Castel San Giorgio: presepe artistico alla Congrega

Anna Maria Noia

Fino al termine di gennaio 2018, alla congrega dell’Immacolata di Castel S. Giorgio, è visitabile – nei giorni festivi – il significativo presepe allestito da due artisti del territorio: si tratta di due amici, mai invidiosi (stranamente, in quanto molti protagonisti delle Belle Arti sono competitivi tra loro) l’un dell’altro – Alfonso Vitale e Vincenzo Avagliano. Entrambi originari di Cava de’ Tirreni, anche se Avagliano – accolito e dal carattere tra il pragmatico e lo spirituale – da qualche tempo risiede a S. Giorgio. Tutti e due amano sia la solidità della tradizione che l’innovazione delle moderne tecnologie, e intendono utilizzare i più recenti ritrovati tecnologici per dar sfogo alla propria fantasia. L’estro, il genio. La confraternita è antichissima: la sua fondazione risalirebbe al 1685. Moltissimo tempo prima della proclamazione del dogma, avvenuta per mano di papa Pio IX nel 1854. Il presepe è invece volutamente “giovane”. Un elaborato a quattro mani, della misura di 1,80 x 2,40. L’opera fa parte di un pannello più grande (5 metri per 15), la cui (altra) metà è stata portata ad Aiello/Campomanfoli – due vicinissime frazioni di S. Giorgio – allo scopo di far vivere lo spirito natalizio (e non solo) anche lì. Le due parti sono complementari, come due puzzle che combaciano, si intersecano tra di loro pur “lontane”. Interamente, rappresentano tutta la gamma dell’arcobaleno e – per tutte e due – il senso della Luce è il tema dei due elaborati. La luce, il bianco, accoglie i colori. Il nero li nega. Soprattutto per quanto riguarda quello alla congrega, i colori – caldissimi: arancione, giallo intenso e soprattutto rosso – indicano il magma, l’utero femminile, le viscere della terra, il fuoco. Il concepimento della Luce (prologo del Vangelo di S. Giovanni) dalla Luce del grembo – pur virginale – di Maria. Un percorso dal grembo materno, fluido, fin verso l’alto e cioè al Paradiso. In alto, ecco le colombe di Avagliano (il resto, cioè il quadro sullo sfondo, è stato a cura di Vitale) – ritratte in movimento, come se spiccassero il volo, ideale, dal rosso della terra (vulcanica, come Demetra) e dell’utero femminile al Regno dei Cieli. Catarticamente, un concepimento. Dovuto allo Spirito Santo (le colombe lo simboleggiano, oltre a illustrare – iconograficamente – la purezza e anche il candore. Il serpente è invece metafora del Male ma anche della prudenza e della scaltrezza). Lo spirito si eleva sulla capanna contemporanea, americana – ai tempi guerreschi di Trump e, prima, dell’attacco alle Torri Gemelle. Come per un grattacielo, scheletro della contemporaneità. Sacralità antica, senso del sacro odierno. Questo – anche, tra molte cose – emerge dall’esposizione presepiale. Legata all’intimità e all’identità del Cristo; un crocifisso “a-temporale”, ciclico come la vita (la natura, le stagioni…). Le colombe di Avagliano, quattro sagome in materiale “povero” (di riciclo) quale il compensato, si staccano dal “brodo primordiale” prima del fatidico Big-Bang e creano una stretta relazione tra concepimento e annunciazione (al contrario di quanto si pensa).

I due autori non hanno inteso attuare una mera rappresentazione “classica” del presepe, bensì promuovere un’allegoria della natività. Della creazione – difatti il titolo di tutto l’allestimento è, per l’appunto, “Creazione”. Il mistero del Logos, del Verbo, è racchiuso in questo particolare lavoro. Il rosso del sangue è allegoria del sacrificio – perenne e continuo, memoriale più che memoria – di Cristo. La luce al neon, lungo l’asta su cui poggia una delle colombe descritte, intende – appositamente, è un effetto ricercato – attuare un colpo d’occhio (simboleggiante la Fede) tra straordinarietà e contemporaneità. Tutto deve essere dirompente, quale il Vangelo, la Parola di Gesù. Un messaggio, rivolto ai pastori e a noi, per dire: “Svegliatevi dal vostro torpore e uscite dalle tenebre”. Le lucine di Natale in un tubicino lungo l’asta, così biancheggianti, esaltano il miracolo della Fede. Dando nuovo volto, rinnovellando la possanza – fusione tra antico e attuale, Ieri Oggi e Sempre – di Maria e Giuseppe nella mangiatoia. I pastori – realizzati artigianalmente, moderni – sono quasi ad altezza e grandezza naturale. Alfonso Vitale e Vincenzo Avagliano collaborano con i membri della Confraternita, e con i parroci don Graziano Cerulli e don Gianluca Cipolletta. Tra i responsabili della confraternita, ricordiamo Gennaro Cibelli – hair stylist per uomo – e Gaetano Izzo