Parole Africane: Chakula (cibo)

Padre Oliviero Ferro

“Mamma, ho fame” dice il bambino e lei subito cerca di dargli qualcosa. Quando è piccolo, gli dà il latte, poi, piano piano, lo abitua a cibi più solidi. Ma, molte volte, non sa cosa dargli, perché non c’è. L’ho visto spesso in Africa. Le mamme,avendo tanti figli e dovendo lavorare, non avevano niente o poco da dare loro da mangiare. Spesso i bambini andavano a scuola senza aver fatto colazione. Passavano tutta la giornata a stomaco vuoto, o con qualcosa che gli amici condividevano con loro. Il vero pasto, l’unico, era quello della sera,quando la mamma tornava a casa dai campi. Ma non era pronto. Bisognava prepararlo insieme. Ma poi, i bambini, avevano diritti ai resti, dato che erano piccoli. Si sedevano tutti insieme intorno a un grande vassoio e prendevano dei pugnetti di riso o manioca e mangiavano avidamente,in silenzio. Poi, qualcuno andava a curiosare dalla mamma per vedere se era rimasto qualcosa del pasto degli adulti. C’era sempre qualcosa e felice lo portava ai fratellini e alle sorelline e in velocità finivano, senza lasciarne le tracce.  Il cibo, la “chakula” è quello che si mangia. Ma in Africa ha un significato ancora più profondo: lo si deve condividere. Non ha significato mangiare da soli. Chi lo fa, vuol dire che non è in amicizia, in comunione con gli altri.