Sala Consilina: il Parco, dovere della verità

Aldo Bianchini

La vicenda delle due sentenze di condanna emesse dal Tribunale di Sala Consilina per l’ampliamento di una stradina interpoderale e per la ristrutturazione di un fabbricato rurale assume via via toni a dir poco grotteschi, per non dire parossistici. Premesso che le sentenze non si discutono ma si commentano ho promosso e portato avanti su questa storia una lunga inchiesta giornalistica in assoluta autonomia e nel pieno rispetto di tutte le parti in causa, pur partendo da radicate convinzioni personali. Nell’ultima puntata, esercitando il mio diritto-dovere d’informazione, avevo evidenziato un “particolare” verosimilmente sfuggito anche ai difensori degli imputati condannati in primo grado. Il particolare riguardava la presunta parentela o affinità di parentela di uno dei giudici del collegio giudicante (processo per il fabbricato, ndr!!) con uno degli esponenti il Comitato 18 Agosto 2006 di Monte San Giacomo.  Particolare che, se del caso, dovrà essere accertato nelle sedi opportune e competenti. Sembra, però, che il diritto-dovere d’informare tipico del giornalista sfugga alla percezione di uno o più soggetti (alcuni dei quali già identificati con l’acquisizione di precise prove testimoniali) che in maniera larvata ed anche vile hanno diffuso voci equivoche e tendenziose sulla possibilità che la mia inchiesta sia stata condizionata da “affetti familiari” e che il mio ultimo articolo sia stato consegnato addirittura al Procuratore della Repubblica di Sala Consilina per gli accertamenti del caso. Per maggiore chiarezza devo precisare che uno di questi soggetti ha confermato la notizia direttamente a me la sera del 24 agosto 2010 (ore 22.00 circa) a margine della festa della birra di Atena Lucana. Non nascondo che un brivido di freddo mi ha attraversato tutta la schiena, non era un brivido di paura ma una sensazione strana di come certa gente possa permettersi il lusso soltanto di pensare di poter intimorire il prossimo in maniera così meschina. Oltretutto, e lo dico per qualche “imbecille” che parla a vuoto non conoscendo la procedura, la competenza su eventuali indagini per questo caso specifico non è di Sala Consilina e neppure di Salerno (dove hanno sede legale i due giornali sui quali scrivo) ma della Procura della Repubblica di Napoli competente per le indagini sui magistrati del distretto di Salerno. Dunque il procuratore Barile potrebbe fare solo da intermediario, scavalcando la logica e perdendo tempo rispetto a quelli che sono i compiti precipuamente istituzionali, come ad esempio una corretta indagine su come sono stati gestiti i fondi europei per i “bed & breakfast” e “case vacanza” in tutto il Vallo di Diano a vantaggio anche di personaggi politici ben individuati. Potrebbe scoprire che diversi soggetti hanno incassato centinaia di migliaia di euro dal pubblico erario per progetti fantasma. Ma di questo ne parlerò in una prossima inchiesta segnalando fatti concreti su cui indagare. Nella vicenda del Parco, comunque, mi sembra di rivolgermi a chi non vuol sentire e capire, un po’ come quando si parla ai sordi o ai finti tali.  La mia inchiesta è stata tutta indirizzata a scoprire se la questione era nata sull’onda di una battaglia politica, circostanza che il dibattimento ha ampiamente confermato. Ora non resta che attendere le motivazioni di dette sentenze per analizzarle nel merito. Dicevo dei “sordi” ed è vero, perché in uno dei miei articoli avevo posto alcune domande che non hanno mai avuto risposte, se non in chiave asfittica, filosofica e ripetitiva. Ad esempio, tra le altre cose, avevo chiesto perché il Codacons di Sala C. si è strenuamente battuto contro “i condannati” devastatori del sistema eco ambientale mentre per un altro abuso (incardinato in un processo del quale si sono quasi perse le tracce!!) che riguarderebbe un componente il Comitato non ha mosso un dito, anzi l’avvocato difensore del Codacons per la parte civile ha anche assunto la difesa dell’imputato componente il Comitato. Insomma, come dire, da un lato si professa la difesa dell’ambiente e dall’altro si fa finta di non vedere. Avevo anche chiesto quali mai fossero tutte le altre battaglie del Comitato, ma anche qui nessuna risposta. Mi sembra, per non portarla troppo per le lunghe, che il Comitato 18 Agosto 2006 abbia perso almeno due volte; la prima nel non essere riuscito ad “incastrare” il sindaco e il vicesindaco come probabilmente era nei suoi intenti, la seconda nell’essere riuscito a far radicalizzare diversi scontri interfamiliari dei quali mi riprometto di parlare in futuro. Per chiudere un suggerimento a chi parla e non sa cosa dice anche in merito alla mia indipendenza ed autonomia giornalistica. Io non conduco “indefinibili e solitarie campagne mediatiche”, quando mi impegno lo faccio sempre per  convinzione, in piena autonomia e in perfetta buona fede. Basta chiedere al “mio amico” Roberto De Luca quale campagna ho condotto anche per Lui contro il Magnifico Rettore dell’Università di Salerno, beccando un avviso di garanzia ed un processo che inizierà nel novembre prossimo. Ma per questo non ho chiesto e non chiederò mai l’intervento del Codacons perché si è trattato di una battaglia, come quella del Parco, condotta con convinzione ed in perfetta autonomia.