Riceviamo e Pubblichiamo: la tesi di Moravia e l’esperienza Enel di Sala Consilina
Riallacciandomi al titolo (onde sviluppare un discorso di tipo induttivo, dalla particolare esperienza sino al caso generale coinvolgente la significativa, caratterizzante impronta impressa su noi dal nostro Maestro durante l’esteso ciclo di studi), il presente brano è rievocativo d’un percorso avente quali estremità la fase iniziale, scuola Elementare, e quella conclusiva, l’Università; in ambedue eventi ho ‘interagito’ con la realtà cilentana. Una conoscenza ampia, legata al lungo tracciato della sequenza di anni alle Elementari con Egli condiviso,quella relativa al caro maestro cilentano Vincenzo Torsiello, del quale serbo una riconoscente e soave reminiscenza. Era dotato di straordinaria carica attraente il nostro coinvolgimento, conosceva assai bene l’arte di tenere ‘incollati’ gli alunni rendendoli interessati e compartecipanti alle sue spiegazioni; noi ragazzini non fungevamo da semplici spettatori passivi durante le lezioni,bensì venivamo sensibilizzati ed indirizzati verso una partecipazione emotiva,il cammino era costellato di argute ‘interazioni’ di natura culturale/scherzosa. Ma in quali termini catturava l’attenzione di noi ragazzini? Ecco, in un certo qual modo fu precursore di moderni metodi americani d’insegnamento,meccanismi basati appunto non su noiose spiegazioni ed aridi illustrazioni,su incolori e monotoni commenti,bensì Egli integrava ed arricchiva di contenuti diversi i suoi insegnamenti. Il maestro sapeva quel che a noi fanciulletti interessava per davvero; il vero segreto della sua divulgazione, del suo saper comunicare:riuscire ad entrare nella dinamica dei reali desideri di conoscenza dei ragazzini, stimolandone dunque, curiosità ed attenzione…Posso delineare una sorta proporzione delucidante, premettendo che detestava l’aspetto del ‘ricordare a memoria date ed eventi’; la Storia, grandi battaglie, personaggi venivano illustrati, delineati dall’insegnante Torsiello,in maniera analoga alle modalità con cui la Filosofia era trasmessa al pubblico dallo scrittore/ingegnere Luciano De Crescenzo. Identiche leggerezza e flessibilità di pensiero nel farci imparare regole di Aritmetica, quelle di Grammatica, della Geometria;inoltre illuminandoci su etimologie ed aspetti storici: i Romani non conoscevano lo zero: cosa rappresenta lo zero? I Persiani idearono il gioco degli scacchi; I Cinesi scopritori di magiche proprietà del quadrato…Rievoco un simpatico episodio riguardante -chi lo ha dimenticato ?- Pappagone, fantastico personaggio televisivo, illetterato e goffo, splendidamente interpretato da Peppino De Filippo. L’insegnante aveva ben chiaro il concetto di ‘Pappagone paladino di bambini e ragazzini’, dunque evocava cantonate e gaffe grammaticali, insieme alla famosa sintassi sgangherata della maschera napoletana, per spiegarci le modalità corrette di enunciati e frasi; cosicché, per farci comprendere l’avverbio ‘perché’ in proposizioni interrogative: <<Perché significa: “Per” “che” cosa? Qual è il motivo? Dunque, voi combinate una piccola marachella e i vostri genitori vi castigano, non vi fanno giocare a pallone. Come dite ai genitori: “Perché devo stare in castigo?” oppure: “Piriché devo stare in castigo?”>>.Scoppiavamo in sonore risate… Anche lo spauracchio, temutissimo, della matematica, si convertiva in piacevole gioco, a cominciare dai ‘numeri figurati’, le diverse figure che Pitagora costruiva impiegando sassolini disposti sulla sabbia; e noi intenti a costruire triangoletti, quadratini e quant’altro con queste pietroline,delle quali poi calcolavamo perimetro, area…Al maestro piaceva l’espressività con la quale recitavo poesie di Carducci, Pascoli, Leopardi e l’intensità di lettura di racconti o passi di narrativa;suggerì a mio padre, che di mestiere gestiva una macelleria in Torrione di Salerno (da ragazzino fungevo da vettore ’trasportando’ i vari tagli di carne,pollame, salsicce aromatizzate ed affini, meticolosamente preparate e ben confezionate dal genitore,ai clienti; poi, da adulto preparavo spesso gli esami universitari studiando nel retrobottega) di comprarmi un’enciclopedia letteraria per ragazzi; la proposta fu dal mio genitore realizzata, ed un perenne amore per la cultura letteraria, sbocciato in me,da allora mi ha sempre accompagnato. Lo scrittore Alberto Moravia sosteneva questa tesi: un maestro di scuola elementare, in virtù della capitale importanza del suo lavoro, andrebbe retribuito assai più d’un docente universitario; in sostanza affermava che la partita conducente al futuro, essenzialmente si gioca sul terreno delle Elementari…Quando, nel 1983 giunse l’ora di discussione dell’elaborato di laurea in ingegneria elettrica (Ateneo di Napoli,da lavoratore-studente;ero impiegato presso le 2 sedi ENEL di Sala Consilina, ubicate in via Mezzacapo ed in località Trinità) l’affrontai con freddezza,senza alcun turbamento;quel giorno mi balenò, improvviso,un ricordo antichissimo, la lezione del pedagogo Torsiello, mi sovvennero suoi suggerimenti: 1) qualunque prova d’esame è una pura chiacchierata con un amico, egli vuol sapere di certi fatti e noi dobbiamo raccontarglieli; 2) l’amico intende conoscer bene tali fatti, occorre essere semplici ma rigorosi, insomma dobbiamo farci capire. Rammento che si stupirono, della mia impassibilità (la tesi pareva costituisse evento a me estraneo), amici (tra essi, il futuro consigliere comunale Camillo Amodio ed il futuro presidente della CNA di Salerno, Sergio Casola) e parenti; mi divertivo un mondo, dicendo loro che li vedevo stranamente turbati, agitati, i volti spaventati: allora raccontai barzellette sexy e qualche novelletta comica riguardante l’insolente personaggio Pierino… I ricordi, guizzi fiammeggianti,lampi in virtù dei quali tendiamo a riportare alla luce attimi svaniti, rievocando i ‘flashes’ di istanti della prima giovinezza; dunque, si aprono al pensiero i passi percorsi inizialmente, avventure scolastiche vissute quando, impauriti, emozionati, si varcava la soglia di scuola per addentrarsi nel mondo della conoscenza. Il Maestro (doverosa la maiuscola): vera e propria fondamentale missione, la sua, non semplice svolgimento di un ruolo; funzione vitale, ampliante gli orizzonti di conoscenza, trasformando noi fanciullini in piccoli uomini, fornendo (quando si è in grado!) basi importanti per affrontare con serenità, adeguata cultura ed idonei strumenti il tortuoso percorso verso l’avvenire.
Giuffrida Farina