Salerno: Centro Sociale Jan Assen, 70% struttura a Curdi, Palestinesi e Siriani

Se i dati riportati nell’allarmante rapporto dell’alto commissariato di Ginevra (Unhcr), aggiornato alla metà del 2014, attestano che nel mondo risultano 46,3 milioni tra rifugiati e sfollati interni e da queste stime mancano diversi territori, ciò vuol dire che un’area del nostro pianeta, grande come l’Italia è un campo profughi. Se ai dati dei primi sei mesi del 2014, si aggiungono i restanti dei 14 mesi (Luglio/Dicembre 2014 e Gennaio/Settembre 2015) all’Italia si può aggiungere un’area grande come l’Albania. Dai campi profughi, costituiti da umanità in fuga da guerre, repressioni e miseria provengono numeri consistenti di uomini che costituiscono flussi migratori provenenti  da paesi dell’Africa e dal mondo arabo, dove se non si muore per “mano militare”, si annega nel Mar Mediterraneo provocando vittime che hanno raggiunto cifre raccapriccianti. Poiché  non c’è soluzione militare che tenga o che possa fermare la fuga delle varie umanità dalla fame, dalle guerre e dalle miserie, è per questi motivi che è nata l’idea del dibattito del 17 Settembre: ricordare il campo profughi di Sabra e Shatila a 33 anni da una delle pagine più atroci del continuo eccidio del popolo palestinese, le cui immagini e reportage determinarono a livello mondiale fortissime indignazioni ma anche grandissime mobilitazioni per la recrudescenza con la quale furono trucidate donne, bambini ed anziani, nonostante le decine di risoluzioni ONU mai applicate per il veto degli Stati Uniti e di Israele, e far notare che non vi fu nessuna applicazione delle risoluzioni, nè tantomeno una risoluzione politica alle giuste rivendicazioni del popolo Palestinese. Il dibattito di Giovedì 17 Settembre, in programma dalle ore 19.00 presso la Sala Martin Luther King (Chiesa Volto Santo di Pastena) può rappresentare l’inizio di un percorso unitario che veda uniti, l’agire politico e culturale laico con quello cattolico onesto, al fine di realizzare fattivamente nella nostra comunità momenti di reale solidarietà verso i profughi anche perché di fronte ai drammi causati da questi esodi biblici, non si può rimanere passivi  o ridursi a  semplici spettatori di fronte alle barbarie attuali e future.