Mercato San Severino: progetto “Tom & Cherry”

Anna Maria Noia

 “Progetto Tom & Cherry – il pomodoro oltre il sapore. Semi e bucce, le nuove risorse”: questo il tema del convegno – di alto livello e profilo – tenutosi il 29 aprile nella lussureggiante location del “San Severino park hotel”. Il titolo è un simpatico quanto apposito, voluto gioco di parole ad indicare il termine inglese tomato, che è la traduzione proprio di pomodoro, e l’altra parola anglosassone cherry – che invece vuol dire ciliegia, una tipologia di oro rosso. Un dibattito su innovazione tecnologica e green economy, a braccetto, con l’attenzione focalizzata ai prodotti agricoli come i pomodori; ortaggi ricchi di licopene, vitamine e sostanze nutritizie. Ma non finisce qui. Infatti proprio dai polposi, succosi frutti parte la sfida – anche, tra le altre cose – delle energie rinnovabili, oltre che di un innovativo modo di concepire l’alimentazione. Particolarmente in vista dell’Expo. “Investiamo nel vostro futuro”, l’eloquente slogan della convention medesima. Supporter privilegiati l’università Mediterranea di Reggio Calabria; naturalmente il nostro ateneo, con un eccellente standard di ricerca; i partner/aziende agricole comprensoriali De Clemente, Pancrazio, Pomilia e Fontanella – quest’ultima industria conserviera retta dai cugini Luigi e Rocco Salvati. Infine, ma non ultima per importanza (anzi!), è stata coinvolta la Stazione sperimentale industrie conserviere alimentari – meglio nota come Ssica – a sostenere il suddetto ambizioso progetto “Tom & Cherry” – che dura da ben tre anni. Da semi e bucce, protagonisti del dibattito, si ricavano olii alimentari e combustibili – utili per il foraggiamento di animali piuttosto che per bruciare nelle stufe a pellet; e c’è di più: dagli scarti di pomodoro è stata ottenuta una farina dietetica, da cui si lavorano pane e pasta senza glutine e ricchi di luteina – presente nel nostro organismo. A corroborare il tutto, una piccola esposizione tematica – con i prodotti scaturiti appunto da semi e bucce, sempre meno “scarto” e sempre più “risorsa” – e con leccornie realizzate tramite i nuovi ibridi come il pomodoro giallo o “kendo”, la varietà “mascalzone”, il cosiddetto “quorum” e il secco. In vista anche i contenitori biodegradabili e riciclabili ottenuti dalla ricerca sulla lavorazione dell’oro rosso – in polipropilene e alluminio. E ci sarebbe molto da discutere anche sui numerosi cosmetici e trattamenti di bellezza ottenuti – anche questi – da semi e bucce di pomidoro. Coi loro interventi hanno preso parte al convegno – tra tantissimi altri – Giovanna Poli, in rappresentanza della Sica; Marisa Di Matteo, dal campus di Fisciano per i dipartimenti di Ingegneria Industriale e di Scienze e Tecnologie alimentari e con una sua giovane ricercatrice; Vincenzo Sicari, dal dipartimento di Agraria della citata università calabrese; il responsabile di Confagricoltura Salerno Rosario Rago; Filippo Diasco – relativamente alle Politiche Agricole ed Ambientali; il primo cittadino di Mercato S. Severino Giovanni Romano – soprattutto in qualità di assessore regionale all’Ambiente – e così via. Ha introdotto Luigi Salvati, “patron” di Fontanella, che ha doverosamente e umilmente ringraziato pubblicamente sia le aziende coinvolte nel partenariato, sia i tanti (ed affezionati) suoi dipendenti ed ex. A cui – solo per la cronaca – lo stesso assessore Romano ha dichiarato – “confessato” – orgogliosamente, di appartenere. In sala sono state proiettate delle slide esplicative – alcune più semplici e immediate, intuitive, altre più “tecniche” e dunque più complesse – sui vari step o meglio task di tali nuove frontiere di ricerca. Sono stati snocciolati precisi dati, cifre, numeri inerenti i quattro ambiti (principali) degli studi effettuati dalle due università in simbiosi e/o alternandosi. Soggetto capofila dei partner, la Ssica. “Il progetto – ha affermato, dopo una serie di dati numerici, Luigi Salvati – è stato tenuto in considerazione tra i circa 150 a livello europeo, di cui solo 32 nel territorio sono stati approvati.” “Un vero e proprio veicolo di occupazione, ed aggiungerei senza tema di smentita: occupazione giovanile.” – ha concluso. Ha indi detto la propria Giovanna Poli, che ha spiegato – in maniera piana, calma, competente e semplice – gli studi riguardanti il trattamento dei cascami di pomodoro – cioè gli scarti della lavorazione. In futuro, ha illustrato, si pensa ad un vero e proprio “sistema consortile” affinché ogni azienda aderisca a una sorta di rete ecologica specializzata proprio nell’utilizzo di questi cascami. Il recentemente sintetizzato olio di pomodoro – emerge dalle parole della Poli e degli altri esperti – contiene licopene, betacarotene, acidi grassi essenziali come omega tre e omega sei. Riguardo questi ultimi è d’uopo ricordare come essi non sono elaborati direttamente dal corpo umano ma devono essere assunti tramite l’alimentazione. Inoltre l’olio ricavato dai pomidoro ha molto acido linoleico e alfa linoleico. Certamente la quantità di colesterolo “cattivo” è maggiore per l’olio da oro rosso rispetto a quello d’oliva ma per altri parametri tale sostanza oleosa va decisamente meglio, fa decisamente più bene rispetto al “frutto” dell’olivo. Tra l’altro, il licopene presente aumenta la resistenza ai raggi solari – e questo va bene per l’industria della bellezza. Anche la luteina, infine, non è sintetizzata dall’organismo e quindi deve essere introdotta cibandosene. Tale sostanza rafforza in particolare la vista. Vanto dell’università fiscianese è proprio l’aver scoperto la pasta alla luteina, come ha spiegato puntualmente una delle ricercatrici presenti; dai cultivar alle bucce si è osservato tutto ciò che finora era possibile per poter proseguire gli studi verso dimensioni più ampie. Dopo le spiegazioni piuttosto tecniche di Vincenzo Sicari – in nome dell’ateneo calabrese – c’è stato l’elogio da parte di Rago alla città di S. Severino, in particolare al sindaco per gli ottimi risultati a livello ecologico e nell’ambito della raccolta differenziata. Rosario Rago ha definito il pomodoro “filiera virtuosa del territorio.” Conclusioni a cura di Giovanni Romano, che ha discusso delle emergenze ambientali in Campania, soffermandosi sulla “esclusività della ricerca universitaria” di Salerno e Reggio Calabria ma ha incentivato altresì una concretizzazione “pratica”, pragmatica, attuativa: il creare una ideale “unità di produzione”, il costruire uno stabilimento apposito. Nell’udire le sue parole alcuni imprenditori della zona si sono messi a disposizione. Infine la giornata non poteva concludersi altrimenti che con una ricca degustazione di piatti (primi, secondi e contorni) a base di pomodori. Non mancavano i dolciumi. Prima del pranzo, uno chef ha spiegato in brevissime parole come ha impiegato i diversi tipi di pomodoro.

Un bel traguardo, dunque, oppure “solo” (si fa per dire…) un nuovo punto di partenza per la sostenibilità (ambientale e non)? Ai posteri l’ardua sentenza!