Salerno: Circolo Proudhon, Veneziani emoziona col Comizio d’Amore all’Italia

Francesca Carrano

Chiusura d’anno col botto per il Circolo Proudhon di Salerno. A Luca Lezzi è riuscito il colpaccio di portare in città Marcello Veneziani, storica firma dei più prestigiosi quotidiani italiani. Gremito il teatro La Ribalta, ieri sera, per il suo spettacolo-presentazione libro Comizio d’Amore. Una dedica all’Italia dei nostri giorni, una lettera agli italiani che si sono dimenticati chi sono. Una lettera d’amore disperato e profondo, di denuncia e di speranza. Un incipit che sa di antico “Cari compatrioti” di una Patria perduta e forse, volutamente dimenticata. “…Voglio bene all’Italia anche se mi fa male vederla così. Voglio bene all’Italia anche se è davvero malata, ma questo è un motivo per amarla di più. La vedo tutt’altro che eterna e possente, la vedo fragile e assente, molto invecchiata; la vedo stanca e spaventata, la maledico, ma è una ragione di più per darle il mio fiato. Perché l’Italia non è solo una Repubblica. L’Italia è mia madre. L’Italia è mio padre. L’Italia è il racconto in cui sono nato. L’Italia è la lingua che parlo, il paesaggio che mi nutre, dove sono i miei morti. L’Italia sono le sue piazze, le sue chiese, le sue opere d’arte, chi la onorò. L’Italia è la sua storia, figlia di due civiltà, romana e cristiana. L’Italia è il mio popolo e non riesco a fare eccezioni, quelli del Nord, quelli del Sud, quelli di destra o di sinistra, i cattolici o i laici. Ho preferenze anch’io, ma non riesco a escludere per partito preso. Non escludo chi parte e nemmeno chi arriva. L’Italia è il ragazzo che va all’estero, l’Italia è l’immigrato che si sente italiano. Ho gerarchie d’amore; amo prima e di più chi mi è più caro e più vicino, come è naturale. Vorrei che l’Italia fossero pure i figli dei miei figli. Vorrei poi che l’Italia premiasse i migliori e punisse i peggiori, ma voglio che resti Italia. Con l’Europa o senza. Repubblica vuol dire che l’Italia è di tutti e lo spirito pubblico prevale sull’interesse privato”. Il monologo-lettura dello spettacolo teatrale ha emozionato i presenti, Veneziani è riuscito a mettere in scena e a far dire alla sua penna ciò che gli italiani sembra non aver più voglia di ammettere neppure a se stessi. “… Vorrei dare qualcosa al mio paese, in ciò che so dare, ma sento, come molti di voi del resto, che non posso far nulla. Non la rabbia è impotente, come spesso si dice, ma la voglia di costruire e di mettere insieme è come interdetta, o cade nel vuoto. Quel voler dire con passione di verità, passione civile, e non poter dire perché non disponi di mezzi, sono chiuse le porte e spenti i sensori; il mercato, la macchina, i palazzi e gli arcigni custodi del conforme non lo consentono. Puoi solo borbottare improperi, esercitare l’arte dell’imprecazione o far brillare l’estetica del rifiuto, al più puoi sussurrare qualcosa a mezza voce, sapendo che ti potranno ascoltare solo i vicini. Ma non puoi cercare un ponte tra la realtà nuda e cruda e l’idea di plasmarla, non puoi costruire un ponte tra l’Italia reale e l’Italia ideale”. Un bilancio attività 2015 più che positivo per i futuristi del Circolo Proudhon che sono già alle prese con i preparativi dei prossimi eventi.  Si prospetta un 2016 ricco di impegni e soprattutto il futuristico augurio all’Italia di “un bellissimo dopodomani”.