Fra Gigino: Masaniello o agitatore?

 

ALBI

Vedere la foto di “Fra Gigino” (al secolo don Luigi Petrone di Cava de’ Tirreni) con un piccone in mano, sincerità per sincerità, suscita una certa impressione. La stessa foto, quindi, deve indurre noi tutti a delle rapide riflessioni sul ruolo che “un frate”, certamente onesto e pulito, si sta ritagliando in una città che da almeno un paio di decenni si è avviata lentamente sul crinale della decadenza. Permeata, fin dentro le sue radici, da lotte politiche intestine e senza esclusione di colpi la “città de la Cava” ha perso il suo smalto e la sua verginità, sotto tutti i profili a cominciare da quello politico per finire a quello economico-turistico-sociale, e perchè no anche sportivo. E in questo clima di palese decadenza è venuto prepotentemente alla ribalta, negli ultimissimi anni, un piccolo frate francescano dal nome accattivante e dai modi secchi e sbrigativi, quasi al limite dell’arroganza o almeno della supponenza. E’ entrato subito nel cuore della gente, ha colpito l’immaginario collettivo con poche ed azzeccatissime mosse; anche il suo incedere è veloce e scattante. Non mangia, non beve, non dorme: pensa, analizza e risolve. E questo per la gente è un dono quasi soprannaturale se messo a confronto con l’esasperante lungaggine della burocrazia, i chiacchierifici della politica e le mancate promesse delle istituzioni. Lo ricordo una mattina di giugno di qualche anno fa, quando prese letteralmente “a pallate” alcuni amministratori comunali, tra i quali il sindaco Messina, rei secondo il novello Masaniello di perdere solo tempo invece di pensare a come ricostruire il mitico santuario cavese. Scelse la strada della gente, camminò da solo, perseverò nella sua decisione contro tutto e tutti; ha vinto la sua battaglia poche settimane fa e per Lui è stato un momento di gloria. Bene, pensai tra me e me, adesso Fra Gigino si calmerà e rientrerà definitivamente nel suo saio. Macchè, eccolo di nuovo sulle barricate; e questa volta in ballo non c’è una chiesa ma, addirittura l’ospedale cittadino che l’ignavia della politica sta portando verso la inevitabile chiusura. Medici, infermieri, portantini, inservienti e semplici cittadini hanno, a gran voce, chiamato proprio Lui a capeggiare il comitato di lotta.   “Diamo un segnale forte e sulle schede elettorali scriviamo ospedale…”, sarebbe stata questa la sua prima dichiarazione da capo-comitato, e tutti (palesemente i colpevoli) a fuggire spaventati lungo i corridoi del plesso sanitario con l’eco rimbombante della forte e decisa voce del frate. Anche il vice commissario dell’unica ASL salernitana, Walter Di Munzio, dovrà fare i conti con lui, e si annunciano vere scintille. Il rischio per i politici, compreso il sindaco Gravagnuolo, di fare una figuraccia è molto concreto; con Fra Gigino non si scherza e lui non scherza perchè sa che la politica è pericolosamente contaminante. Sull’onda di un consenso popolare senza precedenti può fare e dire di tutto. Per chiudere, ritorno alla domanda iniziale: siamo di fronte ad un Masaniello o ad un semplice agitatore di folle? Probabilmente nè l’uno, nè l’altro. Fra Gigino è semplicemente un uomo, un frate con le idee chiare che trae la sua forza prorompente dalla gente che lo ha sempre sostenuto nelle sue incredibili battaglie.