Roma: un cuore rigenerato per Sammy Basso!

Maddalena Robustelli

Il sistema sanitario pubblico del nostro Paese ha potuto ascrivere a sé una nota di merito particolarmente significativa nel panorama scientifico internazionale. Difatti a Roma, presso il reparto di cardiochirurgia dell’azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini, nei giorni scorsi è stato effettuato un intervento mai prima d’ora al mondo  compiuto.

Il paziente operato è stato il ben noto Sammy Basso,  un ventitreenne affetto da una patologia rarissima, la progeria. Tale malattia genetica comporta un invecchiamento alquanto precoce dei soggetti da essa colpiti, con effetti devastanti sul loro organismo. Al punto tale che ne risulta ridotta in maniera più che notevole l’aspettativa di vita, attestandosi ai primi decenni nella stragrande maggioranza dei casi.

Difatti Sammy, laddove non si fosse intervenuti chirurgicamente, avrebbe avuto pochi mesi da vivere.

La decisione di effettuare tale operazione è stata particolarmente meditata, perché il suo cuore era quello di un ottantenne, in un corpo che non corrispondeva alla sua età anagrafica. Precedentemente aveva tentato di essere operato altrove, finanche presso l’ospedale di Boston, che lo ha in cura da anni. Gli specialisti statunitensi hanno prospettato i gravi rischi connessi alla sostituzione della sua valvola aortica, gravemente compromessa dalla progeria, perché il paziente sarebbe potuto non sopravvivere all’intervento. Il prof. F. Musumeci, primario del reparto di cardiochirurgia del San Camillo-Forlanini, invece, ha esaminato sin dall’ estate scorsa quale sarebbe dovuto essere l’approccio metodologico da predisporre in sede di operazione chirurgica e in un lavoro sinergico con il team cardioanestesiologico, diretto dal dott. D’Avino,  e l’equipe della cardiologia Interventistica, diretta dal dott. Violini,  è riuscito nell’intento di dare nuove prospettive di vita a Sammy, che è stato dimesso pochi giorni fa.

Tanta è stata la soddisfazione per l’esito positivo della vicenda, per nulla scontato, come dimostrano le prime parole dette ad un’infermiera dal paziente al risveglio dall’anestesia: “Sei l’arcangelo portiere?” ed alla risposta: “No, sei in terapia intensiva!” ha replicato “Perfetto, allora sono vivo!”. Ora Sammy potrà dedicarsi al meglio all’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso onlus, nonché agli studi ed alle diverse iniziative a favore della ricerca su questa rara malattia meglio conosciuta come ‘sindrome da invecchiamento precoce’. Lo scorso luglio  ha vinto un’altra battaglia, laureandosi in Scienze Naturali ad indirizzo Biologico Molecolare, all’Università di Padova,  con 110 e lode, e spera nel prosieguo della sua carriera di ricercatore, di contribuire “a velocizzare in modo decisivo la corsa verso la cura”. “Una cura non solo per le persone affette da queste malattie, ma per la vecchiaia in genere: significherà invecchiare in salute e con le piene facoltà di un fisico giovane”.

E’ più che encomiabile come Sammy sia capace di incitare continuamente ad andare avanti nella ricerca , dando una speranza non solo a sé stesso ed ai suoi cari, ma anche a chi in tutto il mondo è affetto dalla progeria. Ecco perché è importante che gli sia stata offerta con l’operazione cardiochirurgica, un’ulteriore possibilità di vivere. Sono anche i risvolti umani di questa vicenda sanitaria a colpire particolarmente chi li ha seguiti, perché alle competenze scientifiche messe in campo per il buon esito dell’intervento, si è accompagnata una dose alquanto rilevante di solidarietà. Il caso di Sammy, difatti, dagli operatori sanitari, è stato definito caritatevole, perché motivato da un’alta dose di umanità capace di dare il giusto sprone per decidere di effettuare un intervento così rischioso.

Anche questa è una nota di non poco conto, perché al di là del caso clinico, la cui risoluzione è sicuramente da annoverare tra i primati chirurgici mondiali, in questa vicenda sanitaria ci si è adoperati con una rilevante dose di generosità. Ragione per la quale ha ben ragione Sammy, quando ha ringraziato, dicendo “ E’ proprio il caso di dire di cuore”, l’equipe medica che ha consentito questo risultato eccezionale. Anzi, come rimarca il diretto interessato, “Incredibile, perché i rischi erano altissimi, dalla morte in sala operatoria ai danni permanenti. Sono orgoglioso che sia stata offerta proprio in Italia una nuova speranza di vita, non solo a me ma a tutti i malati di progeria nel mondo!”

Un motivo di orgoglio che dovrebbe essere ulteriormente condiviso, a riprova degli ottimi livelli che il nostro sistema sanitario pubblico italiano è in grado di offrire ai suoi utenti.

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