Vallo di Diano: delitto Cecchettin, Se non ora quando su commento on. Matone a Rai 1

Vallo di Diano: delitto Cecchettin, Se non ora quando su commento on. Matone a Rai 1

Il comitato Se non ora quando -Vallo di Diano esprime viva riprovazione avverso le parole della on. Simonetta Matone (Lega), pronunciate durante la trasmissione televisiva di Rai Uno, Domenica in, parole a commento della drammatica vicenda culminata nel femminicidio di Giulia Cecchettin. La parlamentare leghista ha affermato: “Io non ho mai incontrato dei soggetti gravemente maltrattati, gravemente disturbati che avessero però delle mamme normali. Non ne avevano. Vuol dire prendere le botte dal padre e non reagire, fare vivere il figlio in un clima di terrore e violenza e fargli credere che tutto questo è normale, non ribellarsi mai, subire ricatti di tutti i generi e imporre questo modello familiare al proprio figlio che lo perpetrerà.
Perché i maltrattamenti familiari sono una catena di Sant’Antonio.”.
Immediatamente ad ascoltare tali parole ci siamo chieste cosa l’ex magistrata abbia voluto fare intendere. Un’ interpretazione logica delle frasi indurrebbe a pensare che le madri di uomini violenti siano responsabili indirette degli abusi dei figli aggressivi, perché non sono state capaci di reagire alle sopraffazioni perpetrate nei loro confronti dai mariti. Se così fosse riteniamo necessario sottolineare la gravità di tali affermazioni, perché si configurano come colpevolizzanti nei riguardi delle madri degli autori di violenza maschile sulle donne.
Difatti tali parole costituiscono un palese esempio di cosa sia il Victim blaming, quel fenomeno per il quale la vittima di abusi familiari viene fatta sentire parzialmente o interamente responsabile di ciò che le è accaduto, con la conseguenza che la vittima stessa va ad auto colpevolizzarsi delle violenze perpetrate nei suoi confronti da un uomo maltrattante. Nel caso del femminicidio di Giulia Cecchettin, applicando il teorema della on. Simonetta Matone ne conseguirebbe che il figlio Filippo Turetta ha causato la brutale morte della giovane donna perché la madre dell’assassino non è una “mamma normale”.
Alla parlamentare della Lega, laddove ci fosse consentito, vorremmo dire quanto faccia male alle donne un ragionamento come il suo, che non permette di distinguere tra colpevole e vittima. Le donne italiane abusate in famiglia sono stanche di essere vittime per due volte, di salire sul banco degli imputati perché colpevoli, quando vorrebbero solo essere capite per i soprusi e le violenze che subiscono. Alla Rai, emittente radiotelevisiva pubblica, che ha consentito alla parlamentare leghista di pronunciare quelle parole senza alcun contraddittorio al proposito, invece diremmo, sempre che ci
sia consentito, che i soldi dei contribuenti pubblici dovrebbero essere spesi in maniera migliore. Non solo in nome delle sopravvissute alle violenze familiari, ma anche per onorare la memoria di Giulia Cecchettin, che non meritava proprio siffatto palcoscenico televisivo.