Vita di Missione: di mamma ce n’è una sola

Padre Oliviero Ferro

Quando vedi una mamma che culla un bambino, viene da chiedersi quali sono i sogni che fa in quel momento e se il suo bambino sogna con lei. Io credo di sì. Tutti lo abbiamo sperimentato tanti anni fa, ma è sempre nuovo e bello pensarlo,vedendo una mamma africana che da la vita al suo bambino. Quanto ha sofferto per lui. Vederla al mattino andare nei campi a lavorare, schiacciata con tante altre persone sulle camionette alle 5 del mattino. Si era alzata presto,perché doveva essere all’ora con tante altre mamme. Era importante andare per procurare da mangiare a tutta la famiglia. E poi, c’era quel bambino che cresceva dentro di lei. Non poteva aspettare. Doveva andare,anche se era faticoso. Ma lo faceva volentieri, cantando con le sue amiche per rendere il viaggio più leggero. Poi arrivando nel campo, doveva piegare la schiena, perché la terra è sempre in basso…e la zappa deve lavorare, deve preparare la terra per seminare il granoturco, i fagioli, le arachidi, le patate…Sia con il sole, che con la pioggia, bisognava lavorare. Ogni tanto ci si fermava per bere un sorso d’acqua,mangiare qualche cosa, ma poi, via di nuovo a lavorare,  fino alle 3, 4 del pomeriggio. Qualcuno passava vicino al campo, dicendo “coraggio”. Lei alzava lo sguardo e sorrideva. E di nuovo, via a lavorare,perché se non si lavora, non si mangia. Sentiva il canto di altre mamme che si rincorreva da un campo all’altro. Tutte chiedevano l’aiuto a Dio per il lavoro, per la famiglia, per tutto. Poi, di nuovo in strada, mettendo sulle spalle o sulla testa un sacco pieno di quello che si era coltivato, perché,tornando a casa, bisognava preparare da mangiare. E via,piano piano, un po’ sudate, ma fiere per il lavoro fatto. Ogni tanto, si fermavano per riprendere fiato, perché la strada era lunga. Ma finalmente a casa, niente riposo. Con le figlie, si divideva il lavoro. Chi andava ad cercare l’acqua, chi pilava(pestava in un pestello) la manioca per farla diventare farina, chi portava la legna per accendere il fuoco. Poi, con l’acqua che cominciava a bollire, si versava la farina bianca per farla diventare una polentina(Molto pesante). Intanto qualcuno preparava in un’altra pentolina il sugo (pomodori,cipolle e olio). Faceva caldo, ma tutto passava perché si preparava il cibo per tutto la famiglia. Poi finalmente il pranzo era pronto. Lo si metteva in un vassoio e dopo una preghierina(per chi la faceva), via, all’attacco e in silenzio, si condivideva il frutto del lavoro. E così la vita andava avanti ogni giorno, mattina e sera, sera e mattina. Il giorno della nascita del nuovo figlio era il più bello. Quanta allegria, quanta gioia, ma quanti pensieri (sarà felice, vivrà a lungo). Ma questo fa parte dei sogni di una mamma e quelli delle mamme africane, anche se sembrano in bianco e nero, sono pieni di colori bellissimi.