Le sofferenze d’Italia e del mondo-tra natura e memoria

Giuseppe Lembo

Purtroppo e sempre più, non siamo per niente rispettosi del passato e della natura italiana; tanto, sia nella natura, con un paesaggio abbandonato a se stesso ed in grave crisi di conservazione per il futuro, sia nella memoria sempre più cancellata. Tutto questo è il percorso triste di un grave male italiano che offende le passate generazioni, protagoniste di una saggia azione del fare e di un’altrettanta saggia conservazione per il futuro italiano che ha assolutamente bisogno del suo passato, sia esso paesaggistico – naturale che della memoria. Guardando i tanti scenari italiani fatti di natura e di memoria, ci rendiamo subito conto delle tante sofferenze italiane al Nord come al Sud. Ma la situazione più grave, come per tutte le cose umane e naturali del territorio meridionale, sono le condizioni di abbandono e di degrado diffuso, soprattutto al Sud, dove c’è un fare indifferente per la natura e per l’uomo che la abita; dove, oltre a tutto questo, c’è un fare gravemente indifferente per la memoria, una grande risorsa che non può e non deve essere cancellata, in quanto fa parte di noi; in quanto serve al futuro di quelli che verranno ed hanno bisogno delle radici identitarie e dell’appartenenza alla memoria dei luoghi, con le tante pietre parlanti che legano il passato al presente, per diventare futuro. Purtroppo, l’Italia è il Paese dei mondi scomparsi; è il Paese della natura abbandonata a se stessa, con un suolo sempre meno sicuro; ma, oltre a tutto questo, è, tra l’altro, il Paese della memoria antropica tristemente cancellata. Il lavoro, l’abitare, il vivere insieme, il proprio vestire, in uno con il cibo, sono ormai espressioni non più territoriali, ma di modelli assolutamente estranei ai contesti. Di modelli dove non c’è spazio per la memoria e per i tanti luoghi ormai dimenticati, nel passato considerati luoghi dell’anima da chi con protagonismo li costruiva e li viveva sapendoli amare insieme agli altri, in un armonico e rispettoso rapporto uomo-uomo ed un altrettanto rispettoso rapporto uomo-natura-paesaggio, per arricchirsi ed arricchire i territori di quella saggia bellezza, oggi indifferente anche nella sola dimensione della tradizione antica e della memoria sempre più cancellata. Non è solo l’Italia e/o il suo maltrattato Sud, che deve cambiare. A cambiare e sempre più in fretta, deve essere il mondo globalmente inteso. Tanto, per assoluta necessità; tanto, con una mutazione genetica di tutto di tutti. Di tutto dell’antropico, purtroppo e sempre più in una diffusa condizione di grandissima sofferenza del mondo naturale e del mondo animale, costretto a sopportare, per colpa dell’uomo, uno stress con gravi e devastanti conseguenze per il mondo dell’uno e dell’altro, con una sua sconvolgente e profonda trasformazione; tanto, nell’indifferenza di chi non si preoccupa di fare il proprio dovere e preferisce lo stare a guardare tra il rassegnato ed il non c’è niente da fare. Il mondo è veramente sottosopra; ormai sono stati cancellati gli argini del possibile umano; tanto, basti pensare ad un dato, ad un dato solo, veramente sconvolgente. Un secolo fa c’erano 27 milioni di elefanti che calpestavano la Terra, lasciando il segno; oggi gli esemplari di questa specie animale veramente unica e massacrata in modo infame per la preziosità del suo “oro bianco” sono ridotti a soli 350 mila. Egoisticamente va diritto diritto per la sua strada cancellando tutto del suo passato; dagli elefanti, prossimi all’estinzione, alla memoria ed alle radici di un mondo ormai lontano che non può né deve essere cancellato, in quanto è un insostituibile patrimonio di materialità e di immaterialità che serve al futuro del mondo, un futuro che ha bisogno dell’uomo saggio e capace di insieme condiviso, per costruire insieme, un mondo nuovo; un mondo dove la memoria è una grande ricchezza in una con le radici e l’appartenenza che, nessuno degli uomini della Terra, anche in questo tempo globale, deve pensare di poter cancellare facendo finta di niente, in quanto è una risorsa-valore dell’ESSERE necessaria al futuro del mondo; assolutamente necessaria al futuro di un mondo nuovo. Siamo, nel tempo in cui viviamo, ad un tempo di crescente ed accelerata cancellazione del passato umano e territoriale. Come per gli elefanti che, da 27 milioni di un secolo fa, sono stati ridotti per colpe delle mani assassine dell’uomo a soli 350 mila esemplari, così anche la specie umana rischia e non poco la sua continuità nel futuro possibile; tanto, per l’uomo che inquieto ed egoista, pensa al male, perdendo il saggio “ben dell’intelletto” e, facendosi male, va cancellando anche se stesso; anche la sua presenza di uomo di una Terra sempre più inquieta. Siamo, in questo inizio di secolo e di millennio in un tempo assolutamente nuovo; nel Terzo Millennio niente è come prima. Siamo, tra l’altro e sempre più, ad un mondo triste, senza futuro. Tutto è appiattito sul presente; tutto ha per protagonismo umano, in un mondo fatto di solo avere e di apparire, il dio mondo con al centro l’uomo mondo che si rifiuta di occuparsi e/o preoccuparsi della memoria e di quell’appartenenza identitaria che è, oggi come non mai prima, un valore assolutamente necessario per il futuro del mondo. Siamo ormai nella morsa mortale di un traffico disumano di beni e di una ricchezza indifferente a tutto; un traffico che, cammin facendo, cancella il nostro passato e con il passato, distrugge l’ambiente, la natura, la saggia e sacra bellezza, favorendo, tra l’altro, l’illegalità con il feroce e disumano arricchimento delle mafie ed il terrore e le paure, finanziando, tra l’altro, i terroristi che vogliono distruggere il buono del mondo; il saggio dell’umanità, cancellandone soprattutto e prima di tutto, le tracce del passato umano e naturale.