La Madre di Dio della Porta di S. Salvatore De Birecto di Atrani

1° Gennaio: festa della Madre di Dio.  Il dogma della maternità divina della Vergine Maria fu proclamato nel 431 d.C. ad Efeso, città dell’attuale Turchia in cui si parlava greco da secoli.  Da allora in quasi tutte le loro icone le Madonne bizantine  hanno a sinistra del loro capo aureolato le lettere MP e a destra le lettere Y, digramma abbreviazione dell’espressione greca  MHTEP EOY che significa Madre di Dio.  Tra le tante icone con queste lettere,  diffusesi anche in Italia meridionale, c’è quella sulla porta bronzea realizzata a Costantinopoli nel 1087 a spese del nobile atranese  Pantaleone  Viarecta per la chiesa di S. Sebastiano del suo paesino,  oggi comune autonomo ma allora  parte della città di Amalfi. La porta fu spostata poi in tempo imprecisato alla chiesa più importante di Atrani, S. Salvatore de Birecto. Nel 1087 Atrani e tutta la costiera amalfitana erano da poco tempo sotto il dominio di Ruggero Borsa, figlio di Roberto il Guiscardo, il conquistatore normanno della Divina Costa. Sebbene frenati dai normanni nei loro rapporti con altre città del Mediterraneo gli Amalfitani continuarono ad avere però forti legami con esse, soprattutto con Costantinopoli.  La porta di S. Salvatore de Birecto segue altre 4 porte bronzee fatte costruire a Costantinopoli, prima della conquista normanna della Divina Costa, dai ricchi mercanti amalfitani della famiglia Comite: quella per la cattedrale di Amalfi, del 1057, quella per l’abbazia  di  Montecassino, del 1066, quella per  S. Paolo fuori le mura a Roma, del 1070 e quella per il Santuario di Monte S. Angelo sul Gargano, del 1076. Precede inoltre di poco più di un decennio quella della cattedrale di Salerno fatta costruire, sempre a Costantinopoli, dal nobile salernitano Landolfo Butrumile.  Restaurata nel 1990 da Sergio Angelucci l’ho ammirata al Museo Diocesano di Salerno nell’estate 2009 quando vi restò in esposizione, reduce dall’ esposizione a Londra, tra i manufatti della mostra Byzantium    (tenutasi dall’ottobre 2008 al marzo 2009). Qui era stata osservata da ben 340.000 visitatori. Non mi è stato possibile fotografarla ma mi è stato donato un disegno fedele  riproduzione della stessa.  Dal giugno 2010 è tornata in S. Salvatore de Birecto di Atrani. Questa porta è formata da 24 formelle delle quali solo le quattro centrali recano, ognuna, una figura sacra ageminata. La prima di esse, in alto a sinistra, è quella con la figura della Madre di Dio nella postura della Aghiosoritissa.  A figura intera (l’Aghiosoritissa può esser però anche a mezzobusto), è di prospetto ma con le braccia e le mani rivolte a sinistra in atteggiamento di supplica. E’ una donna che, consapevole del suo potere di intercessione derivatole dall’ esser Madre di Dio prega per tutti gli uomini, in particolare per il committente della porta bronzea sulla quale è raffigurata. L’immagine che è nella formella a lato è quella del Cristo Pantocrator.  La prima raffigurazione dell’Aghiosoritissa fu eseguita nella chiesa costantinopolitana della Chalcoprateia, eretta dall’imperatrice Pulcheria per custodire la cassa che si diceva contenesse  un’insigne reliquia della Madonna, la cintura con cui durante la sua vita fermava la sua lunga veste.  Aghiosoritissa è parola greco-bizantina che significa  santa cassa. Aggiungo che è un po’ errato chiamare bronzee le porte fatte costruire a Costantinopoli, come ho fatto anch’io finora.  In realtà erano di oricalco, una lega di rame e stagno ma anche di zinco e piombo. Questa lega dava un luminoso colore dorato alle porte, simile al fondo oro dei mosaici bizantini che significava, come nei mosaici, lo splendore della Gerusalemme celeste nella quale vivevano il Cristo, la Vergine e i santi sulle porte e nei mosaici raffigurati. L’effetto col tempo è venuto meno  per la formazione di ossidi di rame o di carbonati, cloruri e solfati di rame. Nella porta di Atrani sotto la figura della Vergine c’è la formella con la figura di S. Sebastiano, sotto la figura del  Cristo c’è la formella con la figura di S.Pantaleone. Entrambi questi santi hanno, insolitamente soprattutto per S. Sebastiano, sontuosi vestiti bizantini.  Non si smette mai di scoprire quanta Costantinopoli c’è in costiera amalfitana.                                                                      

Maria Rosaria Adinolfi