A Trieste tre pedofili arrestati

Giovanna Rezzoagli

I casi di pedofilia nel nostro Paese sembrano aumentare, in realtà è l’emersione degli stessi a crescere. Grazie al coraggio di tante vittime e del lavoro costante delle forze dell’ordine, questo gravissimo reato penale viene perseguito anche se compiuto all’estero. L’ultimo caso che contribuisce a scuotere le coscienze troppe volte cieche, se non addirittura compiacenti, di coloro che spesso si dichiarano increduli che il rispettabile “Signor X” o l’inappuntabile “Signora Y” siano in realtà abili delinquenti, si è verificato a Trieste. Una ragazza attualmente tredicenne ha subito per almeno sei anni le ripetute violenze di tre uomini, adesso tutti in carcere. La storia inizia come tantissime molto simili: genitori spesso obbligati da oneri lavorativi ad affidare i figli a parenti e amici, ovviamente disponibili e gentilissimi. Il resto si può facilmente immaginare. Ciò che rende la vicenda triestina particolarmente delicata è l’evidenza, ormai accertata dalle indagini, che questi signori regalavano alla giovane vittima ricariche telefoniche o piccole regalie dopo le loro “attenzioni”, accreditando così alcuni giornali a parlare di baby-prostituzione in luogo di pedofilia, il che forma una opinione pubblica deviata instillando un preconcetto. Occorre precisare che per la legge italiana qualsiasi rapporto sessuale con minori di 14 anni presuppone la violenza sul minore stesso, pertanto, ricariche telefoniche o meno i tre arrestati dovranno comunque rispondere del reato di violenza sessuale su una minore. Il punto nodale resta il rapportarsi della società verso le giovani vittime. Sembra quasi che un minore che subisce abusi debba comunque discolparsi, come se fosse una sua responsabilità l’essere caduto preda di un soggetto che mette in atto un comportamento psicosessuale patologico. Raramente si stigmatizza il fatto che è proprio il pedofilo, o efebofilo, a mettere in atto una condotta di circonvenzione della vittima anche (molto spesso soprattutto) in ragione di un ruolo sociale che pregiudizialmente si tende a giudicare “al di sopra di ogni sospetto”. E’ parte del rituale di questi soggetti conquistare la fiducia della vittima e/o dei suoi genitori, la violenza sessuale è l’ultimo passaggio, non sempre si giunge a ciò. Allora io credo che sia veramente fuorviante e dannoso parlare di baby prostituzione o manifestare pubblicamente a favore dell’innocenza di personaggi indagati per reati così devastanti per le vittime, perché se è vero che nessuno è colpevole prima di una sentenza passata in giudicato è, o almeno dovrebbe essere, è vero che nessun bambino dovrebbe veder messa in discussione la propria condizione di vittima prima che venga, eventualmente, dimostrato il contrario. O forse che la volubile italica opinione pubblica ha già dimenticato il piccolo Silvestro Delle Cave, ucciso dai suoi aguzzini dopo mesi di violenze? O i tanti bimbi scomparsi nel nulla senza un perché? Senza arrivare a diffondere nomi e cognomi di chi ha subìto condanne per reati di abuso su minori, o rendere obbligatoria la cosiddetta castrazione chimica, è opportuno rendere pragmaticamente più attenti e guardinghi i genitori sui rischi che corrono i piccoli. Io credo profondamente che sia uno sforzo da compiere senza risparmiarsi, per arginare il male.