Giornata disabilità, tra impegni da prendere e retorica da abbandonare

Giornata disabilità, tra impegni da prendere e retorica da abbandonare
 Dirigente Scolastico Michele Cirino
Bisogna investire in assistenza e combattere le discriminazioni. Un cammino ancora molto lungo da compiere
Oltre l’handicap: le diversità
Nella storia dell’uomo la conquista dell’uguaglianza ha rappresentato un cammino accompagnato da desideri, rivendicazioni, lotte, idealismi ed ideologie.
La conquista dell’uguaglianza nel nome della libertà, dell’indipendenza e della fratellanza fra uomini di status diverso, ha portato allo sviluppo della civiltà verso la rivendicazione della dignità umana quale valore politico legato al diritto all’esistenza.
E’ proprio in nome della conquistata uguaglianza che oggi si parla di diversità come dimensione estremamente intrinseca e valoriale che rivendica il diritto ad essere diverso in nome di una unità di diritti doveri che è propria di ogni uomo e ogni cittadino.
Oltre l’handicap, dunque, vi è l’accettazione della diversità.
La scuola ha scoperto che la pluralità (diversità di stili cognitivi, culturale, sociale…) va assunta come risorsa pedagogica.
Tutto il movimento emigratorio, già in atto in altri paesi, ma in Italia solo da poco tempo in misura così elevata, ha consentito di fare i conti soprattutto con modalità nuove di approccio a situazioni, idee, convenzioni.
Si assiste, quindi, al cambiamento dell’idea di cultura, non più da intendersi solo come salvaguardia di un’identità culturale affermata e conservatrice, ma come tessuto di relazioni con gli altri gruppi presenti nella società.
In una dinamica osmotica tra conservazione, assimilazione, integrazione e dialogo, nasce una cultura che si riferisce alla mondialità come valore di progettualità esistenziale largamente compartecipata che riconosce il rispetto all’alterità a alla differenza.
Attenzione pure all’insidia che si nasconde dietro alla assolutizzazione della tolleranza: l’indifferenza verso coloro che ‘fanno fatica’ e in pratica sono lasciati ad arrangiarsi da soli. Non è questo che si deve perseguire: riconoscere le diversità deve significare “attribuire un eguale valore alle diversità”, in primis il diritto ad essere considerati, a realizzare se stessi, ad essere felici.
Riconoscere le diversità deve significare “attribuire un eguale valore alle diversità”.
La cultura e la civiltà, quindi, si riscoprono nella competenza ad “assicurare la crescita critica di personalità umane equilibrate e ad attribuire a ciascuna di esse le opportunità formative per esplicitare al massimo le proprie potenzialità”, verso la realizzazione del proprio progetto storico.
E’ chiaro che in un’ottica come questa, il processo di integrazione dei singoli individui, acquista nuova luce e si arricchisce di tutte quelle opportunità che fanno capo alla cooperazione ed alla collaborazione massima nella tensione continua della costruzione di un sé positivo e felice.