Halloween: cosa si nasconde dietro la festa?

 don Marcello Stanzione

La sera del 31 ottobre, vigilia della festa di Ognissanti,  i cristiani della mia piccola parrocchia rurale di Santa Maria La Nova nel comune di Campagna in provincia e diocesi di Salerno celebrano l’ottava edizione della festa di quelli vestiti come i santi. Bambini, ragazzi e adulti si vestono con l’abito del santo di cui hanno ricevuto il nome il giorno del loro battesimo. C’è una piccola processione prima della messa prefestiva e dopo nei locali parrocchiali agape fraterna organizzata dalle famiglie. L’iniziativa ha l’obiettivo di esaltare il significato religioso della vigilia in preparazione alla festa che cade il primo novembre, in contrapposizione con la festa neo pagana di Halloween. Da diverso tempo noi cattolici stiamo ormai assistendo sempre più al fenomeno della perdita del senso della festa. E’ un fenomeno che si è andato sviluppando attraverso tre fasi: 1) la scristianizzazione della festa, 2) la serializzazione del giorno festivo; 3) l’introduzione di nuove feste non cristiane o perfino anti-cristiane come è appunto il caso di Halloween.

La prima fase, quella della scristianizzazione della festa, ha in realtà radici molto antiche, e sono molteplici i tentativi nella storia, sotto diverse latitudini e regimi, di ridurre o eliminare le feste cristiane. Basti pensare a quello che avvenne durante la Rivoluzione Francese, quando, dopo aver ottenuto anche col sangue la scristianizzazione della Francia, il regime giacobino impose il nuovo calendario, in cui l’anno zero non coincideva più con la nascita del Cristo ma bensì con l’inizio della rivoluzione, inoltre la settimana cristiana veniva sostituita dalla decade, e l’intero anno liturgico fu stravolto dalla ristrutturazione dei mesi e dall’introduzione di festività paganeggianti.

Il tentativo per fortuna non durò molto, ma anche in epoche più recenti non sono state poche le dittature (tra cui quelle comuniste, di durata ben maggiore) che hanno operato per la repressione delle feste cristiane e dei loro contenuti. Pure in Italia abbiamo assistito spesso a riduzioni del calendario festivo, anche recentemente, ma più che le azioni sul piano quantitativo si sono fatte sentire quelle sul piano qualitativo: la giornata di festa, che per tradizione e precetto doveva essere dedicata a Dio, è stata indebolita sottraendo gradualmente ad essa l’astensione dal lavoro. Ed è qui che è iniziata, e non solo in Italia, la seconda fase.

Sono sempre  di più le aziende, le ditte e i negozi che hanno introdotto i turni domenicali di lavoro, provocando la serializzazione della domenica e l’appiattimento della settimana che da secoli e millenni aveva sempre scandito il tempo degli uomini ricordando loro la propria origine e il proprio fine. Quella settimana comandata all’umanità fin dai tempi del Sinai, a perenne ricordo della creazione, matrice di un ritmo sacro con cui vivere il tempo, liturgicamente tesa alla memoria dei gesti di salvezza di Dio, alla Risurrezione, alla mensa eucaristica, all’escatologia dell’ultimo giorno, è spesso diventata grigia, vuota, “civile”, insignificante e priva di contenuto. Il tempo non è più vissuto nella sua dimensione verticale, ma tutto risulta appiattito e ripetitivo, e la domenica cristiana, da giorno dedicato al Signore ed alla comunità, fonte di esperienza dell’amore divino e della condivisione fraterna, si è ridotta a giornata di shopping e partite in tv.

La lettera apostolica “Dies Domini” di Giovanni Paolo II, sulla santificazione della domenica, sottolineava già anni fa la preoccupazione della Chiesa riguardo a questi temi. La terza fase è quella dell’introduzione nella nostra cultura di nuove feste non cristiane o perfino anti-cristiane. Occorre premettere che a preoccupare le persone più sensibili non sono le nuove ricorrenze in sé o le carne scialate ad esse collegate, ma la diffusione progressiva di una mentalità che non solo allontana da una visione cristiana del mondo e della storia, ma proietta illusoriamente in una vuotezza di contenuti magici o spiritici, per non parlare di peggio. Tutto è stato preceduto da anni di  fiumi di serial televisivi in cui le streghe erano simpatiche ed anche buone, da anni di harripotterismo cinematografico (ma certi aspetti oscuri di Hollywood e dintorni sono già da mezzo secolo ben noti e studiati), da un oceano di riviste per ragazzi con articoli sulle streghe ed omaggi di ogni tipo. Non s’intende fare delle crociate, ma occorre essere consapevoli che è a partire dalle piccole cose, magari proposte con insistenza e magari fin da bambini, che viene progressivamente modificata una mentalità, e col passare del tempo viene censurata la vera memoria della nostra storia e stordito l’uomo con l’oppio del magico e dell’inconsistente. Sottovalutare certe questioni o accettare tutto passivamente per non voler apparire integralisti non è sempre l’atteggiamento migliore.