Lupi sì, gli altri no

Angelo Cennamo 

A detta del Presidente del Consiglio, le dimissioni del ministro Lupi  sarebbero state dettate da ragioni di opportunità. Lupi, a sua insaputa – circostanza ricorrente nella politica degli ultimi anni –  è finito in un vasto giro di corruzione che vede coinvolti alcuni suoi collaboratori al ministero dei lavori pubblici.  Niente di nuovo rispetto  alla tangentopoli dei primi anni ’90 : affari, favori e mazzette di vario genere. Lupi, che non risulta neppure indagato nell’inchiesta che ha già fatto registrare arresti eccellenti come quello dell’alto dirigente Incalza, è scivolato anche lui nel tritacarne mediatico e giudiziario, a causa di una conversazione telefonica intercettata dagli inquirenti, nella quale qualcuno ha ravvisato una raccomandazione ricevuta dal figlio, guarda caso neo-laureto in Ingegneria, proprio dallo stesso Incalza. Da un’altra intercettazione risulterebbe che il giovane ingegnere Lupi ha ricevuto per la sua festa di laurea un Rolex del valore di alcune migliaia di euro, gesto che di per sé ha fatto storcere il naso a tanti che il Rolex non possono permetterselo neppure dopo anni ed anni di lavoro. Ora che il figlio di un ministro, fresco laureato, riceva in dono un orologio di un certo valore da un funzionario, collega di suo padre, che guadagna all’incirca 250.000 euro all’anno, non mi pare un fatto così scandaloso. Mi sarei stupito di più se la scelta fosse caduta, che so, su una penna a biro, un braccialetto con le iniziali o su una cornice d’argento. In tal caso avremmo forse commentato: “Ma guarda che taccagno quell’Incalza!” Ma non è questo il punto. La colpa di Lupi sarebbe ( sempre ammesso che sia andata così) quella di aver raccomandato il figlio ad un suo collaboratore anche se in cambio  – non ci è dato saperlo, almeno – non avrebbe ottenuto alcunché. Il comportamento di Lupi, in altri termini, sarebbe stato eticamente scorretto, moralmente riprovevole. Da qui le dimissioni. E vabbè. In altre latitudini, diverse dalla nostra, si fa così anche per meno. In altre latitudini. Ma si dà il caso che nello stesso governo del quale ha fatto parte Lupi fino ad una settimana fa, ci siano diversi politici indagati dalla magistratura. Sia chiaro, un indagato non è né colpevole né imputato di reato. Tuttavia le stesse ragioni di opportunità che hanno portato all’esclusione di Lupi dall’esecutivo sarebbe stato “opportuno” e corretto ravvisarle anche per loro. O no? Così come sarebbe stato altrettanto opportuno negare, per esempio, la candidatura alla Regione Campania, a Vincenzo De Luca – condannato in primo grado per abuso d’ufficio – evitando se non altro una spirale di possibili ricorsi e carte bollate contro la legge Severino. Non vorremmo allora che il Lupi sia diventato improvvisamente la pecora nera del governo solo perché non è tesserato col Pd ma con l’Ncd. O forse per la sua vicinanza agli ambienti di CL – organizzazione, diciamo la verità, da sempre invisa alla sinistra progressista.  Lupi si, De Luca no. I due pesi e le due misure che fanno di Renzi un leader al di sotto delle parti.