I Pensieri migranti di Cinzia Bensi

 Maria Pina Cirillo

Allarga l’orizzonte/ dei tuoi sogni /e cerca il blu/ dell’infinito. Inizia così una delle liriche più belle di Cinzia Bensi, insegnante prestata alla poesia che esprime in versi di delicata grazia il suo sentire, lo stupore, la sottile malinconia che la pervade di fronte alla fragilità ed insieme alla forza della natura e, più in generale, della vita. Le immagini di un mare che si adorna di collane di perle/ legate da un esile filo/di vita/e si ubriaca/avvolto/nell’azzurro del cielo,  di un piccolo  fiore di campo addormentato osservato con amore da un angelo pigro …dall’alto del suo fiocco, di una farfalla… che si posa su un papavero/ rosso inclinato di lato, di una un’allegra spruzzata di lucciole /agitate/che chiedono/spazi di vita/in un vortice/ azzurro di malinconia emergono all’improvviso dai versi soffusi di tenerezza e disegnano paesaggi desueti, osservati con amore, vissuti con intensità ma, soprattutto, interiorizzati e fatti propri in nome di un’empatia profonda tra gli esseri umani l’universo circostante. Autentici Pensieri migranti, come suggerisce il titolo della raccolta, le composizioni poetiche della Bensi non intendono essere creature gelosamente custodite offerte quasi per caso allo sguardo distratto dei lettori ma espressione lirica di una sentita esigenza interiore, parole nate per essere ed esistere nel mondo reale, partecipi di una più vasta realtà che travalica l’esperienza individuale per farsi espressione corale e condivisa  I versi della Bensi, infatti, non disegnano puri idilli, non segnano un ritorno alla natura incontaminata in nome di un improbabile ritorno al passato, ma sono la scoperta di un’anima innamorata della vita, capace di riallacciare i fili sottili che legano l’uomo alla natura,  intenta a ritrovare il senso pieno dell’esistenza nel lampo di luce sottile dei capelli di Caterina  che  corre, inconsapevole di tanta forza/nel prato di gelsomini /… dipinto sul palmo della … mano, nell’energia vitale di una madre/che sogna e spera, nella visione angosciosa di una giovane donna a cui il destino/ ha tolto il diritto di amare in libertà. Ci si accorge così, quasi all’improvviso che, accanto alle visioni di mari azzurri e profondi popolati da pesci guizzanti come pensieri, agli alberi fioriti che si ergono maestosi lungo i viali di periferia o dominano i campi della sua fanciullezza fatta di stelle appese ad un filo/ che luccicano/ da lontano, di cieli popolati di gabbiani o di ronzanti api intente a suggere il nettare vitale da fiori di campo vagabondi, accanto al ricordo dolce e rasserenante dei propri cari, i versi fioriscono di pensieri amari, di immagini tragiche pur nella loro levità, di parole dolenti che rivelano che l’attenzione dell’autrice non è soltanto per i grandi e piccoli problemi quotidiani, non si rivolge unicamente al proprio più intimo sentire, non esplora unicamente le segrete cure di un animo sensibile ma si volge verso il sociale, verso l’uomo colto in tutta la sua inquieta umanità.  Tralasciando ogni facile lirismo, i  versi si colorano, allora, del blu dell’infinito e dei morbidi grigi dei pensieri tormentosi, si riempiono di lacerti poetici malinconici e  mesti come tende sbiadite dal sole,  di frammenti taglienti come vetri spezzati che ci mostrano il dolore e la morte di quel Gianni lasciato/partigiano orgoglioso/di un tempo che fu o la sofferenza disperata e disperante di un bambino/incompreso/che malinconico/evita di giocare…oppure la desolazione di chi scopre quanto ci si può sentire emarginati ed abbandonati anche in mezzo agli altri, quando la folla non è che una somma di alienazioni e solitudini in cui la voce gridata/si perde/confusa nel rumore/del traffico incessante/di una zona di periferia. E in una realtà in cui il tradimento, la solitudine, il dolore, la morte possono nascondersi anche in quello che potrebbe apparire un angolo di eden ma è, invece, un paradiso perduto, in cui è ormai dimenticato o forse morto il piacere/ di ascoltare storie lontane, la Bensi va alla ricerca di una sua verità, di una via che permetta all’uomo di riappropriarsi di se stesso. Saranno, allora gli autentici  lampi di follia che illuminano le tenebre di una falsa ragione  o forse, più semplicemente, i piccoli spruzzi di geniale follia baluginanti nel buio delle certezze assolute ad indicare la strada che porta a rincorrere i sogni, a vivere con intensità un desiderio profondo di luce, a dare nuova linfa vitale, nuova energia ad una esistenza che vale comunque la pena di vivere. E così, nonostante l’amarezza di chi vede che tra tulipani in festa/e mughetti smarriti… /tra vicoli/trafficati/da donne sole/… una nuova vita/muore la speranza in un futuro migliore non si perde e, con la caparbietà di chi non si arrende, la poetessa  rivede se stessa intenta ad assaporare appieno il rosso della vita  e si riconosce con gioia nel gesto deciso con cui allunga una mano/ e si prende il cielo.

 

 

 

 

Un pensiero su “I Pensieri migranti di Cinzia Bensi

  1. La recensione della Dott.ssa Cirillo, coglie in modo del tutto autentico il messaggio che l’autrice ha inteso esprimere con la sua raccolta di poesie. Ho letto il libro “Pensieri migranti” e ritengo e che abbia in sé veramente l’energia e la forza di vedere in avanti, di trasmettere al lettore il desiderio di andare “oltre”: oltre le apparenze, oltre i modelli, oltre le parole.
    Ho molto apprezzato il modo in cui la poetessa ha trattato temi importanti, ma anche particolari, del quotidiano; del vicino e del lontano; della gioia ispirata da una vita che nasce e del dolore profondo che lascia la morte.
    Semplicità e ricerca interiore fanno di questa raccolta un libro da leggere con avidità, da soli o con gli amici; lo sfondo integratore nel quale “il mio e il tuo pensiero” si incontrano per conoscersi ed alimentarsi a vicenda.

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