La bocca è il tempio, la parola è sacra

Giovanna Rezzoagli

Questo antico detto orientale suona quantomeno anacronistico, ai nostri giorni nella nostra cultura. Una cultura, intesa in senso sociologico, fatta di persone che molto spesso credono di costruirsi un’immagine a suon di urli, di esibizionismi di dubbio gusto, di turpiloquio. Chi si esprime con una discreta padronanza di linguaggio, con toni pacati o perlomeno moderati, viene facilmente considerato “con una marcia in meno”. Ciò avviene sia nella vita delle persone comuni che di quelle “in vista”. Eccolo, il punto fondamentale. L’essere in vista. Se non sei in vista non sei nessuno, e allora via libera ai mille modi per “apparire”, tanto che vale “essere”? Nella sub-cultura dei modelli creati ad hoc dai media, la società-gregge si identifica alla perfezione. Tanto, che valore assume oggi l’essere rispetto all’apparire? Pardon, ho usato a sproposito l’indicativo presente, avrei dovuto utilizzare il condizionale, per rimarcare meglio l’aleatorietà del concetto. Già, perché nella società dell’ipotetico, chi presta davvero attenzione all’uso di quello strumento potentissimo che è la comunicazione? Comunicazione che, proprio per l’enorme influenza che può esercitare su chi la riceve spesso in modo acritico e passivo, dovrebbe essere curatissima sia nel contenuto sia nelle modalità di espressione dello stesso. Non si tratta semplicemente di educazione lessicale e/o comportamentale, ma di un modo di approcciarsi al prossimo. Chi si esprime ricorrendo spesso al turpiloquio, dimostra scarso rispetto verso l’interlocutore, ma anche verso se stesso. In un certo senso è come se dimostrasse di non possedere altri mezzi di intercomunicazione. Attenzione: non si parla di cultura ma di modalità espressiva. Ed ecco l’altro punto dolentissimo dei nostri tempi: l’aggressività. Vi sono persone che pur di catturare l’attenzione degli altri e, di riflesso, attenzione per se stessi, non esitano a comunicare  con modalità espressive inappuntabili dal punto di vista formale, ma fortemente aggressive e/od offensive nei contenuti. Sia che si profani nella forma, sia nella sostanza, il tempio in cui nasce il linguaggio appare oggi sconsacrato.