Pedofilia: la giustizia condanna, e la società?

Giovanna Rezzoagli

In questi giorni in cui l’attenzione della Liguria è calamitata dal Festival di Sanremo, è tornata alla ribalta della cronaca una dolorosa e sconcertante vicenda, di cui poco più di un anno fa ho avuto modo di parlare. Ricordiamo brevemente i fatti: la storia assume rilievo il 29 dicembre 2009 quando don Luciano Massaferro, parroco quarantaquattrenne di Alassio, viene arrestato e condotto nel carcere di Chiavari con l’accusa di aver compiuto abusi sessuali nei confronti di una bambina di undici anni che frequentava la sua parrocchia. L’arresto del sacerdote avviene a seguito della denuncia da parte del dipartimento di Psicologia Infantile dell’ospedale “Giannina Gaslini”di Genova, che aveva in cura la giovane vittima. Dopo quindici mesi di indagini serrate, ieri si è concluso il processo di primo grado, con la condanna dell’imputato a sette anni e otto mesi di reclusione, 190 mila euro di risarcimento alla vittima e alla madre, interdizione perpetua dai pubblici uffici e quindi interdizione perpetua a fini educativi. I giudici del Tribunale di Savona hanno emesso ieri la sentenza di condanna, che mette fine alle tante polemiche apertesi su questo caso che, è il caso di ribadirlo, come vittima ha una bambina ora dodicenne. Una bambina cui si è rivoltata contro un’intera comunità, stretta attorno al sacerdote, forse incredula di fronte alla gravità delle accuse, forse incapace di ammettere il torto grave di aver concesso fiducia a chi non ne era degno. IL “Secolo XIX” di oggi riporta il dolore della vittima, che si è vista additata come bugiarda, come mitomane (a undici anni). Una bambina che ha dovuto cambiare scuola, che probabilmente dovrà cambiare città. Una bambina che ogni giorno ha dovuto vedere appesi striscioni inneggianti l’innocenza di colui che la giustizia ha stabilito essere il suo violentatore. Una bambina che non ha ricevuto nessuna solidarietà, da nessuno. Cosa si prova a subire uno stupro, tre stupri come ha accertato il Tribunale, e non essere creduti? Cosa si prova a vedere che colui che ti ha violentato, ancor più nell’animo che nel corpo, viene difeso a spada tratta perché “non può essere stato lui”, mentre tu che sei la vittima vieni additata come una poco di buono? Lo sapete cosa si prova? No? Allora nessuno si permetta di giudicare il dolore di una bambina che oggi incarna su di se il dolore di tutte le vittime dei pedofili maledetti, di tutte quelle vittime per cui nessun ospedale si è fatto portavoce, perché non credute nemmeno in casa, o perché il mostro lo avevano proprio in casa. La Giustizia dello Stato Italiano si è pronunciata, e si, prevengo le sicure critiche affermando che so perfettamente che ci sono ancora due gradi di giudizio, ma oggi la realtà è questa. E punto. La società ha emesso altra sentenza, dimentica di chi è l’indifeso, dimentica del dolore di una bambina, dimentica del dramma che per sempre segnerà questa vita. Una società succube del fascino di un pedofilo che, come tutti i pedofili, ha saputo essere affascinante, coinvolgente, scaltro. Un pedofilo che, come tutti i pedofili, ha tentato di far leva sui sensi di colpa della sua vittima, affermando che lui perdona la povera bambina per le sue bugie. E per le sue bugie, troverà chi perdona? La questione non è di questo mondo, perché una vittima di pedofilia può anche perdonare ma mai dimenticare. Ci si può pure anestetizzare la coscienza di fronte a tanto, a tantissimo, ma non a tutto, di fronte alla sofferenza di un bambino, mai. Mai.

 

 

11 pensieri su “Pedofilia: la giustizia condanna, e la società?

  1. Se posso definire quest’articolo in due aggettivi dico lucido e intenso. Da parecchio da pensare a tutti. Effettivamente un paese che si coalizza con un sacerdote e colpevolizza una bambina è vergognoso. Bene parlarne, bene farlo con competenza e con così grande comunicativa.

  2. Grazie Signor Stefano. Era mio intendimento offrire uno spunto di riflessione serio col mio scritto. Se anche uno solo tra i lettori ha colto ciò, ebbene oggi ho fatto qualcosa di buono per qualcuno che lo merita.
    Giovanna Rezzoagli Ganci

  3. Sottoscrivo il commento di Stefano. In internet molte agenzie hanno trattato il caso, mi fa piacere che anche nella nostra Salerno ci pensa qualcuno. Sempre i miei apprezzamenti alla Dottoressa Rezzoagli Giovanna.
    Ester

  4. Gentile autrice, è un po’ difficile non concordare pienamente con le sue argomentazioni e con quelle dei suoi commentatori. Da qualche parte, su questo giornale, ho intravisto un commento fuori posto del prete di Campagna che conclama il numero di preti pedofili condannati, così esiguo da entrare in contrasto con i dati forniti proprio dal Vaticano. Vabbé, pazienza, non per niente esistono anche i negazionisti della Shoah.
    Solidarietà con le vittime, rigore della legge e disprezzo per i negazionisti.

  5. Gentili Lettrici, grazie per i vostri commenti. L’episodio di pedofilia narrato nell’articolo è emblematico in quanto la vittima ha dovuto subire un processo “sociale”, mentre colui che la ha violentata per la società era innocente. Il fatto che si tratti di un sacerdote non è significativo, poteva essere chiunque ed io avrei scritto il mio articolo esattamente allo stesso modo. E’ la nostra cultura, fatta di persone pronte a giudicare sempre e comunque, che va cambiata. E’ evidente che il ruolo ricoperto dal pedofilo in questione ha dato risonanza ai fatti, ma questo perchè la gente ricerca il dettaglio scabroso, tende a valutare i protagonisti più che gli eventi. Signora Marta, se mi permette, il negazionismo, non solo della shoah, è un fenomeno con profonde radici nella paura. La negazione è un meccanismo di difesa inconscio per cui si rifiuta una realtà intollerabile, operando una traslazione dal singolo ad una comunità, il negazionismo assume interessanti analogie. Non mi stanco di ripetere che è fondamentale il dialogo pacato e sincero, perchè il buono ed il brutto ci sono ovunque vi sia l’essere umano, essere negazionisti di ciò è il fulcro del male.
    Cordialmente.
    Giovanna Rezzoagli

  6. Ha perfettamente ragione Dottoressa Rezzoagli, mai si può restare indifferenti al dolore dei bambini, è una vergogna. Complimenti per i suoi articoli.
    Martina

  7. Gentile Martina, ha detto tutto, non si può rimanere indifferenti di fronte al dolore dei piccoli. Non si deve. Il silenzio è colpevole quanto l’indifferenza.
    Cordialmente.
    Giovanna Rezzoagli

  8. Se la ns società è dominata da un signorotto che rinnega la Giustizia,specie quella che lo riguarda, tra cui ABUSO DI MINORI, (incitazione alla prostituzione e menzognero internazionale) per la qual cosa è finanche invidiato, cosa ci possiamo aspettare? Che tutti si possano sentire impuniti, anche quei sacerdoti che non fanno altro che dispensare punizioni ,inferni e roghi a destra e a manca solo perchè qualcuno dimostra di avere più coscienza di loro e perchè una bambina non ha voce per difendersi davanti ad avvocati di chiara “fama” e di chiara “fame”. La ns è una società che disprezza i bambini, che non li rispetta nella loro innocenza, basta guardare le nefandezze televisive che vengono propinate tutti giorni. “Lasciate che i bambini vengano a me” fu detto da Gesù con amore e tenerezza, ma gli fecero fare una brutta fine! Oggi purtroppo pur tra tante anime buone nella chiesa ,ci sono anche dei rappresentanti di Cristo che davvero non sono degni di portare la veste che indossano!

  9. Gentile e simpatica Civetta,
    …ma lei mette il dito nella piaga additando colui che stando a Don Stanzione e un novello uomo della provvidenza. Quando in uno stato che si protesta laico i preti pedofili la fanno spesso franca e quando le condanne per i delitti contro la persona non hanno la certezza della pena che vuole farci? Occorrerebbe mettere mano ai codici portando, ad esempio, l’omicidio colposo per guida in stato d’ebrezza fino ad un massimo di 15 anni da scontarsi tutti e senza sconti. Il prete pedofilo di Albenga è stato condannato in primo grado e forte della “stima” dei suoi parrocchiani ricorrerà senz’altro in appello e poi in Cassazione, senza fine. Nei panni del padre della bambina non mi stupirei di pensieri di giustizia più sbrigativa visto che la nostra ordinaria giustizia non funziona e non è credibile (ma per motivi opposti a quelli del premier).
    Con stima e cordialità
    Giangastone

  10. Carissima Civetta, grazie per il Suo sempre puntuale contributo critico. la pedofilia è una piaga devastante, di cui in Italia si parla poco o a sproposito. Vedi il tragico caso dell’omicidio Gambirasio, dove il movente pedofilo è da accertare e dove tutti danno per scontato che sia stato commesso da un maschio, in base a cosa nessuno lo dice. Siamo immersi nei pregiudizi sino al collo, per cui nessuno prende in considerazione che ad uccidere Yara possa essere stata una donna, ed allo stesso modo si pensa comunemente che un sacerdote non si possa macchiare di crimini. In realtà questo è un falso problema, perchè al posto del sacerdote ci poteva essere uno stimato professionista piuttosto che un personaggio famoso, non è questo il punto. Il punto è che la nostra società non è culturalmente preparata a valutare criticamente le situazioni, e ciò la rende fragile. Non si comprende facilmente come un’intera comunità non ostracizzi un pedofilo e colpevolizzi la vittima. Il ruolo sociale è troppo valutato e si tende a dimenticare che dietro ai ruoli ci sono uomini spesso pericolosi, purtroppo anche tante donne. Parlarne potrà solo servire.
    Con viva gratitudine
    giovanna

  11. Gentile Giangastone, la ringrazio per le cortesi parole che ha voluto usare nei miei confronti.A proposito dell’uomo della Provvidenza, io penso che si pecchi nei confronti di Dio ogni volta che si usa questa espressione e perciò la trovo abominevole sulla bocca di un sacerdote.Però la mia è solo l’espressione di un gusto personale o di un udito un pò sensibile!
    Come giustamente ha fatto notare la Rezzoagli, la società è spesso limitata nel giudizio, oltremodo inficiato dal culto dell’IMMAGINE,la quale ai ns occhi non fa più percepire l’amara e a volte inaccettabile REALTA’ DEI FATTI. Da bravi smemorati poi, non ci ricordiamo più del saggio, e in questo caso opportuno, proverbio che L’ABITO NON FA IL MONACO..!
    Infine vorrei sottolineare che se la nostra Giustizia non funziona è perchè i politici con le loro leggi non vogliono farla funzionare. Grazie per l’attenzione e distinti saluti.

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