Baronissi: Casa della poesia, nuova "rubrica"

2017 la nave spagnola Cantabria attracca al porto di Salerno con quattrocento migranti salvati nel Mediterraneo, a bordo anche 26 cadaveri di donne, “presumibilmente nigeriane” tra i 14 e i 18 anni, presumibilmente annegate: “il barcone è affondato e le donne purtroppo hanno avuto la peggio, in quanto soggetti più deboli”, si legge in un dispaccio dell’ANSA. Quel numero, il 26, diventa il titolo del poemetto di Giancarlo Cavallo: “26. Tribute to the twenty-six dead women“. Dice l’autore: “Se una voce nel cuore della notte, tra veglia e sonno, ti ordina di scrivere, non puoi fare altro che obbedirle. Così, quasi di getto, sono nate le prime due parti e poi, in una specie di trance, sono arrivate le altre. A me non è rimasto che il montaggio e il lavoro di lima. Mi sono anche chiesto se fosse giusto che io, maschio, bianco, agiato, parlassi per loro, donne, nere, spinte dal bisogno ad affrontare un viaggio che comportava un rischio mortale. Ma credo che siano state loro, dopo oltre due anni, quando il silenzio stava per richiudersi, come quel mare fatale, per sempre su di loro, ad avermelo chiesto. Quindi ho scritto per loro, che parlano per tutti noi, chiedendoci di restare umani”. Un canto, un corale, una cerimonia collettiva, un rituale laico. Il bellissimo testo di Giancarlo Cavallo, “26 – tribute to the twenty-six dead women”, diventato un libro della collana “fatamorgana” della Multimedia Edizioni, accompagnato dai disegni di Emanuela D’Andria (sua l’immagine di copertina) e dalla puntuale postfazione di Gianluca Paciucci, è dedicato alle 26 donne morte nel Mediterraneo e sbarcate a Salerno il 6 novembre 2017 e con esse a tutte le vittime della tragedia immane dell’immigrazione. Da questo straordinario atto d’amore, di compassione e d’accusa, abbiamo estratto questo “Rosario“, 26 grani neri e femmina di un rosario che il poeta vuole sgranare in preghiera laica e perciò religiosissima (Gianluca Paciucci).