Il romanzo “ La leggenda dei 40 giorni”

di Carmine De Nardo

Maria Dolores Secco, veneta di neanche trent’anni, appassionata d’arte, ha iniziato a scrivere giovanissima, a soli sedici anni, appuntando su carta tutti i suoi dolori, le sue cadute, le violenze, i disturbi alimentari ma anche la sua spiritualità, la sua forza. Dopo le prime pubblicazioni in self il suo romanzo “La leggenda dei 40 giorni” è stato accettato dalla casa editrice Blitos. Il romanzo è una autobiografia sofferta, fatta di flashback, ricordi e memorie segrete di una vita difficile. Oggi Maria è sposata, ha una bellissima famiglia ma le sue battaglie non sono finite, ascoltiamo direttamente la sua voce.

Cosa l’ha spinta ad intraprendere la carriera di scrittrice?

Il bisogno di comunicare. Sono sempre stata una gran chiacchierona, ma quando si tratta di esprimere ciò che provo, sono molto introversa. La scrittura per me è come una valvola di sfogo, che mi aiuta a dare voce ai miei sentimenti, di qualsiasi natura essi siano.

Ha delle abitudini particolari durante la scrittura?

Scrivo principalmente di sera, quando riesco ad avere una pausa dalla confusione di una vita familiare decisamente “affollata”, essendo mamma di tre bimbi.

Ho sempre bisogno di un brusio di sottofondo, per cui solitamente accendo la musica, ma mai italiana, per non farmi influenzare dalle parole.

Che messaggio ha voluto lanciare con il suo libro?

Non bisogna mai arrendersi. Sembra banale, un concetto che tutti ripetono, ma si sa… tra dire e il fare, c’è di mezzo il mare. Io mi sono arresa tantissime volte, mi sono rialzata e ho ricominciato. Per me sentirsi dire “Non arrenderti!”, da chi si è arreso ma ha ricominciato, ha più valore rispetto a chi lo dice non essendo mai caduto.

Quando scrive un nuovo libro ha già tutta la storia in mente o la elabora strada facendo?

Ho sempre a grandi linee la trama in mente, creo una scaletta e sviluppo una bozza per ogni punto. Poi sviluppo le bozze e le unisco, e con poca sorpresa, il libro non segue mai la strada che avevo designato, come se i personaggi avessero vita propria e iniziassero a decidere per conto loro.

Come ha scoperto la sua passione per la scrittura? Come l’ha coltivata?

Non è stata una scoperta, ho scritto e basta.

Scrivevo ogni qualvolta ne sentivo la necessità. Ora è diventata una abitudine, e mi impongo di scrivere qualcosa ogni giorno, perché bisogna sempre migliorarsi.

Dove trova l’ispirazione per i suoi libri?

Ogni mio scritto, ha un fondo di verità. Prendo ispirazione da ciò che conosco e che vivo quotidianamente.

Come è cambiata la sua vita scrivendo?

Ho preso più consapevolezza di me stessa, di ciò che sono capace di fare con le mie forze, rimango sempre la mamma-casalinga, ma che la sera diventa scrittrice… o almeno, ci sto lavorando!

Ci parli del suo romanzo.

“La Leggenda dei 40 giorni” è un romanzo autobiografico, dove vi prendo per mano e cerco di mostrare ciò che ho dovuto affrontare.

Parlo chiaramente dei miei scheletri, senza vergogna, mettendo in discussione me stessa per prima.

In alcuni tratti può sembrare carico di rabbia, man mano che la lettura va avanti si va incontro ad un senso di accettazione, alla consapevolezza che nonostante gli ostacoli che la vita può riservarci, sta a noi rendere meraviglioso il nostro percorso.

Quali sono i suoi sogni nel cassetto?

Vorrei vivere della scrittura, e riuscire a trasformare uno dei miei romanzi in sceneggiatura per il cinema.

Progetti futuri?

Sto scrivendo un elogio alle donne: “9 Volte Me”, inoltre sto prendendo in considerazione di cominciare il seguito del romanzo “La Strega del Nord”.