Quale la validità degli orientamenti scolastici?

Salvatore Ganci

L’accezione comune di “orientamento scolastico” risulta ancora, al presente, l’intervento presso le classi terze delle Scuole Medie di Docenti della Scuola Media Superiore al fine di presentare le caratteristiche principali dei corsi di studio superiori. L’accezione suddetta si traspone negli ultimi due anni di Scuola Media Superiore per una presentazione dei vari Corsi di Laurea. Il termine “orientamento” può pertanto avere il sapore di un abuso di linguaggio. Anziché limitarsi a presentare un quadro informativo oggettivo (quali le finalità dell’Istituto, esprimere le predisposizioni per una frequenza proficua, le difficoltà maggiori di studio) la realtà di una “scuola di mercato” (decremento di iscritti = problemi di Docenti soprannumerari) spesso mistifica la comunicazione in nome della finalità di “avere maggior numero di iscritti”. Molti studenti (peraltro con un profitto medio buono nella Scuola Media) prendono coscienza di “avere sbagliato scuola”. Nella migliore delle ipotesi si trascinano fino al diploma e, non emergendo per “titoli” non riescono a realizzare quelle che sono legittime aspirazioni, e tutto per un errore di percorso. L’orientamento ai corsi di Laurea presenta le stesse caratteristiche. Al momento di redazione di questo scritto, qualunque orientamento è discriminato dal concorso di ammissione a Facoltà a numero chiuso. Rimangono i corsi di Laurea che, nella pratica non forniscono sbocchi che per pochissimi. E’ il caso di tutti i corsi di Laurea della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dove lo sbocco “naturale” rimane l’ambito della Ricerca. Corsi di Laurea, questi,  che per carenza di Iscritti hanno ricevuto la cura particolare del “Progetto Lauree Scientifiche”. Spesso è il Docente di Scuola Media il migliore o il peggiore “orientatore” e l’orientamento (pilotato) avviene in sede di colloquio con i genitori o per comunicazione diretta. Nell’esperienza di 26 anni di Liceo, spesso tali valutazioni sono state infondate o, in alcuni casi, sono intervenuti cali di motivazioni nell’arco del primo biennio. In qualche caso accertato, un non felice rapporto o incomprensioni radicate con un Docente del biennio. In questa ultima situazione il fattore della “comunicazione” ha giocato un ruolo rilevante. La situazione peggiore è quella di scegliere la Scuola Media Superiore per la comodità della Sede e in questi anni il florilegio delle “sperimentazioni” hanno favorito il fenomeno. Così la presa di coscienza che il Liceo Scientifico differisce non poco dal Liceo Scientifico Tecnologico può rendere più difficoltoso un orientamento successivo che avrebbe richiesto una formazione culturale con maggiore apporto del fattore culturale umanistico. La nascita delle “sperimentazioni” (bilinguismo, P.N.I., progetto Brocca, Licei “tecnologici”) ha rappresentato “ufficialmente” un ampliamento del Piano dell’Offerta Formativa. In realtà la nascita delle “sperimentazioni” ha rappresentato un escamotage per evitare situazioni di soprannumero o problemi di conservazione di una lingua straniera diversa dalla Lingua Inglese ormai di base nella Scuola Media Inferiore; così tutta la trasbordante offerta formativa è avvenuta sostanzialmente per motivi estranei alla Didattica. Tra gli svariati effetti del ’68 vi è stata la Legge 11 novembre 1969, n. 910. La ratio di tale Legge “liberalizzante l’iscrizione a qualunque corso di Laurea” è quella di considerare qualunque Scuola Media Superiore di durata quinquennale “equivalente” ai fini “formativi”. In altri termini qualunque Scuola Media Superiore è ritenuta fornire un background culturale proficuo per qualunque Corso di Laurea anche se l’atto formale dell’Orientamento sarebbe stato quello espresso e formulato dalle Commissioni d’Esame di Maturità. Tale Legge ha fatto sì che allievi del Liceo Socio-Psico- Pedagogico si iscrivano a Corsi di Laurea richiedenti una buona formazione generale (umanistica e/o scientifica) e non una formazione specialistica di livello intermedio fortemente incentrata sulla Pedagogia e sulla Psicologia con una “perdita di valore”, al lato pratico, per le altre Discipline di studio. La stessa considerazione vale per il Liceo Scientifico Tecnologico dove si ripete una svalutazione di alcune Discipline formative sotto il profilo culturale. Così, nei vari Corsi di Laurea di Ingegneria si assiste ad una profusione di voti dal 18/30 al 22/30 agli esami di Analisi 1e 2 e, soprattutto agli esami di Fisica 1 e 2. Tali voti innescano un circolo vizioso che salvaguarda l’esistenza stessa dei corsi da un lato e crea di fatto fallimenti professionali del “neo-Ingegnere” quando avrà faticosamente superato gli sbarramenti dei corsi un  tempo detti “propedeutici”. La “riforma” del Ministro Gelmini (ancora in essere) risolve fondamentalmente qualcosa? A mio umile avviso no: se “Liceo” è un termine che indica un corso in grado di consentire l’iscrizione “fattiva” a qualunque corso di Laurea, allora l’esistenza di sei Licei ciascuno con margini di elasticità nell’offerta formativa non cambia assolutamente nulla rispetto al caos delle sperimentazioni mini e maxi. Sarebbe sufficiente un unico Liceo ben studiato e strutturato con una offerta formativa equilibrata tra fattore culturale umanistico e fattore culturale scientifico. Un Liceo “classico” con maggiore incidenza del settore Fisico-Matematico sarebbe una ipotesi che molti Colleghi troverebbero condivisibile. Ma qualcuno a Viale Trastevere ha mai considerato l’esperienza e il parere degli Insegnanti? O, se vogliamo a tutti i costi sei Licei e una formazione culturale “specializzata” nella fase intermedia, allora andrebbe abolita la Legge 910 del 1969, Legge varata sull’onda di un ’68 che ormai è Storia. Come Docente mi pongo anche un quesito che non mi sembra proprio mal posto: “orientare” non è forse un’opera di maieutica affinché lo studente scelga ciò per cui si sente intimamente propenso? Allora nessun Docente e nessun orientamento attuale è in grado di “orientare” specie quando il condizionamento familiare è capace, con le migliori intenzioni, di causare il male dei figli.