La gente dimentica

Giulio Caso

Spesso mi capita di menzionare cose, anche importanti, eclatanti, esperienze condivise con decine di persone e l’unico che ricorda sono io. Ci faccio la figura del contaballe per tutto il tempo che intercorre da quel momento ai primi ricordi affioranti nella mente degli amici;  eppure non credo di aver detto mai, volontariamente, una cosa che non ritenevo vera. Nessuno ricordava il terremoto del 1930 fino a che quello del 1980 ha sollevato la nebbia del tempo e qualcuno ha ricordato vari particolari.. Non c’è più alcuna persona che ricorda dove erano realmente gli ingressi delle tufare (enormi cavità sotterranee) a Nocera, eppure erano migliaia i cittadini stipati nelle caverne sotterrane .  Gli anziani non ricordano cosa successe realmente con la caduta del lapillo nell’ultima eruzione del Vesuvio, gli stati d’animo, le azioni ed i comportamenti. Potrei continuare a lungo. Ho provato a chiedere a molti amici dell’oggetto osservato in  cielo da migliaia di persone a marzo del 1967. Solo mezzi sorrisi e pose difensive in attesa dello scherzo. Eravamo migliaia sulle terrazze, l’avvistamento durò delle ore, ci sono stati articoli (sia pur piccoli) sui giornali i giorni seguenti. Anche in questo caso la stessa cosa. Perché la gente dimentica? Quale meccanismo psicologico scatta, dopo qualche anno, ad annullare i ricordi? Perché poi l’incredulità, se gli viene riproposto l’episodio alla memoria? 

  

2 pensieri su “La gente dimentica

  1. Gentile Giulio, quello descritto si chiama “miglioramento mnestico”, un fenomeno per il quale si tende nel tempo a ricordare eventi edulcorati rispetto alla realtà. Esiste anche un meccanismo di difesa che prende il nome di “rimozione”, per il quale si “dimenticano” accadimenti che possono danneggiare il nostro equilibrio. La memoria, caro amico, è un processo complesso ed articolato che coinvolge, come recentemente scoperto, diverse aree cerebrali. Pensi che esiste nel nostro encefalo una struttura, l’amigdala, che è sede dei ricordi più “brutti”, quelli che innescano i meccanismi biochimici che attivano le reazioni di fuga di fronte ad un pericolo. E’ l’affascinante mondo della neuroscienza. Cordialmente.
    Giovanna Rezzoagli

  2. Certo , signor Giulio, se raccontiamo la nostra esperienza di vita a qualcuno rischiamo di annoiarli, e non si accorgono che in quei ricordi vi è una vera lezione di vita perchè i medesimi episodi che si consumarono durante la nostra allora giovane età, non si verificheranno mai più, almeno nella uguale misura. Noi del ‘trenta o ‘quaranta abbiamo realmente tante cose da raccontare. Ma oggi come oggi v’è poca gente disposta ad ascoltarci. Noi di quell’epoca facciamo parte di un altro mondo, anzi “del terzo mondo” che ci appartenne. Quindi, quasi quasi,la nuova generazione pretenderebbe che gli chiedessimo il permesso prima di parlare. Nei miei primi anni di vita si accendeva ancora la luce a petrolio, oggi si va addirittura sul pianeta marte. Oh! quanto cambiamento in soli tre quarti di secolo. Un cordiale saluto

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