Manteniamo la scuola libera

Ferdinando Longobardi

 La storia, la geografia, la filosofia, e le altre materie (magari anche la biologia) rischiano di non essere più strumenti di conoscenza e di indagine tendenzialmente obiettivi e neutrali, ma mezzi di propaganda ideologica, politica o religiosa (non insegna nulla il fondamentalismo islamico?), o magari capienti cavalli di Troia per l’introduzione nelle aule scolastiche e poi magari per l’imposizione in tutto il paese di quella subdola e pericolosa forma di controllo sociale dell’espressione e del pensiero che va sotto il nome di politically correct, e che già attualmente nelle scuole americane fa discutere, ad esempio, sulla legittimità di presentare la teoria darwiniana dell’evoluzione agli studenti in nome di un preteso rispetto delle convinzioni delle minoranze fondamentaliste cristiane. La storia, ad esempio, non deve insegnarci le regole della convivenza sociale più di quanto non ci insegni a trasgredirle o a cercarne delle altre: ciò dipende semmai dal modo in cui ciascuno la interpreta o la utilizza. La storia, se non è ancora una disciplina con pretese di scientificità e non un’educazione civica mascherata, non può e non deve essere finalizzata a trasmettere determinate regole o messaggi etici. Se c’è un pregio della scuola italiana, nei confronti specialmente di quella di altri paesi né lontani né poco importanti, è il suo essere ancora ideologicamente e culturalmente libera e non uniformata. I singoli insegnanti possono, è vero, possedere delle proprie opinioni e magari anche cercare con onestà di trasmetterle, ma non c’è un’opinione, un’ideologia, una concezione etica o religiose generalmente dominante. Il rischio è che si stia cercando di spianare la strada a un  impoverimento culturale generale, a uno schiacciamento della prospettiva storica, a una supina accettazione dei codici e dei comportamenti prevalenti, e quindi, in una fase immediatamente successiva, all’affermazione prima di una scuola “etica” e poi, magari, di uno Stato “etico”. Se la qualità e la quantità della cultura si accompagnano infatti a un regime di libertà e di progresso, il loro contrario può preparare l’avvento di un totalitarismo che si preannuncia tanto più forte ed inesorabile quanto più capillari e potenti sono gli strumenti tecnologici di cui oggi dispone. Insomma la scuola diventerebbe come un corpo senz’anima: avrebbe membra, voce, mezzi materiali e tecnologici sofisticatissimi, e non saprebbe a qual fine rivolgerli. Non avrebbe più contenuti, e dunque potrebbe essere riempita da qualsiasi contenuto. Sarebbe facile terreno di conquista di ogni conformismo, di ogni oscurantismo, di ogni operazione consumistica. Cassa di risonanza del già esistente, dell’opinione dominante o, in alternativa, del soggettivismo più sfrenato e anarchico.

Un pensiero su “Manteniamo la scuola libera

  1. E’ uno scandalo la scuola pubblica italiana. E’ una otganizzazione uniformata eccome, dove si insegnano menzogne e si capovolge totalmente la realtà dei fatti in riferimento agli eventi nefasti che videro il Regno delle Due Sicilie attaccato e invaso dal Piemonte nel 1860. Altro che unità d’Italia, furono attacchi ed eccidi, un ladrocinio continuo che ancora oggi risponde a quegli indirizzi e che, non a caso, vede due Italie perfettamente in atitesi economicamente. La scuola pubblica italiana va riformata, non è credibile in quanto menzognera!!!!

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