Riviera ligure: i fuochi della vergogna

 Giovanna Rezzoagli

Estate, tempo di sagre e feste. La riviera ligure ospita numerose manifestazioni distribuite lungo tutta la stagione. Ogni paese ha le proprie tradizioni, anche molto diverse nello spazio di pochi chilometri. Ma c’è modo e modo di festeggiare. In un momento in cui anche nelle benestanti cittadine del Tigullio la povertà è in aumento, forse sarebbe apparso di maggior buongusto (il buonsenso mi sembrerebbe scontato) ridurre le giornate di festeggiamenti o, perlomeno, le cifre in essi investite, potenziando i servizi di assistenza e di sostegno alle fasce più deboli. Nei primi giorni del mese di luglio sia Chiavari che Rapallo celebrano le rispettive feste patronali, quattro giorni di festa la prima tre la seconda. Feste sempre più votate al consumismo, a giudicare dalle vie interdette al traffico per lasciare spazio alle bancarelle dei mercati all’aperto. Anche quest’anno a Rapallo i festeggiamenti sono culminati venerdì tre luglio sera con “l’incendio” del famoso Castello sul mare, a conclusione di uno spettacolo pirotecnico che attira turisti in abbondanza. La Liguria è una terra molto particolare: un territorio stretto tra mare e montagne, con la più alta percentuale di ultrasessantenni d’Europa, molti vivono soli. Capita assai frequentemente che persone sole vengano rinvenute decedute dopo vari giorni. Quando succede “IL SECOLO XIX” dedica un breve trafiletto a cui quasi non si fa caso. Nelle cittadine del Tigullio, da Recco a Sestri levante, è sorprendente notare quanti studi legali vi siano e quanto siano numerose le filiali di istituti bancari. Eppure, basta addentrarsi nelle periferie più interne delle città della costa per scoprire che il degrado c’è, eccome. Vicino a casa mia vi è un parco molto grande, almeno per gli standard locali. Costruito una quindicina di anni or sono, adesso è il rifugio di tossicodipendenti e senzatetto, le altalene sulle quali mio figlio si è fatto tante volte spingere sono circondate da erba tanto alta che non ci si può proprio  avvicinare  senza rischiare di calpestare una siringa. Un esempio concreto riferito a Sestri Levante. Cittadina nota, turisticamente parlando, per la splendida “Baia delle favole” e per il “premio Andersen”, che ogni anno premia la favola inedita più bella, famosa per chi ci abita per le bande di vandali che di notte compiono veri e propri raid distruttivi. Ma, si sa , in stagione turistica meglio nascondere la spazzatura sotto il tappeto ed investire migliaia di euro in fuochi di artificio. Peccato che le umane miserie, e gli umani miseri, in vacanza non vadano mai. Il giorno in cui era in programma l’incendio del castello di Rapallo, vi era sul giornale l’invito a raggiungere la cittadina solo in treno, causa l’affluenza prevista. Mi chiedo a cosa avranno pensato i tanti che quella notte avranno vissuto la festa di riflesso nella solitudine delle proprie case. Mi chiedo quanti tra i numerosi turisti e residenti accorsi in massa, si siano chiesti quanto lo spettacolo sia costato e a quanto quei denari avrebbero potuto essere impiegati diversamente. La Liguria è una terra di tradizione e contraddizione. Forse era davvero opportuno che, di fronte alla vergogna di un mondo diviso tra chi è obeso e chi muore di fame, almeno quest’anno i fuochi brillassero un istante in meno.

 

6 pensieri su “Riviera ligure: i fuochi della vergogna

  1. Togliere a rapallo le feste patronali sarebbe soffocare una città che già in quanto turismo è molto precaria, pensando al fatto che essa si sostenta solo di quello. Meno introiti alle attività commerciali = famiglie più povere. famiglie + povere = aumento di degrado sociale e miseria con il conseguente aumento delle varie problematiche associate. Non voglio giudicare l’articolo in questione, ma neanche fare passare che le feste di luglio, così chiamate, siano festeggiamenti prettamente commerciali, quando comunque alla base vi è una devozione nei confronti della Madonna di Montallegro, apparsa 452 anni or sono al contadino Chichizola promettendo di proteggere la città. Ogni anno molti rapallesi e rapallini, si “uniscono” attorno a questa festa, che crea un momento comunitario molto forte. Siamo tutti al corrente delle modalità con cui molte volte vengono spesi soldi pubblici, ma nel caso specifico, qui c’è da difendere i massari dei vari sestieri di Rapallo che con la loro pazienza e con il loro impegno, raccolgono fondi tra gli abitanti della città, anche di porta in porta nelle case, alla gente che vuole contribuire con qualsiasi offerta, senza mandare accidenti contro chi, vuoi per ignoranza, vuoi per altri motivi, sbatte la porta in faccia alle persone che ci credono fermamente… e qui mi riferisco soprattutto ai turisti, che poi però li trovi lo stesso sul lungomare alle 22.30 all’inizio dei fuochi!!! La festa vive praticamente solo di offerte fatte dalla popolazione e, in parte dal comune. Fare di tutta l’erba un fascio non mi sembra giusto nei confronti di chi dietro a questi festeggiamenti, lavora per il bene di tutti e viene ripagato così.

  2. Gentile Lettore nel mio articolo non mi permetto minimamente di affermare che le feste patronali vadano “tolte”, ne vi è alcun riferimento alla devozione che sottende la festa stessa. Il mio articolo si chiude con una frase molto semplice, “… che almeno quest’anno i fuochi brillassero un istante di meno”. Un istante, non molto. Mi sembra che non significhi altro se non un invito ad una semplice morigeratezza in segno di rispetto di tutta una società in sofferenza, se poi vogliamo aggiungere che la tragedia di Viareggio si era consumata soltanto quattro giorni prima…provi a pensare in termini di immagine, il ritorno mediatico di una semplice donazione a favore di chi ha perso tutto. La devozione inoltre, se sincera, non credo abbia bisogno di apparenza quanto di sostanza.
    Grazie per il commento, cordialmente
    Giovanna Rezzoagli

  3. Signor Mascolo,
    Rapallo ha forse un turismo precario, come dice lei, in virtù della “rapallizzazione” (termine di uso corrente nella lingua Italiana). Stia tranquillo che chi vive sul turismo non è povero, neppure a Rapallo. Se poi siete contenti di “bruciare” soldi presi andando di casa in casa (togli a Paolo per dare a Pietro)…contenti voi! …
    Grazie Giovanna per i tuoi scritti. Toccano sempre …
    Rosalba

  4. Mi lasciano molto perplessa questi commenti negativi gratuiti che hanno l’aria di essere fatti tanto per fare…è davvero sorprendente che ci siano tanti “buonisti” che riescono a sentirsi a posto con la propria coscienza semplicemente parlando di crisi, di povertà, di tragedie.. Personalmente, ammiro molto chi, in silenzio, parte e raggiunge i luoghi delle tragedie e partecipa in questo modo al dolore altrui.
    Ovviamente ciò è solo la mia umile opinione e può non essere condivisa! Per tornare all’argomento “fuochi” definiti impropriamente “della vergogna” vorrei precisare che durante la raccolta fondi “porta a porta” ai cittadini non vengono estorti i soldi con una pistola puntata alla tempia, ognuno è libero di partecipare se lo ritiene opportuno e con un offerta libera. Immagino che, chi sente di volerlo fare, abbia piacere di sapere che effettivamente i suoi soldi siano utilizzati per il fine per il quale li ha versati, anche perchè se la volontà fosse di devolverli per altri fini, non vedo cosa impedirebbe alla persona stessa di farlo! Poi ciò può essere non condiviso, ma credo che, in democrazia, debba essere rispettato.
    Non credo sia giusto penalizzare quelle poche “tradizioni” che siamo riusciti a mantenere e che ci riportano alle origini ed alla semplicità dei nostri avi.
    Posso comprendere che vi sono tanti modi di professare la “fede” e di dimostrare la “devozione” (anche se, in questo caso, occorrerebbe conoscere la storia), ognuno è libero di fare e di essere ciò che sente, ma ricondurre la manifestazione ad un semplice mezzo per “sprecare” denaro
    lo trovo molto riduttivo e altamente giudicante.
    Vivi e lascia vivere…
    Claudia

  5. Ho ascoltato oggi le parole di Bertolaso quando affermava che occorrono 25 miliardi di Euro per mettere “in sicurezza” il dissestato territotio italiano. Lo stesso Bertolaso ha dichiarato che si farebbe meglio a pensare alla sicurezza pittusto che “alla propaganda e alle sagre con la salsiccia” (nel vostro caso oltre la salsiccia “botti e spari”). L’Autrice dell’articolo ha dimostrato lungimiranza visto che oggi a Messina si piange. Ascoltando queste parole del responsabile nazionale della protezione civile, non ho potuto fare a meno di ritornare su questo articolo malevolmente commentato.
    Rosalba B.

  6. Gentile Rosalba, grazie per l’apprezzamento nuovamente espresso dopo tanti mesi. Quel “vivi e lascia vivere” del commento che precede il suo rappresenta il fallimento di un’idea concreta di condivisione. Vivi, certo ma non dimenticare che i panni miei un domani potrebbero essere i tuoi… Lascia vivere, certo, mi auguro che chi ha scritto incontri qualcuno che la pensi diversamente se mai dovesse inciampare nella vita. Non tutto nella vita ha un prezzo, non tutto nella vita viene reso… Il commento “malevolo” forse un prezzo lo ha,certamente sembra molto giudicante. Stia tranquilla Signora Rosalba, l’anno prossimo si festeggerà lo stesso allo stesso modo, in fin dei conti sarà un’altra estate, ed il dott. Guido Bertolaso sarà opportunamente ignorato.
    Giovanna Rezzoagli

I commenti sono chiusi.