Tolmezzo: Sappe su poliziotto aggredito da detenuto clan Casalesi

Alta tensione nel carcere di Tolmezzo, dove martedì pomeriggio un detenuto italiano, esponente di spicco del clan dei Casalesi, ha aggredito un appartenente alla Polizia Penitenziaria. A darne notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.Ieri pomeriggio verso le ore 17.00 nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, un detenuto alta sicurezza, elemento di spicco del clan dei casalesi, ha aggredito con ripetuti calci e pugni un agente in sezione poichè riteneva di dover andare in doccia quando voleva lui. Il collega è dovuto ricorrere al pronto soccorso cittadino per commozione cranica, con prognisi al momento di sette giorni. Il detenuto non è nuovo a comportamenti aggressivi verso i baschi azzurri, già posti in essere in altri istituti.  La Casa Circondariale di Tolmezzo ospita attualmente circa 190 detenuti alta sicurezza e 20 41 bis. Solo grazie alla professionalità dei baschi blu si è riusciti a riportare l’ordine e la sicurezza all’interno dell’istituto senza l’uso della forza fisica. Questa è la Polizia Penitenziaria!!! Ai colleghi va la nostra vicinanza e solidarietà”, spiegano il segretario generale del Sappe Donato Capece e il segretario regionale Sappe del Friuli Venezia Giulia Giovanni Altomare. Il Sappe rinnova al Ministro della Giustizia Orlando e ai vertici dell’Amministrazione centrale la richiesta “di incrementare l’organico delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria che quotidianamente devono assicurare la sicurezza del Paese. Cosa si aspetta ad assumere adeguati provvedimenti per garantire la sicurezza e la stessa incolumità fisica degli Agenti di Polizia Penitenziaria che lavorano in carcere, come ad esempio lo spray anti-aggressioni?”Capece torna infine ad evidenziare come l’ennesima aggressione a poliziotti penitenziari in un carcere italiano è “sintomatico del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E che a poco serve un calo parziale dei detenuti, da un anno all’altro, se non si promuovono riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena”.