Tre “Premi Nobel femminili” negati, alle scienziate: Rosalind Franklin, Jocelyn Bell, Lise Meitner

Lascerà forse sbigottiti persino i più accaniti maschietti antifemministi,questa frase del 1° Rettore dell’Università di Bari, il famoso medico endocrinologo Nicola Pende  (1880-1970), ideatore della telemedicina (la diagnosi a distanza); fautore delle leggi razziali fasciste, dalle quali poi si allontanò, candidamente scriveva che alle donne occorreva  negare alcuni studi per i quali  <<Sappiamo che il cervello femminile non è, per natura, preparato; alle carriere: 1) delle scienze; 2) della matematica; 3) della filosofia; 4) della storia; 5) dell’ingegneria; 6) dell’architettura>>. Meno male che, dopo lo splendido elogio della materia grigia -in tutti i sensi- femminile, il diritto alla procreazione veniva salvaguardato, perlomeno l’universo femminile riconosceva  al dr. Pende l’indubbio merito di non aver negato il fatto di poter fare figli …

Che dire, delle “affettuose carezze” dell’astronomo Giovanni Keplero e del filosofo J. J. Rousseau? Più o meno all’unisono, le due teorie recitavano: <<E’ bene che le fanciulle e le donne non si impegnino nello studio della scienza e della matematica, che le sono innaturali>>. Eva, disobbediente al Comandamento di Dio, è la peccatrice per antonomasia; S. Paolo non manifestava  particolari tenerezze verso le creature femminili…

Voltando pagina, indubbiamente sarebbe un elenco assai consistente, quello dei Premi Nobel assurdamente assegnati, unito all’altra elencazione relativa ai Nobel inspiegabilmente negati, in tutti gli àmbiti dello scibile involgenti, senza discriminazione alcuna, il mondo maschile ed il femminile. Relativamente al primo, due nomi italiani, se non campeggianti su  tutti, sarebbero certamente presenti in una immaginaria lista: l’immenso Eduardo; aggiungiamo anche il cognome all’altro, meno noto, l’ingegnere scrittore Carlo Emilio Gadda (1893-1973) che con uno stile straordinario unito ad  un linguaggio originalissimo ed innovativo, rivoluzionò la narrativa del Novecento.

Per quanto concerne il variegato cosmo delle donne, passiamo brevemente in rassegna 3 vicende, la prima di esse riguarda una biofisica e chimica inglese, Rosalind Franklin (1920,1958); docente universitaria, ella dimostrò sperimentalmente, anticipando altri scienziati, la struttura a doppia elica del componente più importante del corpo,la molecola della vita di cui realizzò la prima immagine fotografica, ai raggi X: il DNA;  i geni, in essa molecola contenuti, vengono trasmessi dai genitori ai figli.

Dunque il componente fondamentale dell’ereditarietà (stessi capelli della madre, colore degli occhi quello del padre…) è questo frammento elicoidale di DNA, presente in ogni parte del  nostro organismo: una “tessera d’identità” che non si può in alcun modo falsificare.

La scienziata non fece in tempo a far valere il suo diritto di primogenitura; il Nobel per la Medicina, nel 1962, quando Franklin era  deceduta  da 4 anni (vinta da male incurabile, a soli 37 anni),   fu assegnato alla  triade di biologi: Francis Crick (britannico, 1916-2004), che lo condivise con lo statunitense James Watson (1928) ed il neozelandese Maurice Wilkins (1916-2004) in virtù della realizzazione del preciso modello strutturale del DNA, tale “rivelazione” cambiò il corso della storia della biologia.

Watson, qualche anno fa, mise all’asta la preziosa medaglia Nobel, l’asta d’eccezione si concluse, battuta dalla  Christie’s, sulla cifra di 4 milioni di dollari; chissà che Watson non abbia inaugurato un ciclo di vendita all’asta dell’ambìto cimelio, essendo il primo  vincitore di Nobel ad attuare un tal tipo di “trasferimento”.

Singolare è la vicenda di Jocelyn Bell (1943). E’ assai nota,  nel mondo accademico, l’esistenza di qualche docente universitario, relatore di tesi di laurea scientifiche ed umanistiche, che sfrutta lavori di ricerca svolti da studenti, inerenti alla tesi di laurea; sfoggiando poi pubblicazioni in serie, spacciando, per proprie – ovviamente con opportune modifiche – ricalchi/riproduzioni dell’attività del laureando, conscio che gli studenti non lo sapranno mai, oppure, nel caso le scoprissero, desisterebbero dal denunciarle.

Nel 1967, la giovanissima Bell, astrofisica britannica, scoprì l’esistenza delle “pulsar”, una sorta di faro vorticosamente rotante, “stelle di neutroni” che emettono segnali luminosi; “un cucchiaino” di tali stelle di neutroni pesa, per rendere l’idea, quanto un’estesissima montagna, che si sviluppa per centinaia di Km in lunghezza e decine di Km in altezza.

Il Nobel per la Fisica fu conferito, nel 1974, al britannico  Antony Hewish (1924), che lo condivise con Martin Ryle (britannico, 1918-1984), per il comune contributo allo sviluppo della radioastronomia e per il loro ruolo nella scoperta delle pulsar. La duplice assegnazione venne condannata da vari scienziati, tra i  quali il celebre astronomo britannico Fred Hoyle (1915-2001; fisico, matematico, astronomo, scrittore autore di fantascienza e conduttore di programmi di divulgazione scientifica, sostenitore della teoria della ‘Panspermia’ :”Tutto” ovvero la vita sulla Terra, nasce con il pervenire, e successivo sviluppo, sul nostro pianeta, di “semi generatori”).

Bell è stata poi premiata da numerose altre prestigiose organizzazioni, e quest’anno ha ricevuto, 44 anni dopo il Nobel negato, lo Special Breakthrough Prize con un premio in denaro di 3 milioni  di dollari. Concludiamo con Lise Meitner (1878- 1968), geniale ricercatrice austriaca, che collaborò, alla scoperta della fissione nucleare, con Otto Hahn;  ma la sinergia, durata 30 anni, sfuggì alla giuria (scienziati professori dell’Accademia svedese delle Scienze) del Nobel, difatti il Premio  per la Chimica, nel 1944, fu assegnato unicamente al chimico tedesco Hahn (1879-1968). Immaginiamo un cannone che spara, lanciando delle palline (i neutroni) contro un bersaglio costituito da una barra di Uranio; essendo colpita da questi proiettili, la barra“si spacca” (ovvero subisce la cosiddetta “fissione”); ma in tale processo di frantumazione, si liberano altri neutroni che a loro volta colpiscono altre barre di Uranio, che si spaccano emettendo neutroni … si innesca pertanto una reazione a catena; in tale processo “si  consuma” massa, a tale perdita di materia è associata la liberazione di enormi quantitativi di “fasci di energia”.

Nelle centrali elettronucleari, l’energia elettrica viene prodotta in virtù di questo processo di fissione nucleare; il  bombardamento, con le “palline neutroniche”, delle aste di Uranio, avviene al centro del reattore nucleare, attraverso reazioni nucleari in sequenza; si sviluppa calore e l’energia termica liberata viene impiegata per riscaldare acqua contenuta nel reattore nucleare; di conseguenza  si genera vapore (in effetti, il reattore nucleare o ‘pila atomica’ è una caldaia, ovvero in esso avviene la conversione dell’acqua dallo stato liquido allo stato di vapore, in virtù dell’utilizzo di combustibile costituito da barre di Uranio sulle quali ‘impattano’ i neutroni), vapore che aziona il turbo-alternatore ossia pone in rotazione un gruppo turbina-generatore dal quale si ricava, infine, l’energia elettrica. La prima reazione nucleare a catena,venne  realizzata  nel 1942,per effetto della teoria elaborata dal fisico italiano Enrico Fermi; nel  reattore nucleare costruito da Fermi, trovavano sede all’incirca 18.000 sbarre di Uranio, del peso complessivo di circa 40 tonnellate.

Quanti sono i reattori nucleari attivi  nel mondo? L’Italia, a metà degli anni sessanta, in una ipotetica classifica relativa alla produzione di energia elettronucleare, occupava la terza posizione, preceduta da Stati Uniti e Inghilterra; poi, in seguito all’incidente di Cernobyl del 1986, e del referendum popolare che venne indetto l’anno successivo, furono chiuse le 4 centrali nucleari ENEL (Caorso, Garigliano, Latina e Trino Vercellese) esistenti. Attualmente funzionano 442  reattori nucleari, concentrati in 29 Paesi; l’Europa occupa un ruolo notevole, con 148 reattori attivi in 16 Paesi, ma il fittizio primato mondiale per nazioni, spetta agli Stati Uniti, con 104 “pile atomiche”.

Dunque 442 reattori in esercizio,ad essi occorre aggiungerne 65 in costruzione, 8 dei quali in Europa; il maggior numero di cantieri nel mondo si riscontra in Cina, dove  esistono 27 centrali in fase di  costruzione. Per quel che riguarda  “il veleno” costituito dall’inquinamento radioattivo  (o contaminazione radioattiva),  esso scaturisce dal rilascio di radiazioni contaminanti o di sostanze radioattive oppure di particelle dotate di alta energia. Le fonti maggiormente incidenti comprendono: la detonazione di armi nucleari in test o durante i conflitti; l’accidentale rilascio di sostanze radioattive da centrali nucleari; il ciclo di produzione di materiali  che dovranno essere impiegati in centrali nucleari o in bombe nucleari; lo smaltimento illegale dei rifiuti radioattivi: E’ intuibile, facilmente desumibile, l’esito che può scaturirne da tali tragiche realtà.

Giuffrida Farina