Riflessioni su una Natività del Novecento
Prof. Antonio Adinolfi
In una vecchia rivista d’arte abbiamo trovato una Natività del pittore olandese Matthieu Wiegman del 1924, purtroppo in bianco e nero ( vedi foto). Si dovrebbe trovare a L’Aia, nel Gemeentemuseum. In quell’anno Wiegman apparteneva alla scuola di Bergen, una scuola di pittori definiti realisti a nucleo espressionista. La sua è una Natività tradizionale: c’è il bambin Gesù in una mangiatoia a forma di culla. Dietro la culla c’è la Madonna, in piedi, e san Giuseppe in ginocchio con le mani giunte. Sopra san Giuseppe due piccoli angeli. Ci sono poi tre pastori adoranti. Ciò che colpisce sono le mani di tutti personaggi. Sono grandi. I personaggi più che con i loro volti esprimono le loro emozioni con la postura delle loro mani. Solo la Madonna, S.Giuseppe e il Bambin Gesù hanno l’aureola, un perfetto cerchio bianco, dietro il loro capo. Wiegman è stato un pittore di nature morte e soggetti religiosi. E’ morto nel 1971. Durante tutto il Novecento in Europa si è festeggiato il Natale più o meno compostamente.
Certo, non tutti gli europei erano devoti credenti ma anche durante il Nazismo, che tanto rispettoso della Chiesa cattolica non era ( come si mostrava invece il fascismo ), tante audacie non c’ erano. Alla fine del novembre scorso l’Europa ha parlato di eliminazione del Natale. L’Europa, nella cui bandiera c’è la circonferenza di stelle che sono intorno alla Medaglia miracolosa! Noi non ce ne siamo affatto meravigliati. Parallelamente a una dissacrazione continua delle feste cristiane e delle figure importanti di questa religione vanno avanti, da più di un ventennio, tentativi di eliminarle ( proposte di rimozione di crocifissi da scuole, tribunali ed altri luoghi, divieti anche da parte di presidi che si dicono cattolici di far allestire presepi nelle scuole da loro dirette per non offendere la sensibilità di alunni e dei loro genitori appartenenti ad altre religioni, ecc., ecc. ).
E’ una Natività tradizionale – dicevamo – quella di Wiegman ed è anche una delle non molte del Novecento. In un articolo del settembre 2017 su Avvenire lo storico e teologo francese François Boespflug, tra i maggiori esperti di arte cristiana, rilevava come l’arte del XX secolo aveva dimenticato la fanciullezza di Cristo. Compresa un po’ la nascita – aggiungiamo noi – perchè in verità qualcosa in più sulla nascita si trova ( ad es. Le Natività di Barucchi Amey, Dalì, Arcabas), ma solo qualcosa. Dagli inizi del nostro terzo millennio ci è sembrato invece che le Natività siano aumentate e soprattutto quelle che vogliamo benevolmente etichettare come problematiche. Bisogna tuttavia cercare in internet << Natività >> o << Presepi blasfemi >> per avere un’ idea delle Natività artistiche dei nostri tempi. Ricordiamo qui solo un lavoro della fotografa Natalie Lennard intitolato “Birth Undisturbed” pubblicato da Roberto Saviano tre anni fa sulla sua pagina facebook che ha indignato non poco. Ultimo, ha indignato non poco un lavoro sempre fotografico che l’ influencer Riccardo Simonetti su un mensile tedesco ha pubblicato mostrandoci un San Giuseppe di colore ( e… fin qui nessuna contestazione ) con una Madonna, che è un trans con la barba, con Gesù Bambino in braccio. Mah. I trans non portano avanti gravidanze e non generano figli.
Talvolta hanno difeso il Natale esplicitamente o implicitamente persone da cui non ce lo saremmo aspettato perchè atee come J.P.Sartre autore nel 1940 del racconto Bariona o il figlio del tuono, in cui c’è una pagina in cui immagina la Madonna che parla con Gesù Bambino che ha appena dato alla luce che sembra scritta da un Padre della Chiesa, oppure da persone che, seppure forse in cuore credenti, certamente non sono fervidi praticanti, come V. Sgarbi che nel dicembre dello scorso anno attaccò il presepe del Vaticano, realizzato dagli artigiani di Castelli in Abruzzo, sostenendo che non c’entrava niente con la religione cattolica. Implicitamente ha difeso il Natale il cantautore Morgan nella sua “ Canzone di Natale “ del 2003 in cui appare dispiaciuto dal consumismo di questa festa in cui si distruggono pure alberi per vendere tanti alberi di Natale ( questa è la nostra interpretazione ). La prima strofa della canzone infatti dice << Per le strade tetre del quartiere un nuovo centro commerciale. Alberi che puntualmente giorno dopo giorno, vengono a mancare >>. E lo ha difeso implicitamente anche il vignettista comunista Vauro quando ha attaccato qualche anno fa, in un modo più sconvolgente di quanto lo abbia fatto alcuni giorni fa il vescovo di Noto, il personaggio Babbo Natale. Un’ eguale indignazione hanno suscitato le parole di Vauro e del vescovo di Noto. E che ? ci si inalbera più se si attacca la figura di Babbo Natale che le figure di una Natività problematica?