Angri: convegno ecumenico sulla libertà, responsabilità, coscienza ed etica

Sergio Ruggiero Perrino

Ieri 9 maggio, il Centro per il dialogo ecumenico e interreligioso “Iriniha organizzato, presso l’auditorium della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Angri, un convegno dal titolo ambizioso: Libertà, responsabilità, coscienza ed etica (lettura biblico-teologica). In primis Don Domenico D’Ambrosio, parroco della Chiesa di Santa Maria delle Grazie, che già quest’anno ha ospitato una conferenza ecumenica del gruppo “Irini”, ha esordito dicendo: «Porto il mio fraterno benvenuto al Centro per il dialogo ecumenico e interreligioso, ringraziando i frati e i pastori per la gradita presenza e per l’impegno profuso per costruire un dialogo profondo e duraturo tra i cristiani della nostra comunità locale». Prima degli interventi dei partecipanti il moderatore, Padre Damiano Lanzone, frate minore del convento di San Francesco di Angri, ha detto: «Stiamo vivendo un tempo di grandi trasformazioni e cambiamenti nella nostra regione, per esempio con la nascita del Consiglio ecumenico delle chiese campane. Sicuramente si elaboreranno quanto prima nuovi programmi per intensificare il dialogo interreligioso ed interculturale. Il primo e più importante tema del dibattito odierno è la libertà. Essere degli uomini e dei cristiani liberi, comporta essere responsabili ed operosi nella politica e nel sociale, avendo il Vangelo come unico punto di riferimento». Successivamente è intervenuta la prima delle tre relatrice, la prof.ssa Marina Kolovopoulou, docente presso la facoltà teologica dell’università di Atene, nonché rappresentante del Consiglio mondiale della Chiesa ortodossa, che ha affermato: «Sono onorata di essere in Italia. Ringrazio le Chiese del Centro “Irini” per aver voluto che io intervenissi e portassi la mia esperienza. La libertà è un discorso quanto mai attuale. Essa è, per la coscienza umana, lo strumento di dominio sulla natura e sulle passioni effimere. Dobbiamo esercitare il nostro “libero arbitrio” come diceva Sant’Agostino e avere la consapevolezza di poter scegliere. È con la venuta di Gesù Cristo che si è inaugurato il regime della piena libertà di coscienza degli uomini. Non siamo più, come afferma San Paolo, schiavi delle cose di questo mondo, ma uomini liberi». Poi ha preso la parola la prof.ssa Emilia Mallardo, preside dell’Istituto I.P.I.A. “Paolo Colosimo” di Napoli, rappresentante della Chiesa Battista, dichiarando: «I 4 temi del convegno rappresentano, per noi protestanti, dei capisaldi della fede. Oggi, all’alba del nuovo millennio, la libertà e la responsabilità sono valori, oltre che religiosi, sociali e civili. Come diceva Antonio Gambino, famoso giornalista e scrittore, è facile che oggi i giovani, credenti o non, si facciano attrarre dalle forme più esplicite o più subdole del male, come la corruzione ed il clientelismo perché sanno che c’è una legge, che spesso non è rispettata neppure da chi dovrebbe farla osservare, e dunque si viene facilmente perdonati o blandamente perseguiti. Simile era il pensiero del sociologo Edward Banfield, quando parlava di “familismo amorale”. Finanche per Giorgio Bocca, editorialista de “L’Espresso” e de “Il venerdì di Repubblica”, l’etica non esiste più, è solo “un’anticaglia” per collezionisti. In un periodo così duro e difficile, bisogna che la classe dirigenziale si faccia promotrice di una nuova etica responsabile delle proprie intenzioni». L’ultimo intervento è stato della prof.ssa Elisabetta Barone, preside dell’Istituto I.T.A.S. di Salerno, rappresentante della Chiesa cattolica, che ha affermato: «In questo tempo pasquale, lo sguardo dell’uomo deve essere di vita e non di morte, per opera della resurrezione della carne. Libertà deriva dall’antico nome del liberto, ovvero dell’uomo libero e non più soggetto alla schiavitù. Purtroppo, l’uomo di oggi è ancora schiavo, quando non osserva le proprie responsabilità morali e civili, per esempio quando distrugge l’ambiente e non salvaguarda il Creato oppure quando si rassegna ai tanti mali della società e non vede che si stanno combattendo delle guerre assurde, come quella libica, e non prova nulla nel vedere affondare in mare barche cariche di profughi nordafricani. In questi ultimi mesi, il mar Mediterraneo è diventato la nuova Auschwitz. Eppure ci sono molti esponenti politici, nonché tanti cittadini, che sembrano non curarsi di ciò che sta accadendo. Dobbiamo esercitare maggiormente la coscienza, affinché diventi luogo privilegiato di discernimento culturale e spirituale».