Chi ha paura di Cristo?

Angelo Cennamo

La corte di Strasburgo, accogliendo il ricorso di una cittadina italiana di origini finlandesi, ha stabilito che vanno rimossi i crocifissi dalle aule scolastiche, in quanto costituiscono una “limitazione della libertà di religione”. La sentenza, che non ha precedenti, fa discutere e divide l’opinione pubblica. Il governo italiano, intanto, ha già annunciato che proporrà appello, richiamandosi alle precedenti pronunce dei tribunali nazionali, che avevano, in ogni grado, rigettato la domanda della sig.ra Soile Lautsi, firmataria del ricorso. Quello della rimovibilità dei crocifissi dalle aule scolastiche è un tema, da anni, al centro di dibattiti e di forum culturali. L’ingresso  in Europa e l’incipiente multietnicità della nostra società ha, infatti, rimesso in discussione taluni valori e certezze che sembravano ampiamente acquisiti dalla tradizione e consolidati nel tempo. La corte di Strasburgo ha ritenuto di dover accogliere l’istanza della cittadina “italiana” nel rispetto di un principio vagamente conosciuto e qualificato : la laicità. Di cosa si tratta? E, soprattutto, come la si difende? E’ opinione generale che la laicità dello stato sia tutto ciò che non è identificabile con la religione e con i suoi simboli. In virtù di tale assunto, pseudo liberali si sentono oppressi ed offesi da qualunque icona cristiana che adorni il paesaggio urbano. Costoro vivono degli spasmi alla sola vista di un Cristo sulla croce o di una Madonna con il Bambino in braccio. Fanno fatica persino a riconoscere il valore artistico della pietà di Michelangelo o, che ne so, degli affreschi di Giotto. Ma ciò che desta loro maggiore repulsione è il presepe. Piuttosto che passeggiare per la pittoresca stradina di San Gregorio Armeno, nei giorni di Natale, si farebbero invitare ad una messa satanica. Mi rendo conto che l’argomento è complesso e che meriterebbe migliori approfondimenti. Su un fatto siamo tutti d’accordo : è giusto pretendere il rispetto del pluralismo religioso e che si rimuova qualunque ostacolo alla libera professione di una fede. Ma ritenere che il crocifisso offenda la laicità dello Stato Italiano è una vera idiozia. I magistrati di quella Corte ignorano, probabilmente, che il cristianesimo non è solo una religione, ma l’evento più importante della storia dell’umanità. L’immagine di Cristo morto sulla croce è uno dei simboli più rappresentativi della nostra civiltà. Appartiene a Dio ma al tempo stesso ad un uomo che ha cambiato, con i suoi insegnamenti, il corso della storia. Quell’uomo ci ha tramandato alcune delle più importanti regole della convivenza civile, oltre che dei precetti religiosi. La difesa dei diritti civili, l’emancipazione della donna, il valore della solidarietà e del rispetto per il prossimo non trovano migliore semplificazione visiva che nel crocifisso. Chi lo rimuove non ha capito nulla di sè e della sua storia. Chi si accanisce contro quel simbolo non conosce il vero significato della parola “laicità”, che non può prescindere dal valore e dall’esercizio della tolleranza. La laicità sentenziata dalla corte di Strasburgo è solo l’ultima espressione di una deriva laicista che sta annichilendo l’occidente e la sua cultura. Il colpo di grazia ad un Europa che sprofonda nella negazione di sè.