Immigrazione: UE, colpire scafisti degli esseri umani

Giuseppe Lembo

Il mondo africano non si aiuta fuori dall’Africa; è, assolutamente urgente e necessario aiutarlo nelle loro terre di origine, creando solidariamente le condizioni per cambiare il loro mondo fatto di abbandono, di povertà, di arretratezza, di infame disumanità, di degrado e di tanta, tanta indifferenza umana e sociale da parte dei tanti che possono, ma che si voltano dall’altra parte, dimostrando disumana indifferenza per chi muore di fame, di sete, di mali endemici e di abbandono dell’indifferenza da parte del mondo che può, facendo così tanto male; tanto, tanto male, per poi farsi male anche per se stesso. L’Africa del Terzo Millennio è un problema del mondo; è un problema di tutti noi. Per questo, con intelligenza, mettendo da parte gli egoismi del tutto per sé, bisogna pensare all’Africa; agire a favore dell’Africa, facendola ed al più presto, uscire dalle sue condizioni di povertà, di abbandono e di disumana solitudine. L’Africa non è e tanto meno può essere pensata come la pattumiera del mondo, da dove i disperati della Terra, abbandonati a se stessi, cercano di allontanarsi per cercare altrove, un mondo umanamente possibile e più giusto; tanto, per non morire di Africa. Tanto, per non morire di guerre dimenticate, di povertà estrema e … di indifferenza umana, un grande crimine che in ogni momento della vita, viene consumato da parte del mondo che si muove nei confronti dell’Africa e del mondo delle povertà, solo con un fare passivamente caritatevole che non basta; che è assolutamente debole e senza risultati per affrontare e quindi risolverne i problemi per i quali occorre un pensare e soprattutto un fare coraggiosamente nuovo; un pensare ed un fare, prima di tutto, umanamente nuovo. I barconi non sono la soluzione giusta per salvare il mondo della sofferenza africana. I barconi, disumanamente gestiti da scafisti senza scrupoli, sono sempre più spesso, dannati strumenti di morte. Sono strumenti disumani con carichi della speranza, di uomini della Terra, animati dalla disperata attesa di un mondo nuovo. Spesso, tutto questo non succede, perché le strade del mare che solcano i barconi, diventano solo strade d’acqua di morte; di morte violenta di immigrati disposti a tutto, pur di uscire dal loro mondo di miseria, di abbandoni, di degrado e di tanta, tanta indifferenza umana da parte del mondo di chi sta bene e preferisce assumere atteggiamenti di indifferenza verso chi ha bisogno di aiuto e di tanta, tanta umana solidarietà. Non c’è da avere paura, come ci ha lasciato in eredità nel suo testamento spirituale Papa Giovanni XXIII, di aprirsi agli altri del mondo; di aprirsi al confronto con gli altri; di accettare la condivisione degli altri e con gli altri; di condividere il valore della diversità umana e delle culture, una ricchezza d’insieme, per stare sicuramente meglio tutti insieme. L’insieme dell’umanità è una ricchezza per tutti; purtroppo, non riesce ad essere un valore condiviso; non tutti ne capiscono l’importanza e l’utilità umana per vivere serenamente meglio tutti insieme, evitando quella disumana violenza delle barbare guerre, causa di distruzione e di morte; assolutamente alternativo al “negativo” del mondo, è il mondo della PACE, sempre più necessaria per cambiare a favore dell’uomo della TERRA, cambiando le condizioni umane sempre più inquinate da un mondo di innaturale violenza, causa di distruzione e di morte per tanti innocenti della Terra che sono sempre più costretti a soffrire ed a morire per colpa di chi ha dimenticato il cammino della saggezza, una virtù dei giusti della Terra, per votarsi al solo mondo disumano dei violenti che agiscono sempre più e solo contro l’UOMO del mondo per imporsi ed imporre le loro volontà di “barbari” della TERRA. Questa distinzione umana del mondo del privilegio fortemente separato dal mondo della sofferenza per mano degli uomini contro altri uomini, è una barbara, disumana ed arrogante prepotenza da parte di chi agisce impunemente contro chi non ha e che per solo “delirio umano”, nell’indifferenza è costretto a morire, tra l’altro, anche per mancanza del cibo e dell’acqua, beni primari, un diritto più necessari alla vita dell’uomo sulla Terra. Sempre più spesso nel nostro mare nostrum, un tempo mare di civiltà, di confronto e di storia condivisa, tanti uomini della Terra, muoiono annegati, nell’indifferenza del mondo che sa solo promettere, sempre più spesso, un ipocrita, “mai più”; un “mai più” d’occasione, purtroppo ripetutamente di sempre più crescente attualità, tanto da diventare un fatto umanamente tragico, di tristi morti, inghiottiti dalle acque sempre meno amiche, che diventano la tomba per tanti.