Il più grave crimine del mondo è la povertà

Giuseppe Lembo

Povertà e fame sono il binomio indivisibile di una stessa medaglia; l’una è il rovescio dell’altra. La povertà produce fame; la fame trova la sua ragion d’essere in una malnutrizione che produce morte e disperazione. I più esposti a tale e tanta disumanità sono i bambini, vittime innocenti dei tanti boia del mondo che, per un assurdo e maledetto fare egoistico, si mostrano indifferenti e pur potendo, non alzano neppure un dito, per salvarli, allontanandoli dalla morte. La malnutrizione causata da un’alimentazione insufficiente, provoca ogni anno la morte nel mondo delle povertà, di milioni di bambini al di sotto dei 5 anni. Sono tanti i bambini nel mondo che per la disumana indifferenza di chi ha, vanno lentamente a morire; tanto, con l’arretramento dello sviluppo e la perdita delle difese immunitarie che, rendendoli vulnerabili, lentamente li portano alla morte. Una morte tragicamente disumana, perché a morire è un bambino che, con i suoi pochi anni di vita, rappresenta il futuro della Terra. Un bambino non deve morire; un bambino non può morire! Se tanto sarà, avremo un’incontrollata e crescente catastrofe umanitaria con i poveri sempre più poveri, soprattutto, bambini ed anziani, sempre più esposti, al grave pericolo di morte per fame. È questa, la negazione del tanto atteso mondo nuovo! Tanto, non deve assolutamente accadere! La malnutrizione uccide; la malnutrizione mette a rischio milioni di bambini. Di uomini assolutamente indifferenti al saggio e giusto richiamo di vicinanza e di solidarietà per gli altri della Terra; di vicinanza e di solidarietà per quei 16 milioni di bambini che, disumanamente malnutriti, sono destinati a morire. La malnutrizione uccide. È assolutamente necessario fare il proprio dovere e fermarla. La povertà è un nemico dell’uomo della Terra. Un grave nemico in agguato, variamente presente nel mondo e variamente distribuita nelle diverse età del mondo che, in silenzio ha subito nel corso della storia, la sua condizione di povero, verso la quale si è da sempre alternato un comune senso di indifferenza umana condivisa, mista a pietà e spesso anche a paura. Per questo, bisogna assumere responsabilmente e con impegno, un fare umanamente condiviso; tanto, per una possibile, anzi necessaria soluzione di un grave problema, di universale attualità e con un crescente pericolo di diffusione, per l’effetto malvagio di una società del rischio povertà e fame, sempre più disumanamente diffusa nel mondo; in un mondo dalla double face, con i tanti poveri che muoiono di fame ed i pochi ricchi che, da padroni unici della ricchezza, da uomini senz’anima sprecano, con assoluta indifferenza per tutto quello da cui sono circondati, ma che fingono di non vedere. È nel divario della distribuzione delle risorse, la prima grave causa alla base del mondo dei ricchi da una parte e dei poveri dall’altra; alla base della ricchezza, fonte di benessere e di sprechi e della povertà, fonte crescente di miseria e di morte per fame, una condizione gravemente diffusa sulla Terra, con milioni di bambini che non diventeranno mai adulti. Al primo posto di questa apocalisse che va e sempre più cancellando tutto della condizione umana, ci sono i bambini, le donne ed i deboli di un’umanità di sofferenti, disumanamente esposti ai soprusi dei più forti che, hanno tra le mani, le grandi risorse della Terra che usano per soddisfare egoisticamente i soli piaceri del proprio vivere da ricchi indifferenti ai poveri, sempre più soli; sempre più abbandonati a se stessi; sempre più orfani di quella solidarietà umana e sociale che interessa sempre meno l’uomo della Terra, soprattutto se ricco. Così facendo, siamo ad una povertà del mondo fortemente istituzionalizzata. Una povertà che ha fatto nascere e sviluppare nel mondo tantissimi organismi di aiuto e di sostegno al mondo delle povertà diffuse. Siamo ad una vera e propria proliferazione del culto della solidarietà; una proliferazione che, per quanto diffusa, proprio non basta, per combattere nel mondo la povertà e la fame causa di morte soprattutto per milioni di bambini che nascono per non vivere la loro vita terrena, così com’è giusto che sia. Il povero è, nel tempo nuovo del Terzo Millennio, un diverso che produce indifferenza. Purtroppo, nel nostro tempo, la povertà e la fame, indifferenti a chi dovrebbe cancellarle è invece assolutamente un problema degli altri ed è vissuta come il simbolo gravemente negativo della nostra quiete sociale; un simbolo che non si può combattere con l’indifferenza, ma che deve trovare le risposte giuste da parte di ciascuno di Noi.