Memoria di Santa Gemma Galgani “La povera Gemma”

Padre Giuliano Di Renzo

 

Oggi nel suo santuario di Lucca e nella famiglia passionista di San Paolo della Croce si fa memoria liturgica di Santa Gemma Galgani, “la povera Gemma”, come amava firmarsi nelle lettere al suo padre spirituale il sacerdote passionista Padre Germano Ruoppolo di Santo Stanislao. Questi viveva a Roma, nel convento dei Santi Giovanni e Paolo al Celio ed era originario della bellissima località di Vico Equense (Napoli), sulla costa sorrentina.
Quella di Gemma, malata, orfana di entrambi i genitori, ospite della famiglia del Cav. Matteo Giannini, fu una vita straordinariamente nascosta e di straordinari interiore ma anche esteriore alla Passione di dolore di amore e Resurrezione di Gesù per i “peccatori”.
Una vita sofferta, di dolori, incomprensioni e umiliazioni, di offerta e di riparazione alla Giustizia intesa come Perfezione di Santità di Dio che gli uomini continuamente fanno all’Infinita Santità appunto che è Dio e saldare il debito che hanno con il Signore per consentire alla Giustizia penale di Lui di far largo alla Sua Misericordia ed evitar alle incorreggibili persone umane di evitare il ben meritato inferno nel quale i loro peccati e insolenze verso Dio li destina e ne sono l’approccio ed donar loro l’infinita felicità propria di Dio, la Pace in che consiste il paradiso.
Distratti dalle loro passioni, trascinati da esse gli uomini non si rendono veramente profondamente conto dell’unicità vera della vita e la dissolvono nello sprofondare del futile inappagato desiderio dei sensi che la morte dissolve nel putridume della loro carne violata, conto che dolore e morte a tutti porteranno.
Non comprendono gli uomini la preziosità della vita e del tempo a loro concesso affinché essa maturi sino alla sua pienezza e la strapazzano credendo di goderla con conseguente amaro che agiterà di scontento la loro anima, da nessuno psicologo e psicanalista, follie e droghe riusciranno mai a veramente guarire o calmare. Si aggiungerà in questa vuota corsa alla salvezza follia a follia.
Invece di far della vita una lode a Dio e letizia di ringraziamento a Lui e accrescere sempre di più il desiderio della comunione con Lui quale coronamento e perfezione della vita stessa gli uomini la vita usano e abusano secondo i loro insani capricci dirottandola dal suo vero fine che è la vera beatitudine del cuore. Quindi calpestano la Legge della Santità rovinando in sé e nelle cose del mondo il mirabile disegno di sublime bellezza di Dio.
Preghiamo quindi vicendevolmente per noi. E come Santa Gemma, come i santi fanciulli di Fatima che abbiamo ricordato domenica, come San Pio da Pietrelcina e i santi di tutti i tempi, i quali durante la loro vita hanno santificato se stessi unendosi all’offerta di Sé di Gesù a Dio hanno ottenuto grazie e santità anche alle proprie sorelle e fratelli perduti nel mondo e il mondo tende a trascinare nella sua vanità e inghiottire nel suo essere niente. Ciechi che vanno dietro ai ciechi.
Stiamo trasformando in discarica delle nostre immondezze il mondo, dissolvendo in bruttezza la bellezza delle cose, imprimendo su di esse il tatuaggio di volgarità, bruttezza eruttando come arte sotterranei lugubri mondi dalla nostra psiche.
La bruttezza si mostra anche con i tatuaggi che rendono triste la nostra pelle, deforme, incicischiato e oscuro il nostro volto, frenetici, agitati e scontenti noi e il nostro vivere sociale sin nelle famiglie.
Una rivoluzione permanente che avrebbe voluto donare libertà e felicità e abbiamo invece la corsa insana e inutile degli ignavi dell’inferno dantesco. Infelici e giocati dalla vita.