Preghiera nel difficile momento del Coronavirus

don Marcello Stanzione

In questo tempo di emergenza a causa della pandemia del coronavirus, molti scoprono il desiderio di pregare.

Tutta la Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, è per eccellenza il libro della preghiera. Dal primo atto creatore di Dio nella Genesi fino all’ultimo grido orante della sposa nell’Apocalisse, si snoda nella Bibbia un dialogo costituito, da una parte, di parole e di opere di Dio e, dall’altra, di risposte dell’uomo.

In questo tessuto dialogico emergono i grandi oranti ed amici di Dio e le forme originali di rapporto con lui, sia individuali che collettive, che sono le grandi preghiere. In tutto l’Antico Testamento il libro dei Salmi, sintesi della preghiera di Israele, microcosmo di sentimenti umani e religiosi aperti verso Dio, offre al riguardo un esempio emblematico.

Nel Nuovo Testamento emerge la figura di Gesù, modello e maestro, che insegna ai suoi discepoli a pregare con l’orazione del Padre Nostro la quale sprigiona i sentimenti più nobili di un uomo nel suo rapporto orante con Dio. La comunità dei discepoli segue le sue orme e sotto l’impulso dello Spirito arricchisce l’esperienza di preghiera di Israele con nuovi sentimenti e nuove formule. Perciò la preghiera nella Bibbia è un fatto permanente, l’incontro con la storia biblica è inseparabile dall’incontro con un popolo che prega nella storia, anzi che prega la storia che vive.

L’uomo biblico prega perché Dio è entrato come salvezza nella storia dell’orante e del popolo cui appartiene; la preghiera della Bibbia è perciò comprensibile solo nel contesto dell’alleanza e in essa emergono quattro qualità essenziali:

1)     preghiera come esercizio di fede: la fede fa la preghiera e la preghiera nutre la fede;

2)     preghiera come incontro con Dio, il cui piano di salvezza presiede al mondo e alla storia;

3)     preghiera come risposta in seguito all’”auditus Dei”;

4)     infine, preghiera nel nome di Gesù al Padre nello Spirito Santo.

Nella Bibbia, pregare in “situazioni di grazia” significa convergere sulla storia perché è qui che l’uomo biblico vede per la prima epifania di tale grazia, cioè la salvezza come liberazione dal male e manifestazione definitiva del Regno di Dio. L’Orante biblico considerando la salvezza vista nel passato (=memoria) la invoca per il presente e per il futuro (=attualizzazione).

Molti che hanno una esperienza infantile della preghiera quando sentono dire preghiera, pensano subito a recitare delle preghiere o delle formule. Pregare certamente vuol dire anche chiedere. È una specie di preghiera istintiva.  Vi sono però numerosi equivoci alla base di tutto ciò che finiscono per falsare il rapporto con Dio. Vediamo alcune di queste falsificazioni:

۞   L’utilitarismo: la preghiera viene strumentalizzata quasi magicamente e porta a considerare Dio al mio servizio, a mia disposizione.

۞   L’altra falsificazione è quella che colloca questo tipo di preghiera nei momenti di emergenza della vita, nei casi drammatici, nelle situazioni gravi come appunto la pandemia del coronavirus. Si dimentica che il legame con Dio si inserisce nella quotidianità.

۞   La sfasatura più grande riguarda l’esaudimento. Se le richieste non vengono esaudite nei tempi e nei modi desiderati (o imposti) si finisce per abbandonare la preghiera o addirittura Dio. La preghiera di domanda deve possedere tre connotati essenziali, cioè deve essere:

Fiduciosa, ispirata, certamente esaudita.

Fiduciosa

La fede che sta alla base di ogni esperienza di preghiera, assume qui la dimensione della fiducia. Fiducia fondata su un Padre che ama le sue creature, si manifesta sensibile alle loro necessità, condivide le loro difficoltà. Stando così le cose la preghiera di supplica diventa superflua? No. La preghiera resta necessaria. Ciò che appare inutile è la presentazione di una lista minuziosa e interminabile delle nostre necessità. Dio non ha bisogno di essere informato puntigliosamente su ciò che occorre. Semmai gradisce essere informato sulla nostra fede-fiducia. Dobbiamo comunicargli la nostra esigenza più profonda: che Lui si dimostri Padre. Avere fede significa essere sicuri che Lui sa. Dio non si dimostra Padre eseguendo i nostri ordini. Dio è vicino, è colui sul quale si può contare, ma non è l’esecutore delle nostre domande, un “fattorino” delle grazie richieste. Non è lui che si deve rendere disponibile a tutto ciò che gli ordiniamo, siamo noi che con la preghiera ci rendiamo disponibili alla sua azione. L’opposto della fiducia è l’ansia, la pretenziosità, la petulanza.

Preghiera ispirata.

Cosa ci vuole dire S. Paolo. Senza lo Spirito, che prega dentro di noi “con gemiti inesprimibili” le nostre suppliche non arriverebbero mai al Padre, anzi, ancora più radicalmente, la preghiera sarebbe impossibile. Tre osservazioni importanti per poter capire Paolo.

  • La nostra preghiera troppo spesso fa dei calcoli eccessivamente meschini. Soprattutto la nostra preghiera non riesce sempre ad individuare le nostre vere necessità. Lo Spirito, perciò, più che “moderatore” è “istigatore”. Ci sollecita, ci incoraggia a esagerare, a chiedere sempre di più.
  • Di fronte ad un ostacolo, una difficoltà, un intoppo qualsiasi, abitualmente esigiamo che Dio provveda Lui, appianando il terreno, togliendo di mezzo quelle realtà spiacevoli. Non ci rendiamo conto che, invece, “è conveniente domandare” che il Signore ci dia il coraggio, l’intelligenza, la fantasia per affrontare quelle situazioni. ci faccia capire che la soluzione dipende da noi.
  • Lo Spirito deve “ispirare” la nostra preghiera, le nostre domande. Dovremmo avere il sospetto che se Dio ci esaudisse secondo i nostri gusti e non secondo i desideri dello Spirito, secondo i nostri progetti e non secondo i suoi disegni, avremmo da perdere più che da guadagnare.

Preghiera certamente esaudita.

Come mai, allora, parecchie nostre richieste vengono evase? Molti di noi, spesso, mugugniamo perché Dio non ci ascolta, non presta attenzione alle nostre suppliche, neppure a quelle urgenti e “necessarie”. Delude la nostra speranza, ci sottopone a interminabili anticamere e poi ci rimanda a mani vuote… Come conciliare la sicurezza dell’esaudimento, certificata dalle parole stesse di Gesù, con l’esperienza negativa che abbiamo accumulato a riguardo. Colui che prega evita di decidere da solo, ma si apre all’azione di Dio e si abbandona, non senza una lotta dolorosa, ad una forma di attrazione che determina in lui una trasformazione. L’oggetto della preghiera diventa allora secondario. Ciò che importa, prima di tutto, è la relazione con Dio.

In tal modo la preghiera trasforma il desiderio, che si modella sulla volontà del Padre, quale che sia. Infatti colui che prega aspira, innanzitutto, all’unione delle due volontà nell’amore. La preghiera di Gesù è stata esaudita con la vittoria sulla morte però passando attraverso la morte, non scansandola. Dio ci esaudisce sicuramente. Ma a modo suo. Secondo la sua generosità infinita di Padre. È a vantaggio nostro che il Padre non ci prenda letteralmente in parola. La preghiera esaudita è la preghiera che ci trasforma, che ci fa entrare nel progetto di Dio, ci inserisce nella sua azione.