Gli odiatori

Gli odiatori
Giulio Caso
Non si nasce odiatore. Odiatore si diventa quando si confonde avversario con nemico. Ebbene, in queste condizioni, quasi sempre si perde.
È una tecnica usata, a volte, indegnamente, anche nello sport quando si dicono parole offensive all’avversario per farlo arrabbiare, per far crescere in lui odio. L’odio è collegato alla parte bruta del cervello e all’istinto. È un “stato d’animo” primordiale che non viene mediato dalla corteccia, by passa la ragione, la lucidità.
In queste condizioni si è svantaggiati e si sbaglia.
Come si vede è una tecnica antica, basta rileggersi l’Iliade. Eppure oggi è molto diffusa. Persone che hanno letto Orwell  cascano in questo vortice.  Perdono tempo ad odiare, sprecano le loro, pur notevoli, capacità pensando e ripensando ad uno stesso argomento, che poi li fa anche soffrire.
Osservandoli si nota una mancanza di controllo nervoso. Tremano di rabbia repressa. Hanno perso il gusto dell’ironia, la visione dell’orizzonte libero.
Faccio, spesso, l’esempio della Rai in riferimento al film “I due colonnelli”. Un paesello veniva occupato, alternativamente, da uno dei due eserciti avversari. C’era anche un altro esercito, assolutista, che, alla fine interviene, impone e tiranneggia. Questo fattore riporta i primi due contendenti ad essere più umani, a capire che con la sopraffazioni non si va da nessuna parte.
La Rai è anche quel paesello, mentre la sua utilità dovrebbe essere, solo, quella di essere al servizio del Paese aumentando il livello culturale dei cittadini.
Anche per questo,  deve ridursi, passare alla fiscalità generale, riprendere autorevolezza per essere seguita con fiducia. foto rai.it