Immoralità diffusa: che Paese è il nostro?

Giuseppe Lembo

 Ormai si è toccato il fondo. In questo nostro Paese non si salva più niente e nessuno. Complotti, devianze, situazioni di malessere diffuso sul piano umano e sociale, rendono sempre meno credibili e meno trasparenti le condizioni del Paese di cui è difficile immaginarsi il futuro. Ma dov’è la credibilità umana, sociale e politica, di questo nostro Paese? Dov’è l’etica condivisa che serve al cittadino per sentirsi garantiti e certi di vivere in un Paese civile e democratico, dove ancora c’è il valore dei diritti civili e dei doveri? L’Italia non è più un Paese normale. L’Italia si trova ormai in una china che porta purtroppo ad avventure pericolose e traumatiche per il futuro sempre più disumano e privo di certezze. Manca la politica come servizio a favore del cittadino. Nel nostro Paese è in atto una strategia di guerra guerreggiata degli uni contro gli altri. C’è un clima da vera e propria guerra civile, dove è ormai scomparso il dovuto rispetto dell’uomo per l’uomo. I veri protagonisti del Paese reale sono i furbi, i tanti furbi che affollano la piazza mediatica ed ingannando la gente, furbescamente riescono a fare bene i fatti propri, ingrassando nei propri privilegi legittimi e/o illegittimi che siano, in uno scenario che accomuna tutto e tutti, dal centro alla periferia, da Roma alle varie sedi delle Regioni e/o dei Comuni d’Italia. Ma perché l’Italia non è un Paese normale? Quali sono i comportamenti pubblici e/o privati che alimentano la diversità? La società civile è ancora capace di pensare positivo, di operare per il bene comune e nella prospettiva di un futuro possibile? Tutto sembra in un cono d’ombra; tutto sembra ormai compromesso. Gli scenari di triste solitudine rappresentano una diffusa condizione di sofferenza sociale per il Paese immalinconito e preoccupato di ciò che c’è dietro l’angolo. Bisogna saper dire basta! Bisogna saper ascoltare il grido di dolore; bisogna saper capire e reagire perché ormai siamo a tolleranza zero. Non possiamo compromettere oltre le virtù antiche del nostro Paese. Non possiamo permetterci il lusso di creare nell’indifferenza, lo sfascio diffuso.Il nostro è, nonostante tutto, per tante cose, un Paese virtuoso. Le sue capacità creative, ideative, di pensiero e di azioni al fare positivo, sono tuttora un ricco patrimonio che non va svenduto, né sprecato, facendo prevalere il senso del negativo sui valori positivi che ci appartengono che appartengono, in quanto patrimonio comune e bene condiviso, all’Italia ed agli italiani. Frenando i disastri, mettendo i paletti alla malasocietà ed alla malapolitica, anche l’irrimediabile può essere ancora riportato in condizioni di normalità e sui binari della saggezza antica, un’importante ricchezza che è patrimonio comune del nostro Paese, un Paese intelligente e ricco di risorse umane; come ci insegna la storia, ha sempre avuto la forza di risollevarsi anche dopo aver toccato il fondo, anche dopo aver assaporato l’amaro calice del disastro diffuso. L’Italia è, purtroppo, un Paese fortemente in crisi. Crescono le disuguaglianze sociali; cresce il malessere, in un quadro di modello economico che se si va disintegrando. Chi può salvare l’Italia ? Da dove cominciare per recuperare quel grado di coesione sociale necessario per il buon funzionamento della società e per guardare al futuro con la certezza di nuove e concrete prospettive? La società italiana è una società sempre più imperfetta; in questo l’accomuna anche al resto d’Europa, dove regge il senso di società pluralistiche, capaci di parlare a tutte; di porre al centro il cittadino e di trovare soluzioni possibili per tutti. La nostra società è in crisi; purtroppo ci sono condizioni da vero e proprio disfacimento; tanto, per effetto del suo diffuso individualismo, dei suoi crescenti atteggiamenti egoistici e di quell’edonismo che, ciecamente porta a pensare solo a se stessi, nella più assoluta indifferenza per gli altri che, se ultimi, sono abbandonati a se stessi e non hanno da rivendicare niente, neppure il diritto alla vita, un diritto che appartiene all’uomo e che i poteri forti del mondo, hanno dimenticato, cancellandone il valore per i propri egoismi. Il nostro Paese, nel corso della sua storia, ha avuto momenti difficili; ma ha saputo sempre superare le difficoltà e risollevarsi. Anche le difficoltà di oggi non devono significare necessariamente il tramonto e/o il crepuscolo naturale per effetto della crisi in cui ci siamo cacciati. Sono tante le sofferenze; tante le lotte difficili felicemente combattute e vinte. L’umanità italiana, attraverso gli italiani del meridione, ha combattuto e vinto nel mondo e soprattutto in America, la condizione di immigranti di seconda categoria, dando di sé una forte immagine di solare umanità e solidarietà. Non siamo nonostante tutto, al crepuscolo dell’umanità italiana. Non lo siamo, perché non lo vogliamo; perché siamo forti dentro e perché la nostra appartenenza ha i grandi valori del passato e dei saperi che ci hanno arricchito di una grande cultura, per molti aspetti unica al mondo. Siamo in possesso di un grande patrimonio comune che attende di essere dissepolto e fatto rivivere nelle coscienze di un’italianità nuova, capace di saper vivere e pensare italiano, per così essere, attraverso i comportamenti del proprio vivere e del proprio pensiero, protagonisti del mondo globale, della civiltà universale, dove la prima e più importante risorsa è l’uomo.