La Voce e la Vita della Chiesa: Epifania del Signore Gesù Cristo
Diac. Francesco Giglio
“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti a adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te, infatti, uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (cfr. Mt 2,1-12).
Epifania vuol dire “manifestazione” nota anche come Teofania nelle tradizioni cristiane orientali, è una festa cristiana che celebra la rivelazione (teofania) di Dio incarnato come Gesù Cristo. La Santa Chiesa istituì questa festa per commemorare la triplice manifestazione di Gesù: come Dio, facendosi adorare dai Magi; come uomo, ricevendo il Battesimo da San Giovanni; come operatore di miracoli, cambiando, alle nozze di Cana, l’acqua in vino. Oggi però la liturgia ricorda in modo tutto particolare la prima manifestazione di Gesù come Dio, con l’adorazione dei Magi. Per meglio entrare in questo grande mistero, vogliamo insieme percorrere la strada della comprensione analizzando i luoghi, le persone e le parole usate dal nostro Patrono ed Evangelista San Matteo, così come di seguito suggerito.
In questo mondo ci sono molti luoghi, ed ogni luogo nasconde tante cose, storie, arte, fatti, leggende e persone. Noi vogliamo invece restringere il campo e trovare il luogo che ci interessa. Per questo ci spostiamo ed andiamo in Palestina. Ci sono molte cose in questo luogo: c’è un luogo materiale che è Gerusalemme, poi ci accorgiamo che non è neanche Gerusalemme la località che ci interessa. Noi andiamo alla ricerca del luogo dove nasce Dio e dove lo possiamo incontrare. Il primo luogo è certamente quello della ricerca, è quell’inquietudine che ci spinge ad andare, come i Magi. È quel vedere le stelle senza accontentarsi di quello che si vede, ma guardare che cosa c’è oltre. Poi c’è quel cercare, quell’indagare, quel camminare che ci porta fino a Gerusalemme. Ma non è ancora lì che Dio nasce. La domanda fondamentale è trovare dove nasce. Dal punto di vista letterario la domanda fondamentale del testo è: dov’è nato il Re dei Giudei? È interessante notare che queste stesse parole: “il Re dei Giudei”, le troviamo anche sulla Croce. Nello stesso tempo scopriamo che c’è un altro re: Erode, re della Giudea. È molto importante questa differenza. Per i Magi, Erode non corrisponde a ciò che cercavano. Infatti, cercavano altro, perché avevano visto la sua stella. Che cosa sia questa stella non si sa. Certamente è una stella teologica. Ha un significato teologico, poi se sia la cometa di Hallen, o la congiunzione tra Giove e Saturno, o altro, tutto può darsi. I Magi erano scienziati, filosofi e teologi. La stella dice che bisogna andare oltre quel che hanno trovato: oltre la loro scienza, oltre l’Oriente dov’erano, oltre Gerusalemme, oltre Erode… E si domandano dov’è nato, perché sono sicuri che è nato, lo sentono. L’uomo che cerca Dio lo cerca perché lo sente. Però il problema è trovarlo. All’udire queste parole il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. I Magi dicono di aver visto la stella e sono venuti per adorarlo. Questo è il movimento della fede: non basta vedere, bisogna muoversi, andare verso Dio. Essi dopo essersi mossi, andarono, interrogarono, camminarono ancora, perché il loro fine era “adorare”. Questo è il cammino della fede. All’ascolto delle parole dei Magi, Erode resta turbato, come tutta Gerusalemme. E allora c’è il grande consulto di Erode con tutti gli intellettuali, gli Scribi, i sommi Sacerdoti, per sapere bene dov’è nato il Messia. Vale la pena di riflettere, davanti alla nascita del Messia, sull’atteggiamento dei Magi e quello di Erode. C’è chi cerca per adorare e si muove per questo, c’è invece chi fa accuratissime ricerche, usando bene anche la Scrittura, ma poi tutto si ferma lì. Erode non può adorare, perché non vuole un altro re. Non è disposto a cambiare i suoi criteri di valore. Così dicasi per i sommi sacerdoti: sanno tutto, ma non sono disposti né a camminare né a cambiare. Così come oggi molti leggono la Scrittura e la trovano interessante, fanno anche dell’esegesi molto esatta, come appunto Erode, i Sommi Sacerdoti e gli scribi. Poi restano lì e non si muovono. Sul luogo in cui doveva nascere il Messia gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”. I Magi, usando la loro ragione, capiscono che la risposta viene loro dalla Scrittura. La Scrittura è appunto la Rivelazione di Dio, dice che cosa Dio ha promesso al suo popolo, come lui vede la nostra storia; ecco che la ragione si accosta alla Rivelazione e la interroga. La fede dice alla ragione quel che c’è. Ti dice dove cercare e cosa fare. Una volta avuta la risposta troveranno Betlemme che è piccola, ma andranno via subito anche da lì. Per cui il problema non è più del luogo, ma è quello dell’atteggiamento, che deve essere come quello dei Magi. Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. I Magi, udite le parole del re, partirono e andarono. Ed ecco la stella che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Entrati nella casa videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Ora vediamo il luogo dove lui è presente. Dove è nato. Innanzitutto, si dice: provarono grandissima gioia. Il luogo dove Dio è presente è la gioia. La gioia è il segno della presenza di Dio. Solo Dio può dare gioia. Altre cose ti potranno dare piacere. Dio ti può dare gioia anche nella prova, anche nel dolore, anche nella morte. E per questo il più grande lavoro spirituale è quello di vedere dove sta la gioia, di vivere costantemente nella gioia, cioè alla presenza di Dio. Videro il bambino e sua madre e si prostrarono per adoralo. La parola adorare, anche in italiano, come in greco, vuol dire “portare alla bocca”, cioè baciare. È l’oggetto del desiderio: Dio è presente dove è amato. Sant’Agostino dice:” che l’anima è più presente dove ama che non nel corpo che anima”. E allora se tu ami sei presente in Dio e Dio è presente in te e nasce in te. Dio è nel tuo cuore mentre tu ami. Questo fanno i Magi. San Pietro attraverso la sua lettera ai pagani convertitisi al cristianesimo ci dice: “ma voi siete fortunati, perché voi lo amate pur senza averlo visto!”. Il Comandamento è amare Dio con tutto il cuore perché, Dio è e nasce nel cuore di chi lo ama. Non soddisfatti di adoralo, offrirono in dono oro, incenso e mirra. L’oro rappresenta i beni concreti, le cose; l’incenso i beni spirituali, lo spirito; la mirra è un lenimento contro le ferite. Offrono che cosa? Ciò che hanno e ciò che sono. Quindi nei Re Magi è rappresento tutto il cammino della fede che percorreremo nel Vangelo. Infatti, le parole:” dov’è nato, perché lo possiamo adorare”, era il fine ultimo dei Magi. L’uomo è fatto per questa comunione di vita con Dio. E dove l’uomo ha questo desiderio e questo amore, lì Dio nasce ancora oggi. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno nelle loro terre e nella propria patria. I Magi simboleggiano il nostro essere presenti nel mondo. Dopo questi fatti non si ritirarono altrove o nel deserto, ma tornarono nel loro paese, a casa loro, vivendo come fanno tutti gli altri consapevoli, però, di aver trovato il Signore della storia, di averlo adorato, baciato e di avergli aperto il loro cuore. Vissero sicuramente una vita normale ma con la profonda gioia di aver non solo trovato il luogo ma anche di avere incontrato il “re dei re”.
Il Vangelo di oggi ci invita ad usare la nostra ragione, a camminare, ad interrogarci, ad accostarci alla Sacra Scrittura per incontrare Lui che è la vera gioia.
In ultimo e non per ultimo ci dice: ”State molto attenti anche quando leggete la Parola di Dio, usate pure tutta la ragione, guardatela bene in lungo e in largo, rendetevi conto, poi dopo quando proverete una grandissima gioia, scoprirete dove è nato, e allora vi prostrerete, lo adorerete e gli aprirete il vostro cuore”. In ogni lettura della Scrittura deve avvenire questo se vogliamo per davvero incontrare e adorare il Signore Gesù.