Salernitana, questione marchio: ci siamo!

Maurizio Grillo

Per il marchio come per l’Arechi, e provateci ancora a dire che questa società non ha intenzioni serie per il futuro. Avrà tempi lunghi sul mercato, assumerà talvolta atteggiamenti impopolari, ma l’attuale proprietà si colloca di diritto come una delle migliori della storia granata. Dopo aver vinto tre campionati e due coppe (cosa tutt’altro che scontata!), Lotito e Mezzaroma hanno posto fine a due querelle alquanto stucchevoli e che, in passato, avevano creato ben più di un problema: quello relativa al manto erboso dell’Arechi (intervento passato quasi inosservato) e quello del marchio, con un investimento economico imponente se si considera il periodo di grave crisi economica ed in tempi brevissimi rispetto a tutte le altre piazze afflitte dal medesimo problema. Salerno, ultimamente, sta sottovalutando l’operato di chi, in quattro anni, ha fatto ciò che gli altri non avevano fatto in decenni pur avendo operato in epoche in cui giravano miliardi a palate, i calciatori si vendevano di continuo e le tv pagavano fior di quattrini. Quel che conta, al di là delle chiacchiere (sono tutti bravi con i soldi degli altri, questa società sta facendo grandi cose), è che sta per andare nel dimenticatoio una vicenda triste, che spesso ha diviso la tifoseria e che si è conclusa con il lieto fine anche grazie al buonsenso dell’oramai ex presidente Antonio Lombardi che, come confermato dall’avvocato Fauceglia, non ha messo in atto nessuna manovra speculatoria. Addio, dunque, ad argomenti come trust, comodato d’uso, tribunali, revocatoria, curatele fallimentari e fitto triennale, tematiche che hanno accompagnato le vicende sportive della Salernitana nell’ultimo decennio. Dal fallimento Aliberti nel 2005 (per quanto con altri si chiuse un occhio, è bene rimarcare che i debiti c’erano ed erano tanti!) ne sono successe tantissime, con la prima spaccatura tra i tifosi allorquando alla Salernitana Calcio (logica continuità sportiva dell’estromessa Salernitana Sport) si “aggiunse” una squadra con la maglia granata ed il cavalluccio marino che deteneva la storia del club di Aliberti e primeggiava in terza categoria prima dell’inevitabile fallimento. Da quel momento in poi la divisione del pubblico fu netta: da un lato i più che seguivano la formazione di Lombardi pur con la palla di pezza ed una denominazione diversa, dall’altro coloro che invocavano l’acquisizione del marchio avvenuta nel 2009 seppur attraverso una società privata di nome Energy Power. In tanti videro in quel gesto una manovra oscura di Lombardi, in realtà fu scelta strategica per non far sballare i parametri Co.Vi.Soc e per permettere alla Salernitana di iscriversi. Tra i colpi di scena- che furono ostativi nella vendita della società nel 2011, era fatta con Anastasio- quello della sentenza del tribunale di Napoli che inflisse una multa di svariati milioni di euro per uso improprio del marchio da parte della Salernitana Calcio vietandole, altresì, di utilizzare i simboli nell’immediato futuro pur essendone titolare. Una sentenza, questa, immediatamente impugnata e stravolta nel tempo, a conferma del fatto che Lombardi aveva operato correttamente e nel rispetto delle regole. Da luglio 2011, tuttavia, l’incubo tornò ricorrente e si ripartì dalla D e con la maglia a strisce blu e rosse, con tanto di stemma religioso sul petto: si chiamava Salerno Calcio, in centinaia non gradirono e restarono a casa. Un duello tra “Salernocalcisti” ed “inceppati”, per usare un termine coniato dal sindaco De Luca e che comportò qualche fischio durante la festa patronale. “Vogliamo capire di chi è il marchio prima di fare un’offerta, ad ora non è acquistabile” diceva spesso l’avvocato Gentile forse con un eccesso di prudenza. Ad aprile del 2012 nuovo colpo di scena, con un bando pubblico emesso dall’Energy Power con il placet della curatela fallimentare della Salernitana Sport capeggiata da Nigro e della Salernitana Calcio capeggiata da Ivone. Il PM Rotondo stroncò tutto sul nascere, ma in città il malcontento aumentava: in 3500 scesero per strada per festeggiare il compleanno dei granata chiedendo “marchio, colore e denominazione”, un segnale fortissimo e senza precedenti in Italia. Il 7 luglio la querelle si chiuse in maniera quasi definitiva, nel giorno in cui il club Spartani Salernitani ricordava al Vestuti e con tante vecchie glorie i tifosi scomparsi prematuramente e che fanno parte della storia che Lotito e Mezzaroma si accingevano a recuperare. Solo chi non ha vissuto quegli anni o soffre di memoria corta può ancora contestare questa società: grazie a loro si torna a parlare solo di calcio giocato e, di questi tempi, è davvero tanta roba!