Chi è il cafone vero?

Claudio Di Mella

Quando ero ragazzo, mi davano del cafone gli spiantati di Morcone, molto meno a Santa Croce del Sannio, che pure frequentavo, perché i santacrocesi sapevano di esserlo proprio quanto lo ero io; a Napoli, ovviamente, quando cominciai a frequentarla, mi chiamavano cafone, perché non ero napoletano, ma questa non era un’offesa, perché i napoletani si danno del cafone anche fra di loro. È questione di vedere dove uno è nato, in quale quadrato della città. Poi si ribaltò la scena, e non mancò chi mi disse, a Salerno e altrove, che io ero un signore. Anche questa era una balla. Io signore non sono, come non lo sono gli altri, e non tengo ad esserlo. Dimenticavo di dire che la prima professoressa di scienze, che ebbi al liceo, mi chiamava cafone. Un giorno i miei compagni di scuola, grandi estimatori, le dissero: “Professoressa, perché dai del cafone a Di Mella?” E lei rispose: “Perché per me signori sono quelli che hanno i soldi”. Immediata fu la risposta: “Anche i ciucci come te”. Col tempo, però, le cose cambiarono: una signorina dell’alta Irpinia, peraltro molto bella, che prese a frequentarmi, mi ripeteva sempre, soprattutto a tavola, nei ristoranti: “Tu non puoi essere un plebeo, tu sei un nobile – lo deduco da come muovi le mani – da come siedi a tavola e da come usi la forchetta”. A me veniva da ridere, e lei insisteva: “Fai una ricerca genealogica e vedrai che qualche tuo antenato era un nobile”. Per dirla in romanesco, che è come dire in pecoreccio: “a me nun me ne po’ fregà de meno”. Ora però altre storie son venute a galla. Il sindaco di Salerno, l’On.le Vincenzo De Luca, in campagna elettorale, disse che due sue concorrenti “sgallettavano” per Salerno. Una delle due gli rispose chiamandolo cafone. Della cosa si impadronì il senatore Paravia, quello degli ascensori, del P.D.L., e subito rincarò la dose: “E’ un cafone, ma non è un cafone lucano”. De Luca è nato in Lucania e San Matteo lo ha fatto sindaco di Salerno e gli ha consegnato la città. Sentendo io che non era un cafone lucano e sapendo che era sindaco benvoluto di Salerno, subito obiettai: “Se non lucano, certamente è cafone salernitano”. Ma i salernitani se la presero e ricorsero ad altre distinzioni, ma restai della mia idea e non l’ho cambiata mai.

 

 

Un pensiero su “Chi è il cafone vero?

  1. Ricordo una scena vista a Roma. Un ragazzo e una ragazza (sicuramente romani) fuori da una pizzeria al taglio che sbocconcellavano e parlavano tra loro (anche a bocca piena). Poco più in là di qualche metro un altro ragazzo che consumava da solo la sua pizza. Passa una ragazza e gli grida: “a’ burinoooo!”. Cos’è che fa il “burino”? un qualcosa di impercettibile? Il cogliere al volo che non sei romano di Roma?
    Il termine “cafone” è di dubbio etimo stando allo Zingarelli e al Devoto-Oli. Termine buono per i linguisti ma la sostanza non cambia. Io preferisco associare al termine “cafone” un significato positivo pensando al primo esempio di “pulizia etnica” operata nel sud dai piemontesi. Cafone Lucano o cafone Calabro-Lucano fa poca differenza. La valenza negativa di un termine è nella bocca che ingiustamente discrimina e giudica.
    Cari saluti
    Joseph

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