Coronavirus: vaccino Johnson&Johnson, identikit, risultati clinici e tanta fiducia nella scienza

Federico Pio Fabrizio*

Una breve presentazione del vaccino Johnson &Johnson (della casa farmaceutica Janssen), approvato il 12 marzo dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) e successivamente dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) che sarà disponibile a giorni nel nostro Paese.

Si tratta di un vaccino monodose (conservato in frigo) che si basa sullo stesso meccanismo d’azione di AstraZeneca  e Sputnik: un vettore adenovirale (reso incapace di replicarsi) che infetta le nostre cellule e inserisce il DNA che porta l’informazione per produrre la proteina Spike di SARS-CoV-2. A tal punto, il sistema immunitario reagirà con la produzione di anticorpi verso la proteina Spike stessa (immunità umorale) e successivamente attivazione di linfociti T (immunità cellulo-mediata).

Si distinguono nella risposta del sistema immunitario rispetto ai vaccini a mRNA in quanto il DNA dovrebbe essere più stabile e permettere una produzione della proteina Spike più a lungo dell’RNA. Ma non solo. Generano una forte risposta immunitaria contro il vettore stesso: il sistema immunitario reagirà non solo contro la proteina Spike ma anche contro l’adenovirus.

Veniamo ai dati dei trial clinici in USA, Sudafrica e America Latina (coinvolti soggetti dai 18 anni in su) che sono molto confortanti. La somministrazione del vaccino ha dimostrato una efficacia pari al 67% verso la variante wild-type del virus e del 57% verso la variante sudafricana su 44.000 persone. Inoltre, previene le forme gravi della COVID-19 nel 77% dopo 14 giorni e 85% dopo 28 giorni dalla somministrazione.

Chiudiamo con una notizia che non deve creare allarmismo ingiustificato. Il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee – PRAC) dell’EMA ha avviato una revisione per valutare le segnalazioni di 4 eventi di tromboembolismo su 5 milioni di soggetti (meno di un caso su un milione) che hanno ricevuto il vaccino Covid-19 Janssen in USA. Al momento, non è stata confermata un’associazione causale tra la vaccinazione e queste condizioni patologiche. I numeri restano sempre a favore dei benefici. La farmacovigilanza continuerà a fare il suo lavoro con onestà e rigore scientifico, analizzando caso per caso nella tutela della salute di tutti.

Intanto, più di 180.000 dosi sono in dirittura d’arrivo alle quali si aggiungeranno altre 500.000 entro la fine del mese di Aprile. Buonissime notizie che potrebbero dare una sterzata decisiva alla campagna vaccinale. foto il meteo.it

*biologo ricercatore