Globalizzazione del terzo millennio di Giuseppe Lembo

 

Nella globalizzazione che interessa molto da vicino l’uomo del Terzo Millennio, i globalizzatori ed i globalizzati sono i nuovi soggetti della storia, oppure, con nomi diversi rappresentano i vincitori ed i vinti di sempre? L’augurio è che, per un nuovo protagonismo della storia, si riducono le distanze tra vincitori e vinti; ottimalmente c’è da pensare addirittura di cancellarle, facendo prevalere sul potere, il dialogo, sulla forza, la forza della persuasione, sul virus del dominio che spinge l’uomo ad agire contro i suoi simili, l’etica condivisa dello stare insieme solidale, sull’odio l’amore, sulle guerre e lo scontro violento, la pace e la nonviolenza come condizione umana necessaria per evitare i pericoli di uno scontro uomo/uomo ed uomo/natura, senza ritorno e causa di distruzione e di morte dell’uomo del nostro tempo che potrebbe essere l’ultimo degli abitanti della Terra. Siamo in presenza di tante vicende umane metafore del nostro tempo che si devono annodare verso mondi nuovi, per nuovi orizzonti dell’uomo, cittadino del mondo. Deve cambiare, ovunque nel mondo, il clima violento e di odio, insopportabile soprattutto nell’ordinario dolore delle periferie, dove la vita viene vissuta come un vero e proprio inferno, con abusi, soprusi e sopraffazioni che sono immani e come tali riconducibili alle barbarie dei non-uomini. Quale umanità si esprime nel mondo attraverso i bambini soldati, le bambine oggetto di desideri e di sesso, le violenze sui più deboli e sulle donne in particolare, le tante atrocità e/o le povertà che offendono la libera dignità di ciascuno degli uomini della Terra? Non si tratta di umanità, ma di barbarie, di una inumanità che l’uomo, forte di tanta cattiveria, da carnefice di sofferenze e di morte, organizza contro gli altri uomini, vittime delle gravi violenze dei forti che insanguinano l’umanità, trasformandola in inumanità, ricca delle lacrime e del sangue degli innocenti. Oggi il mondo, soprattutto quello dei globalizzati, dei vinti di sempre, è in cammino; sono tanti i migranti che, abbandonando la loro stanzialità di sempre, si mettono in cammino spinti altrove, da “sogni proibiti” di una vita nuova, di una vita diversa. Tra i vinti di sempre, tra i globalizzati del Terzo Millennio c’è quel popolo silenzioso che rappresenta la faccia buia della Terra; essendo buia, senza luce e senza speranza, è ormai dimenticata da tutti; non fa notizia, non interessa nessuno, proprio nessuno.Nella faccia buia della Terra, ancora, in modo violento, si combattono i conflitti dimenticati tra i globalizzatori ed i globalizzati. In altre parti del mondo, spinti dal potere dell’uomo sull’uomo, senza spargimenti di sangue, si combattono invece feroci guerre per sottrarre psicologicamente l’uomo, portandolo a fare scelte di vita già decise da altri ed in altri luoghi; saranno i silenziosi, gli allineati di un mondo di sudditi che hanno smesso di pensare liberamente e di essere protagonisti del proprio futuro. Sono gli integrati; rappresentano l’amara esistenza degli ultimi fra gli ultimi. In questa numerosa e perdente parte antropologica del mondo c’è, a base della vita quotidiana di ciascuno, la fame, il dolore e l’assoluta incapacità di saper guardare più in là, verso il futuro possibile, con al primo posto, l’umanità. Nel mondo dei globalizzati regna la povertà, la morte. È in queste realtà che nascono, vivono e muoiono i bambini, tanti bambini che, come Marquito in Bolivia, a otto anni è solo 13 chili di peso. Tanti Marquito ancora oggi, nel mondo della povertà, affollano i globalizzati della Terra; nascono per poi morire, senza diventare mai adulti. Oggi attraverso la fuga dai luoghi della miseria e spesso anche della morte, il popolo della disperazione umana, non più stanziale cerca, per le vie del mondo, un mondo nuovo e migliori e più umane condizioni di vita. Si tratta di un’umanità dimenticata e/o rifiutata; sradicata dal mondo di povertà e di abbandoni, viene catapultata in contesti del tutto estranei; spesso si muore nella più assoluta indifferenza di un’umanità sempre più inumana. Morire per morire, è preferibile lasciarli morire nei luoghi di vita a loro familiari. Ma l’attuale condizione di morte e/o di miseria diffusa, la società-mondo deve saperla trasformare in condizioni di vita nei luoghi di appartenenza, evitandone la fuga per fame. Purtroppo, ancora oggi tutto ciò che è pensato e costruito dall’uomo, è facilmente sporcabile. Si tratta di una sorte che, in modo diffuso, tocca la condizione umana. La globalizzazione nei suoi elementi costitutivi di globalizzatori e globalizzati, ancora continua con le negatività umane di sempre, esprimendo il dramma di una condizione umana che non sa guardare all’uomo come persona da amare.Nei due termini antiteci del fenomeno della globalizzazione (globalizzatori e globalizzati) c’è l’attuale storia del mondo con il suo carico umano di oppressi ed oppressori, di ricchi e di poveri, di apocalittici e di integrati, di soggetti portatori di saperi e conoscenza e di esclusi da ogni sapere e da ogni possibile conoscenza. I globalizzatori sono gli oppressi di sempre; i globalizzati sono invece le vittime. Ma per i carnefici e gli oppressori del mondo le cose cominciano a cambiare; non sono più simili a quelle del passato. Oggi fortunatamente c’è più conoscenza, c’è più umanità informata e consapevole; rischiando spesso la vita (di nessun valore per il resto del mondo), il mondo dei globalizzati, dei vinti di sempre, è meno stanziale; sempre più in movimento, cerca per le vie sconosciute del mondo, di appropriarsi dei diritti propri di ciascun uomo della Terra, cancellando così quei diritti negati che rappresentano la parte prevalente della storia dell’umanità, fatta da aguzzini-belve, contro vittime innocenti ed incapaci di difendersi. Nell’evoluzione inarrestabile della condizione umana e del suo stare insieme, non è un sogno proibito, né pura utopia, pensare ad una civiltà globale. Dopo le diverse tappe della storia, dove è prevalente la divisione sull’unione,l’interesse personale sulla solidarietà, l’individualismo egocentrico ed egoistico sull’io per gli altri, l’odio spesso feroce e distruttivo sull’amore e la pace, oggi l’uomo globale con una diversa consapevolezza di sé, può rendersi attivo protagonista di una civiltà che unisce, di una civiltà globale, fatta di umanità, di solidarietà e di un insieme basato sul reciproco rispetto, sul dialogo, sul confronto, sul fare con gli altri, senza chiusure e/o differenze precostituite, dovute ad una diversa appartenenza, ad una diversa lingua e/o ad una diversa religione.

La grande novità del nascente millennio è che oggi sulla Terra l’uomo ha una diversa consapevolezza di sé e degli altri; nonostante le resistenze, i focolai di violenza e di odio, le chiusure xenofobe verso gli altri, il mondo è oggi più tollerante; è più attento a fare proprio tutto ciò che unisce, mettendo sempre più da parte ciò che divide.L’uomo, un tempo inconsapevole ed indifferente a ciò che lo circondava, oggi ha una grande consapevolezza di sé e degli altri e vuole insieme agli altri rendersi protagonista di un diverso futuro, di un futuro nuovo dove sia possibile il raggiungimento di una civiltà globale fatta a dimensione umana, con forte tolleranza, senza violenza e/o odio, ma protesa a rendere per tutti dignitosa e vivibile la vita sulla Terra eliminando il più possibile le differenze, le disuguaglianze e dando il necessario (cibo, acqua, istruzione, salute) a chi oggi non ce l’ha ed ancora muore purtroppo, nella più assoluta indifferenza.L’impegno e la lotta devono essere rivolti in senso positivo e finalizzati alla vita sulla morte, alla dignità umana sul degrado e l’indifferenza, alla solidarietà sugli egoismi che portano a vedere nell’altro un nemico da combattere.La globalizzazione, nell’insieme di globalizzatori e globalizzati, deve riappropriarsi di un’etica condivisa con l’obiettivo di migliorare il corso della vita per quella maggioranza di vinti, di esclusi, di diseredati, vittime innocenti, predestinate a vivere una vita sulla Terra da vero e proprio inferno, ad un punto tale da maledire il giorno in cui si è nati.La nascente civiltà globale cambierà il corso della storia dell’uomo; costruirà, con il contributo di tutti e nell’interesse di un mondo nuovo, con al centro la società-mondo e la Terra-Stato, un nuovo corso di storia dell’umanità, finalizzato all’uomo, come soggetto protagonista del mondo ed interprete di un insieme umano amico e solidale di tutti e per tutti.Nel dire basta a tanti genocidi che hanno infangato di inumanità il corso della storia dell’uomo sulla Terra, bisogna fare in modo che da subito la globalizzazione, soprattutto nella parte riguardante i globalizzatori, assuma un comportamento virtuoso, smettendola di fare del male ai propri simili ancora abbandonati a se stessi in tante parti dimenticate del mondo. Il tempo è ormai scaduto; non si può attendere più oltre, né è tollerabile che da indifferenti si assista alle sofferenze umane ancora presenti in tante parti della Terra. Bisogna che le nostre coscienze si ribellino alla perenne agonia di migliaia di bambini delle Ande. Denutriti dalla nascita muoiono prima di diventare adulti; se ne vanno nell’altro mondo con il pesante fardello di dimenticanza e di inumanità ricevuto in dono da questo mondo infame. Bisogna lottare, rifiutare e ribellarsi di dentro, per tutte le miserie ed i drammi umani che ancora offendono l’umanità in quanto espressione di violenza e di mancanza di rispetto per l’uomo. Bisogna adoperarsi per recuperare all’uomo quella dignità umana che ancora manca nel mondo non solo lontano, ma anche vicino a noi, dove la fa ancora da padrone la miseria, l’indifferenza e spesso anche l’intolleranza per l’altro, visto come un “diverso”, debole ed indesiderato, per effetto della sua povertà, della sua incapacità di aprirsi agli altri e di rivendicare per sé quei diritti negati che gli appartengono, per cui gli devono essere riconosciuti e quindi dati in nome e per conto della sua dignità di uomo. È ormai tempo di solidarietà; è tempo che gli “altri” della Terra, gli indifferenti rivolgano il loro sguardo, troppo a lungo distratto, per vivere in serenità con le vittime della loro egoistica indifferenza; tanto in risposta alle mani tese, alle grida di dolore, alla inascoltata voglia di vivere, purtroppo negata, dimostrando che da vincitori, oggi globalizzatori, non hanno saputo avere e purtroppo non hanno ancora a cuore le sorte dei vinti, oggi identificabili nei globalizzati. L’idea salvifica della globalizzazione, con alla base un mondo migliore, non è solo il frutto di un buonismo a tutti i costi, secondo il quale “i buoni” del mondo, ossia i vinti di sempre, intendono cambiare il mondo. A questo, cosa rispondono i vincitori che, in virtù del loro fare contro l’uomo, sono i cittadini della storia di ieri ed i globalizzatori della storia di oggi? È un problema su cui riflettere. È  un problema dalla soluzione possibile e positiva per il mondo, se l’uomo di oggi saprà riprendersi quei comportamenti etici e di moralità condivisa che sono stati cancellati e tanto male hanno fatto alla vita sulla Terra. Nella grande rivoluzione epocale rappresentata dalla globalizzazione, mancano ancora le grandi certezze per la società-mondo. I processi in atto sono prevalentemente dominati dall’economia; si parla sempre più di economia globale che gestisce le sorti del mondo e che del mondo egoisticamente può fare ciò che vuole. Una testimonianza in tal senso è nella crisi economica ancora in atto che ha sconquassato nel profondo le sorti del mondo, facendone ricadere il peso soprattutto sui globalizzati, diventati più poveri, più socialmente fragili, più privi di certezze. Ma mentre accadeva e sta accadendo tutto questo, quello che invece è rimasto fuori dalla crisi è una diffusa consapevolezza umana di tipo globale per effetto della quale oggi l’uomo non è più un uomo solo, ma parte di quella società-mondo che dovrà riconoscere l’identità, i diritti, la libertà; i globalizzatori, ancora padroni del mondo, potranno reagire, anche ferocemente, ritardarne i processi; prima o poi dovranno convincersi che il mondo è cambiato. L’umanità è fatta di azioni condivise e solidali per cui, giorno verrà che all’uomo globale sarà riconosciuto il diritto di cittadinanza globale ancora ostacolata se non negata. Avremo corsi e ricorsi; avremo cambiamenti anche traumatici, ma indietro non si torna; tanto per effetto della conoscenza e della comunicazione per cui ogni uomo comincia a sentirsi come uomo del mondo, più consapevole della sua condizione. L’attuale crisi economica ha in parte fermato i viaggi della speranza di quei disperati della Terra che hanno sfidato con grande coraggio l’ignoto per dimostrare di esistere e per rivendicare per sé, tutto ciò che, per effetto degli egoismi umani di cui erano vittime, non avevano mai avuto. Il mondo globale è prima di tutto, come ci insegna l’attuale corso delle cose, mondo dell’economia globale con effetti ed influssi per tutta la Terra-Stato. L’attuale crisi ha fatto si che, in tanti, emigrati nei paesi del benessere, tra cui l’Italia, hanno preferito ritornare al proprio paese di origine; si tratta di polacchi, di brasiliani, di iracheni, di rumeni, di birmani, di cechi, di cinesi, di indiani, di thailandesi, di senegalesi, di filippini, di coreani e di appartenenti a tanti altri paesi della povertà da cui erano fuggiti per non morire. I cento milioni di emigranti sparsi in molte parti del mondo, anche se costretti a tornare a casa, non sono più come prima, in quanto hanno assorbito la dignità di essere uomini tra gli uomini, il frutto di quella rivoluzione silenziosa a base del loro migrare, del loro bisogno di rompere la loro condizione di stanziali silenziosi votati a tutto, anche alla morte per fame. Sono rientrati da uomini e con la coscienza di cambiare le condizioni di povertà nei propri paesi di appartenenza. Il loro ritorno a casa deve essere sostenuto dalla solidarietà umana del mondo; senza atti ed atteggiamenti di pura carità, bisogna dare un contributo per quella svolta necessaria a produrre cambiamenti e sviluppo anche nelle aree povere ed abbandonate della Terra, dove può fare da leva di cambiamento  la forza antropica dell’identità e dell’appartenenza degli uomini che, sfruttati altrove, possono riprendersi la vita e la dignità da sempre negata sia nel paese di nascita che altrove. È qui che si deve attivamente innervare la solidarietà, l’etica della comunanza umana senza alcuna distinzione. La recessione in atto ha diversamente interessato il mondo globale dell’economia ed ha attraversato la vita degli uomini sulla Terra. Migranti che tornano a casa; migranti che resistono nei paesi di adozione, sebbene costretti a ridurre le rimesse dei soldi spediti a casa. Per quelli che tornano ai paesi di origine rientrare è stato più facile che uscire; anche se rientrare ha significato il mettere da parte i sogni del cambiamento della loro vita, niente è più come prima; il contagio con un mondo nuovo, ha lasciato il segno di un riscatto umanamente possibile non in angoli lontani del mondo, ma nella Terra dei padri.Per questo, non più vinti, non più rassegnati, non più sottomessi, pensano alla loro condizione umana di nuovi globalizzati, ricchi della solidale appartenenza alla società-mondo, impegnata a costruire la civiltà globale, il sogno dell’uomo del Terzo Millennio. La globalizzazione nel suo insieme di globalizzatori e globalizzati rappresenta una nuova condizione umana, anche se tutta da costruire, con l’impegno ed il protagonismo della società-mondo. È una semplice e forse confusa espressione della storia dell’uomo al nascere del Terzo Millennio? È una grande rivoluzione della condizione umana, oppure l’inizio della sua fine? Ci sarà un contatto vero tra globalizzatori e globalizzati? Sarà semplicemente, come nelle intenzioni malefiche dell’economia e di chi la governa , un semplice fenomeno di mondializzazione dell’economia, per altro stravagantemente ingrandito dal consumismo sfrenato promosso attraverso il mediatico globale che, favorendo gli egoismi e gli sprechi, potrebbe portare al mondo altro sfruttamento dell’uomo sull’uomo ed altro diffuso malessere, il frutto di un crescente egocentrismo umano alimentato dal virus del dominio? Che sarà concretamente la globalizzazione per l’uomo del Terzo Millennio? Io sono certo che determinerà un nuovo corso per la storia dell’umanità; si ridurranno le distanze tra globalizzatori e globalizzati e quindi tra i vincitori ed i vinti di sempre. Anche se i tempi saranno lunghi, alla fine, l’uomo sarà protagonista di tempi migliori, in una Terra-Stato, dove ci sarà una società-mondo, attenta all’uomo senza alcuna distinzione, all’etica condivisa ed all’umanità solidale.Sono ancora tante le situazioni nuove da costruire; tanti sono gli interrogativi in attesa di risposte. Siamo di fronte ad una nuova versione del mondo; siamo di fronte ad una nuova visione del mondo; siamo di fronte a quell’umanità che non ha cancellato o almeno ridotto i confini della stanzialità, un tempo non lontano, una condizione indiscutibile per l’uomo, naturalmente  legato per tutta la vita al suo territorio. Siamo di fronte ad un mondo nuovo, ad un mondo da tutti considerato nuovo, ad un mondo sempre più piccolo, ma ospitale e vivibile per tutti, sempre meno negato e sempre più possibile da vivere e da conoscere; tanto, sarà possibile attraverso la comunicazione globale che ci permette di venire a contatto con i saperi, la conoscenza e di essere così informati della vita dell’altro ad ogni angolo del mondo. Mai come adesso le razze ed i popoli della Terra convivono l’una a fianco all’altra; comunicano l’una con l’altra; attraverso il confronto, diventano depositarie di nuovi saperi, di nuove conoscenze, di nuove esperienze, di un nuovo stare insieme e di nuove capacità organizzative e comportamentali utili per cambiare il mondo e renderlo il regno dell’umanità possibile.