Un utilizzo consapevole dei social-networks

Alessio Ganci

I social-networks sono, probabilmente, tra gli strumenti più utilizzati  del web, in quanto vengono spesso scelti per comunicare e diffondere informazioni, sino a giungere in casi relativamente estremi, a costituire una vera e propria sostituzione della vita reale, arrivando ad ingenerare possibili rapporti di dipendenza negli utenti. La gara ad avere più contatti possibili (peraltro, molto spesso, sconosciuti) ed i gruppi-shock sono solo alcuni dei più diffusi “sintomi” di dipendenza da social-network. Tuttavia esistono anche altre modalità di fruizione di un network sociale, sicuramente meno diffuse rispetto alla ricerca di contatti sociali, ma forse più utili. Ne è un esempio lo sviluppo di una rete professionale, il cui scopo non è parlare dell’ultima puntata di reality-show (ovviamente in stile SMS), ma promuovere le attività lavorative, entrare in contatto con professionisti ed imprenditori, presentare la propria esperienza ad un datore di lavoro. Un esempio di questo uso alternativo dei social-networks è dato da LinkedIn (di cui la versione italiana è reperibile all’indirizzo http://it.linkedin.com/), uno dei primi network sociali  (ma sicuramente, meno conosciuto del più giovane Facebook). Su LinkedIn si possono iscrivere tutte quelle persone che, senza dovere aprire per forza una Partita IVA, desiderano pubblicizzare il loro operato (infatti il profilo di un professionista è visibile al pubblico, ma senza mostrare i dati personali) o entrare in contatto con un datore di lavoro e presentare le proprie esperienze. Tra gli iscritti di LinkedIn vi è, ad esempio, Antonio Converti, autore del celebre motore di ricerca italiano Arianna e al vertice di Libero-Wind Telecomunicazioni-Infostrada. Ovviamente LinkedIn non è composto solo da vertici aziendali ma, come scritto prima, comprende generalmente tutti i professionisti ed i lavoratori. Se l’utilizzo di un social-network venisse limitato agli ambiti lavorativi e agli ambiti informativi (la condivisione di informazioni è assai diversa dalla condivisione delle opinioni sull’ultima partita di calcio), penso che i centri di disintossicazione da Internet, le intolleranze al linguaggio burocratico e i corsi di Italiano base “di emergenza” istituiti dalle università italiane avrebbero vita breve. È proprio vero… est modus in rebus. Molto facile smarrire il senso di questo antico detto tra I meandri della tecnologia moderna, che dovrebbe connettere ma molto spesso isola.