nei secoli siano almeno in parte veritiere. Fatto sta che non esiste più incontro tra hold and new generation. I vecchi stampi si sentono a volte persi se messi a confronto con le nuove realtà; a partire dai sani principi che vanno sempre più  perdendosi lungo questo torrido sentiero che porta ad un’ evoluzione confusa e collusa. Altra piaga ormai cronica e sanguinante è la guerra e le cosiddette missioni di pace, che finora contano molti, troppi morti. Gli eccessi, i vizi che sfociano in follie cagionando danni il più delle volte irreparabili. È legittimo sentirsi smarriti, in questo secolo, stiamo davvero camminando nella valle delle tenebre? Lontani dalla fede e da Dio, che dovrebbe unire tutti sotto il cielo del credo ed invece anche la fede è messa a dura prova, anche in nome di essa si commettono abomini. Occorre risollevarci tutti, riassennarci, smettendo di credere alle illusioni ottiche sociali: è ora di posare quei bicchieri sporchi di assenzio e polverina, che creano solamente che confusione e caos. Dobbiamo  imparare di nuovo a misurare gli sforzi in funzione delle energie che possediamo sotto tutti i punti, ritrovando la fede senza credere al materialismo sfrenato. Soprattutto deponendo le armi: troppe mani sono sporche di sangue! Lavarle con l’acqua della saggezza, per riscoprire  la dolce sensazione della sete di conoscenza, può far guardare con ottimismo al futuro!

 

            

7 pensieri su “Giovani e dintorni: ma cosa succede?

  1. Buon articolo- se dovessi però dare un voto oppure un punteggio,opterei per un significativo 6. Ma siccome ci troviamo di fronte a due errori: ( uno ma ripetuto ), concedo volentieri un 5- ( complimenti ), ma non dirlo a nessuno…. Ah, a proposito, leggi qualche volta in più quello che hai scritto, potrebbe giovarti.

  2. Strano commento questo del critico Popotus, che valuta e corregge il bell’articolo di Giovanni Trombetta con la matita rossa e blu senza che nessuno (salvo smentite) glielo abbia chiesto, trovando due errori, anzi uno, ma ripetuto…Ora però consiglierei anche a lui di rileggere quello che scrive, badando di più alla punteggiatura e alla precisione lessicale: “due errori: (uno ma ripetuto)”; qui non ci volevano le parentesi, essendoci già i due punti, oppure solo le parentesi, senza i due punti. Altro errore:”concedo volentieri un 5- (complimenti), ma non dirlo a nessuno….”; qui era meglio mettere tra parentesi (ma non dirlo a nessuno) piuttosto che i complimenti, che avrebbero richiesto un bel punto esclamativo! Ma l’errore, anche se minimo, sta nei puntini di sospensione, che, a rigore, dovrebbero essere tre non quattro. Inoltre lei dice: “se dovessi dare un voto oppure un punteggio, opterei per un significativo 6”. Ma lei aveva giudicato “buono” l’articolo, non “sufficiente”, quindi non si capisce quel 6, e per di più “significativo”. Significativo di che cosa? Mah? E, come se tutto questo non bastasse, lei “concede volentieri un 5-“. Concede? Ma concedere vuol dire elargire con degnazione qualcosa a qualcuno, e lei elargisce un 5- dopo aver “optato” per un 6? Ma lei è sicuro di padroneggiare bene l’italiano? Eh sì, forse le conveniva rileggere “qualche volta in più” il suo ipercritico commento!
    Cordialità.

  3. Sono rimasto davvero sbalordito nel leggere un commento stilato e pensato con assoluta arroganza in riferimento ad un altro commento.
    Non credevo davvero che qualcuno potesse salire in cattedra e inserirsi con fare critico e polemico in un innocente scherzo tra persone affini e appartenenti alla medesima famiglia, in cui nessuno ha il diritto di entrarci. E ribadisco nessuno !

  4. Veramente il primo a salire in cattedra è stato proprio il signor Popotus. Capisco il suo “sbalordimento” (a un ipercritico non piace essere corretto); ma devo, mi dispiace, ancora rilevare un uso non ben mirato delle parole da parte del signor Popotus: il sottoscritto non ha “stilato e pensato” il suo commento con “assoluta arroganza” ma, molto più semplicemente, con la matita rossa e blu, a sua volta divertendosi nel correggere gli errori di chi (bonariamente, certo, ma purtroppo con un italiano non irreprensibile)il bell’articolo di Giovanni Trombetta. Quanto al diritto di commentare e di criticare, sa, quandi i commenti sono pubblicati sono anch’essi a rischio di commento e di critica. E il sottoscritto ne sa qualcosa. Comuque mi dispiace che il signor Popotus ci sia rimasto tanto male: in fondo anche il mio era uno scherzo…cattedratico!

    Fulvio Sguerso

  5. Potrei spendere senz’altro qualche altra parola nei confronti di quel signore che non conosco e tantomeno avrei aspirazione in tal senso. Il quale, senza che nessuno ne abbia chiesto pareri o altro, si é azzardato ad esternare più volte un suo pensiero. Da persona educata e rispettosa quale io sono, verso il pensiero altrui, gli consiglierei molto semplicemente di piantarla qui ! anche perché chi scrive non si é minimamente azzardato a commentare o criticare un suo scritto. A buon intenditor poche parole. La Pianti !!!

  6. Siccome “quel signore…il quale, senza che nessuno ne abbia chiesto pareri, si è azzardato ad esternare più volte un suo pensiero” è il sottoscritto, mi si lasci almeno la facoltà di rispondere al mio “educato e rispettoso” interlocutore, che mi intima di “piantarla”. Non sapevo che dovessi chiedere al signor Popotus il permesso di commentare o criticare il suo penultimo commento, in cui quasi mi proibisce di commentare ancora, anche perché ritengo di avere ancora il diritto di esprimere la mia opinione. Che cos’è? Una diffida? E allora lo dica chiaramente: io la diffido dal commentare ulteriormente i miei commenti! “E piantiamola qui!”

    Fulvio Sguerso

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