Betancourt: la negazione dell’immagine 2008

Aldo Bianchini

Nel corso di un anno ci sono personaggi che colpiscono, in negativo o in positivo, l’immaginario collettivo della gente comune delle cui fila mi sento onorato di far parte. Ebbene per me l’immagine assolutamente negativa del 2008 è rappresentata da Ingrid Betancourt, quella “signora” filo francese che è stata tenuta prigioniera dai guerriglieri colombiani per circa sei anni e che è stata liberata nel corso del mese di luglio del 2008. Betancourt era stata capace dalla prigionia di risvegliare le coscienze del mondo intero che, all’unanimità, si era schierato pro-liberazione della bella-intelligente e colta controrivoluzionaria, La Francia e l’Italia, in special modo, in questi anni si erano impegnate nella promozione di comitati per la sua liberazione profondendo anche molti capitali per alcune centinaia di milioni di euro. Come spesso accade chi viene liberato deve scegliere la sua prima uscita e la Betancourt, con grossa delusione per il nuovo governo Berlusconi, scelse la Francia dove approdò appena qualche giorno dopo la liberazione, accolta con tutti gi onori riservati ad un capo di stato (e la Betancourt non lo è e, credo, non lo sarà mai) alla presenza del presidente Sarkosy e della sua bella Carla. Conferenze, ricevimenti, tribune d’onore sia per Lei che per tutta la famiglia; l’immagine della Betancourt sembra svettare verso limiti inarrivabili per tutti quando, all’improvviso ed in maniera imprevedibile, arriva la caduta di stile clamorosa ed ingiustificabile. Proprio nel giorno del secondo anniversario della vittoria nei campionati del mondo di calcio dell’Italia contro la Francia la Betancourt trova il modo per mandare in frantumi tutto il castello che, forse, immeritatamente le avevano costruito intorno. In una intervista alla televisione di stato francese dichiara che Zinedine Zidane aveva ragione nel prendere a testate il nostro difensore Marco Materazzi. Al di là dell’opinione personale che ognuno di noi può avere su quell’accadimento mi chiesi subito ed ho continuato a chiedermelo in questi mesi come era stato possibile che una persona sulla soglia di uno strepitoso successo avesse, con poche parole, buttato alle ortiche tutto quello che probabilmente di buono aveva costruito nei lunghi anni di prigionia. A che pro? Evidentemente non c’era un “pro” e la Betancourt con quella dichiarazione si era tolta una maschera non sua. Nell’immediatezza del fatto pensai anche perchè quasi nessuno aveva reagito bruscamente a quell’insulso vomito della ex prigioniera che, in un colpo solo, aveva mortificato un popolo ed un governo che tanto si erano prodigati per Lei. Poi ho capito che con il passare dei mesi aveva vinto la “democrazia” e che la Betancourt aveva perso una delle battaglie più importanti della sua vita e stava lentamente, ma inesorabilmente, uscendo dalla considerazione della gente fino ad essere, oggi, quasi dimenticata e lasciata in balia di se stessa. Le auguro, da italiano, un ruolo di secondo o terzo piano nella vita socio-politica della Colombia; solo così forse imparerà a gestire meglio se stessa e la propria immagine.